20 anni dall'incontro di Assisi voluto da Papa Wojtyla: il commento del cardinale
Poupard
(2 settembre 2006 - RV) Lunedì prossimo si aprirà ad Assisi il Meeting Internazionale
promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema “Per un mondo di pace, religioni e
culture in dialogo”. L’incontro, che durerà due giorni, vuole fare memoria di quella
prima storica “Giornata mondiale di preghiera per la pace” convocata vent’anni fa
da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco il 27 ottobre 1986. Partecipano
i rappresentanti delle varie confessioni cristiane e poi ebrei, musulmani ed esponenti
di altre religioni, per dire insieme, ma “senza confusioni” – spiega la Comunità di
Sant’Egidio – che il dialogo e l’amicizia sono più forti dell’odio e delle divisioni.
All’incontro partecipa anche il cardinale Paul Poupard. Giovanni Peduto gli ha chiesto
cosa sia cambiato nel mondo in questi 20 anni:
********** R. – Tante cose,
davvero. Direi che da una parte, il dilagare della violenza sotto tutte le sue forme
– guerra, terrorismo – e anche la sua onnipresenza attraverso i mezzi di comunicazione
sociale; e dall’altra, una presa di coscienza crescente nel nostro mondo globalizzato
della responsabilità di tutti – uomini e religioni – per la pace. Mi pare che viviamo
il detto di Jacques Maritain: “L’accelerazione del peccato è l’accelerazione della
grazia”.
D. – Le religioni vogliono adoperarsi per la pace, ma la storia
insegna che talora avviene il contrario, come nel recente conflitto in Medio Oriente.
Perché questa contraddizione?
R. – Insomma, viviamo la contraddizione già
sottolineata da San Paolo: “Non faccio il bene che voglio, e faccio il male che non
voglio”. Aggiungo – ed è molto importante – che non sono solo le religioni in conflitto,
ma sono gli uomini e quando si tratta di religiosi sono in totale contraddizione con
il messaggio di pace delle religioni. Come ho detto a luglio scorso a Mosca, nell’incontro
dei grandi leader religiosi del mondo, ogni crimine fatto in nome della religione
è un crimine contro la religione.
D. – Nella sua qualità di presidente
del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, lei svolgerà un ruolo di primo
piano ad Assisi, e poi terrà pure un intervento. Quale messaggio lancerà?
R.
– Ma sarà proprio il messaggio di Paolo VI all’Assemblea generale delle Nazioni Unite
a New York, il giorno della festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre 1965, come
esperto in umanità: “Mai più gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri e
gli uni per gli altri”, per costruire insieme, cioè tra tutti i credenti e con tutti
gli uomini di buona volontà, quelli di cultura religiosa come pure quelli di cultura
laica, questa civiltà dell’amore auspicata da Paolo VI, da Giovanni Paolo II e da
Benedetto XVI, quella civiltà dell’amore alla quale tutti gli uomini e le religioni
sono chiamati a dare il proprio specifico contributo. **********