In questa 19.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il discorso in
cui Gesù afferma di essere “il pane disceso dal cielo” suscitando incredulità tra
gli ascoltatori. «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? – domandano alcuni
- Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». Ma Gesù ribadisce: «Io sono
il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il
pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marco Ivan Rupnik: ********** (musica)
Quando Cristo dice di essere il pane che discende dal cielo, vuol dire che la
sua origine è in cielo, che viene da Dio e che è la vita per il mondo. Chi mangia
sopravvive, ma chi mangia questo pane disceso dal cielo che è Cristo non sopravvive,
ma vive in eterno. La gente però si è fermata sull’aspetto umano di Cristo, sulla
sua presenza storica senza riuscire a cogliere la novità radicale della sua persona.
Noi siamo la generazione dopo l’Ascensione di Nostro Signore e dopo la Pentecoste.
Cristo è allo stesso tempo con il Padre e nella Chiesa, in mezzo alle vicende della
storia. Il suo corpo si continua rivelare a noi proprio nel pane del Sacramento. Il
Vangelo odierno avverte anche noi di considerare seriamente Cristo come vero pane
presente oggi nella Chiesa e non fermarsi solo su alcuni aspetti della sua presenza
storica. * (musica) **********