La Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, martire ad Auschwitz
(14 agosto 2006 - RV) Oggi la Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote
e martire. Il servizio di Sergio Centofanti:
Massimiliano Maria Kolbe nasce
in Polonia nel 1894. Entra nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali. Innamorato
della Vergine, fonda « La milizia di Maria Immacolata» per la salvezza delle anime.
Nota con profonda tristezza il propagarsi dell’indifferentismo che – afferma – colpisce
non solo i fedeli ma anche i religiosi. Sostiene con forza la via dell’obbedienza:
solo “l’obbedienza – dice - ci manifesta con certezza la divina volontà. E' vero
che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione – aggiunge
- si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose
minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della
volontà di Dio”.
Nel 1921 fonda a Cracovia un giornale di poche pagine “Il
Cavaliere dell’Immacolata” : “noi religiosi – afferma - possiamo abitare baracche,
girare con vesti rattoppate, nutrirci modestamente, ma le nostre macchine tipografiche,
che servono a diffondere la gloria di Dio, devono essere le migliori e di ultimo modello”.
Padre Kolbe, malato di tubercolosi, lavora fino a sfinirsi: “il nostro compito – scrive
- è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto
poco meno che un pazzo da parte dei nostri e, distrutto, morire per l'Immacolata”.
Allo
scoppio della Seconda Guerra Mondiale assiste feriti, ammalati e profughi, in particolare
ebrei. Nel febbraio del 1941 viene arrestato dai nazisti. Lascia i suoi confratelli
con queste parole: “Non dimenticate l’amore!”. E’ deportato nel campo di concentramento
di Auschwitz. Con il numero 16670 è addetto al trasporto dei cadaveri al crematorio.
Per la fuga di un prigioniero altri 10 detenuti vengono condannati a morire nel bunker
della fame. Tra questi c’è un padre di famiglia: padre Kolbe chiede di poterlo sostituire.
E’ accontentato.
Il sacerdote incoraggia tutti i condannati intonando canti
alla Vergine. Dopo 14 giorni solo quattro restano ancora in vita, fra cui padre Massimiliano.
Le guardie naziste decidono di finirli con una iniezione di acido fenico. Padre Kolbe
tende il braccio dicendo “Ave Maria”: sono le sue ultime parole. Era il 14 agosto
1941, vigilia dell’Assunzione. Le sue ceneri si mescolano insieme a quelle di tanti
altri condannati, nel forno crematorio. Anni prima aveva detto: «Vorrei essere come
polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare
la Buona Novella». Giovanni Paolo II lo canonizzerà il 10 ottobre 1982.