2006-09-02 15:43:48

20 anni dall'incontro di Assisi voluto da Papa Wojtyla: il commento del cardinale Poupard


(2 settembre 2006 - RV) Lunedì prossimo si aprirà ad Assisi il Meeting Internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema “Per un mondo di pace, religioni e culture in dialogo”. L’incontro, che durerà due giorni, vuole fare memoria di quella prima storica “Giornata mondiale di preghiera per la pace” convocata vent’anni fa da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco il 27 ottobre 1986. Partecipano i rappresentanti delle varie confessioni cristiane e poi ebrei, musulmani ed esponenti di altre religioni, per dire insieme, ma “senza confusioni” – spiega la Comunità di Sant’Egidio – che il dialogo e l’amicizia sono più forti dell’odio e delle divisioni. All’incontro partecipa anche il cardinale Paul Poupard. Giovanni Peduto gli ha chiesto cosa sia cambiato nel mondo in questi 20 anni:

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R. – Tante cose, davvero. Direi che da una parte, il dilagare della violenza sotto tutte le sue forme – guerra, terrorismo – e anche la sua onnipresenza attraverso i mezzi di comunicazione sociale; e dall’altra, una presa di coscienza crescente nel nostro mondo globalizzato della responsabilità di tutti – uomini e religioni – per la pace. Mi pare che viviamo il detto di Jacques Maritain: “L’accelerazione del peccato è l’accelerazione della grazia”.


D. – Le religioni vogliono adoperarsi per la pace, ma la storia insegna che talora avviene il contrario, come nel recente conflitto in Medio Oriente. Perché questa contraddizione?


R. – Insomma, viviamo la contraddizione già sottolineata da San Paolo: “Non faccio il bene che voglio, e faccio il male che non voglio”. Aggiungo – ed è molto importante – che non sono solo le religioni in conflitto, ma sono gli uomini e quando si tratta di religiosi sono in totale contraddizione con il messaggio di pace delle religioni. Come ho detto a luglio scorso a Mosca, nell’incontro dei grandi leader religiosi del mondo, ogni crimine fatto in nome della religione è un crimine contro la religione.


D. – Nella sua qualità di presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, lei svolgerà un ruolo di primo piano ad Assisi, e poi terrà pure un intervento. Quale messaggio lancerà?


R. – Ma sarà proprio il messaggio di Paolo VI all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il giorno della festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre 1965, come esperto in umanità: “Mai più gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri e gli uni per gli altri”, per costruire insieme, cioè tra tutti i credenti e con tutti gli uomini di buona volontà, quelli di cultura religiosa come pure quelli di cultura laica, questa civiltà dell’amore auspicata da Paolo VI, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, quella civiltà dell’amore alla quale tutti gli uomini e le religioni sono chiamati a dare il proprio specifico contributo.
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