Conclusa la missione del cardinale Etchegaray in Libano: occorre aumentare gli aiuti
per il Paese dei Cedri
(16 agosto 2006 - RV) “Ora che le armi tacciono, il Libano potrà far sentire meglio
che il suo cuore batte sempre per l’unità della Patria e per la pace tra i popoli”:
è quanto ha detto stamane il cardinale Roger Etchegaray, Inviato Speciale del Papa
in Libano, a conclusione del suo viaggio nel Paese dei Cedri. Il porporato, che ieri
ha celebrato la Messa nel Santuario mariano di Harissa, ha assicurato che “il Papa
resta molto attento alle sofferenze e alle necessità sia spirituali che materiali
di tutti i libanesi”. Ha quindi lanciato un appello affinché siano intensificati gli
aiuti al Paese, che – ha detto - saranno necessari “per lungo tempo”: il suo pensiero
si è rivolto in particolare alle centinaia di migliaia di sfollati che “cercano spesso
in lacrime di ritrovare le loro case e le loro terre”. Il cardinale Etchegaray, che
ha visitato anche un campo profughi, ha sottolineato “che i cristiani e i musulmani
sono pronti a fare di tutto per ricostruire insieme il loro Paese ferito”. Ieri,
durante la Messa celebrata nel Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa,
il porporato aveva ribadito che nel “clima di odio che respiriamo troppo spesso …
solo il perdono può condurci alla riconciliazione”. Ma come è stata vissuta questa
celebrazione dai libanesi? Romilda Ferrauto lo ha chiesto al vescovo di Byblos dei
Maroniti Béchara Raï, presente al rito:
Sulla Messa
presieduta ieri dal porporato nel Santuario mariano libanese ad Harissa, il servizio
di Alessandro Gisotti: