E' l'ora della pace in Medio Oriente: con noi, il Patriarca di Antiochia dei Maroniti,
Sfeir, e mons. Tomasi, Osservatore vaticano all'ONU di Ginevra
(12 agosto 2006 - RV) Un mese di guerra in Medio Oriente, un mese di impegno per la
pace di Benedetto XVI. Ieri, l’ultima iniziativa presa dal Papa per esprimere, innanzitutto,
la sua vicinanza spirituale alle popolazioni colpite dal conflitto. Il Santo Padre
ha chiesto al cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, di recarsi in Libano come suo Inviato Speciale. La visita,
che “ha carattere essenzialmente religioso” prevede “se sarà possibile, la celebrazione
della Santa Messa”, presieduta dal cardinale Etchegaray nel “Santuario di Nostra Signora
del Libano ad Harissa”, il 15 agosto prossimo solennità dell’Assunzione di Maria.
Concelebrerà il cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti.
Proprio al cardinale Sfeir, Jeremy Brossard ha chiesto di esprimere i sentimenti con
i quali la comunità cristiana libanese si appresti a ricevere l’inviato del Papa:
Anche la diplomazia
vaticana è in prima linea per la pace in Medio Oriente. Ieri, l’arcivescovo Silvano
Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU di Ginevra è intervenuto
alla sessione speciale del Consiglio per i diritti umani sulla crisi libanese. Il
presule ha ribadito che vanno rispettati i diritti di tutti i popoli del Medio Oriente.
Intervistato da Alessandro Gisotti, mons. Tomasi si sofferma sulle principali preoccupazioni
della Santa Sede per la crisi israelo-libanese: