Sonia Gandhi contro la legge anti-conversioni in India
(6 agosto 2006 - RV) Dure critiche di Sonia Gandhi alle leggi sulla libertà religiosa
in India, note come leggi anti-conversione. “Queste sono leggi – ha detto la presidente
del Partito del Congresso – approvate da amministrazioni, dove siamo all’opposi-zione”.
La leader politica, scrive l’agenzia AsiaNews, ha voluto rispondere ad un memorandum
presentato da John Dayal, membro del Consiglio nazionale per l’integrazione, ricordando
che il suo partito ha ostacolato “fortemente” le ingiuste normative in Parlamento.
Le leggi sulla libertà religiosa, secondo i più, colpirebbero in modo particolare
i cristiani, accusati dagli integralisti indù di operare conversioni forzate tra le
fasce più povere della popolazione. Ai fedeli indù impongono invece rigide regole
e pene se decidono di cambiare fede. Le dichiarazioni di Sonia Gandhi sono arrivate
mentre diversi rappresentanti della comunità cristiana erano riuniti per l’incontro
della Commissione nazionale delle minoranze (Ncm), che il 4 agosto ha discusso anche
della minaccia delle leggi anticonversione. Al termine dei lavori i partecipanti si
sono trovati d’accordo sulla necessità di un Libro bianco sulla situazione politica,
economica e sociale delle minoranze cristiane in India. È stato proposto, poi, il
rilascio di dichiarazioni ufficiali da parte di quegli Stati in cui si verificano
conversioni forzate, che spesso sarebbero inventate dagli integralisti per le loro
persecuzioni. I vari leader hanno poi ribadito la volontà di servire la Costituzione
indiana e di monitorare l’operato e le politiche del governo centrale e di quelli
locali, affinché “mai le minoranze religiose sentano di vivere in un sistema ingiusto
o in uno Stato sordo al loro dolore”. Il presidente della Ncm, Hamid Ansari, ha poi
spiegato che la Commissione ritiene il diritto di praticare e professare la propria
fede – garantito dall’art. 25 della Costituzione – “un ingrediente essenziale del
Paese”. La Ncm ha quindi steso una “Carta delle richieste”, che in 15 punti sottopone
a New Delhi i problemi e le necessità più urgenti delle minoranze. Tra le richieste:
ritirare le “discriminatorie leggi sulla libertà religiosa in Madhya Pradesh, Rajasthan,
Orissa, Chhattisgarh e Arunachal”; pieni diritti civili e costituzionali ai dalit
cristiani; rassicurare le minoranze sullo stato di diritto, perseguendo i crimini
d’odio settario e i colpevoli di violenze come l’organizzazione Sangh Parivar; lo
studio di progetti per lo sviluppo economico e culturale delle minoranze nelle aree
rurali. Le leggi sulla libertà religiosa puniscono la conversione ad un’altra fede
se questa avviene con la forza o la frode. Il reato prevede la detenzione per 3 anni
e una multa di 20 mila rupie (pari a 435 dollari). Queste leggi sono entrate in vigore
nel Chattisgarh solo di recente. Il vescovo di Raigarh Paul Toppo ha osservato che
esse sembrano “discriminatorie proprio verso i cristiani” perché a loro viene liberamente
concesso di diventare indù, ma pongono restrizioni a quegli induisti che vogliono
diventare fedeli di Cristo. La normativa impone tra l’altro, a chiunque voglia cambiare
religione, di richiedere un permesso governativo.