Di fronte al male che sconvolge il mondo, Benedetto XVI esorta i cristiani ad essere
testimoni di speranza
(11 agosto 2006 - RV) Guardare quanto accade nel mondo alla luce della fede. In un
momento difficile per l’umanità, “di fronte al permanere di situazioni di ingiustizia
e di violenza che continuano ad opprimere diverse zone della terra”, il Papa, nel
suo Magistero quotidiano, continua ad invitare i cristiani ad annunciare il Vangelo
della Croce che salva, a essere testimoni dell’amore che vince il male con il bene.
Il servizio di Sergio Centofanti.
********* “Noi
non siamo in balía di forze oscure … Dio non è indifferente riguardo alla storia umana,
anzi ha nei suoi confronti il desiderio di attuare con noi e per noi un disegno di
armonia e di pace. A compiere questo piano è convocata anche l'intera umanità, perché
aderisca alla volontà salvifica divina”. (Udienza generale dell’1\2\2006)
Di
fronte al male che imperversa nel mondo il Papa invita i credenti ad essere testimoni
di speranza nel mistero di Dio che è divenuto agnello, mettendosi “dalla parte degli
agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Ecco le parole di Benedetto XVI
durante la Messa d’inizio Pontificato il 24 aprile 2005:
“Quante volte noi
desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse
il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano
così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione
dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno
della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato
dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e
distrutto dall’impazienza degli uomini”.
Nella Via Crucis dell’umanità – ha
affermato il Papa il Venerdì Santo del 14 aprile scorso – nessuno può rimanere neutrale:
“La
Croce del Signore abbraccia il mondo; la sua «Via Crucis» attraversa i continenti
ed i tempi. Nella «Via Crucis» non possiamo essere solo spettatori. Siamo coinvolti
pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi?”
Dio sembra
tacere dinanzi al male. Ma è l’uomo – dice il Papa – che è chiamato ad “un sussulto
di coraggio e di fiducia” per uscire “dal fango dell’egoismo, della paura …, dell’indifferenza
e dell’opportunismo”. Senza “farci giudici di Dio” – ha affermato Benedetto XVI ad
Auschwitz il 28 maggio scorso – “dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido
verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura”:
“Emettiamo questo
grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra
ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere
nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l'abuso del
nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti;
dall'altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo
verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza
non crea la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in
cui tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti”.
Resta la certezza
che Dio non ci abbandona mai:
“Dio è sempre con noi. Anche nelle notti più
scure della nostra vita non ci abbandona, anche nei punti più difficili della vita
rimane presente. E anche nell’ultima notte, nell’ultima solitudine, nella quale nessuno
può accompagnarci, nella notte della morte, il Signore non ci abbandona, ci accompagna.
E perciò noi cristiani possiamo essere fiduciosi: non siamo mai lasciati soli. La
bontà di Dio non ci abbandona”. (Udienza generale del 14\12\2005) *********