Proseguono in Libano gli attacchi israeliani e il lancio di razzi degli hezbollah
in Galilea
(6 agosto 2006 - RV) Nel 26mo giorno guerra, in Libano prosegue l’offensiva israeliana
a cui fa seguito il lancio di razzi da parte dei miliziani di Hezbollah. Sono decine
i morti anche oggi, mentre, nei prossimi giorni, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
potrebbe approvare una risoluzione in cui si chiede l’immediata cessazione dei combattimenti.
Il servizio di Eugenio Bonanata: *********** L’orrore della guerra cresce ogni
giorno di più. Sono sempre intensi i raid israeliani. Oggi, i caccia dello Stato ebraico
hanno colpito più volte il villaggio Ansar, nei pressi di Sidone, nel Sud del Libano.
Un missile ha colpito una casa, sterminando la famiglia che vi abitava: sono almeno
sei i morti e cinque i feriti. Sempre nel Sud tre soldati cinesi del contingente ONU
sono rimasti feriti durante una sparatoria tra le forze israeliane e la milizia Hezbollah.
Nei pressi del quartier generale della forza delle Nazioni Unite sono stati uccisi
altri tre civili. Pesanti scontri si segnalano anche a Tiro, mentre prosegue la distruzione
delle più importanti vie di comunicazione del Libano che sono ancora in piedi. La
realtà non muta in Galilea, in territorio israeliano, a poca distanza dal confine,
dove oggi si è registrato l’attacco più cruento dall’inizio del conflitto: i razzi
di Hezbollah, caduti su un kibbuz, hanno fatto almeno dieci morti. Intanto, il Consiglio
di Sicurezza dell’ONU voterà domani o lunedì la bozza di risoluzione, presentata ieri
da Francia e USA, che invoca un “piena cessazione delle ostilità”. Il governo libanese
però ha rifiutato il documento, in quanto non precisa i tempi per la cessazione delle
ostilità. Inoltre il testo chiede ad Israele di interrompere tutte le operazioni ‘offensive’.
Un condizione, questa, che permetterebbe allo Stato ebraico di rispondere al fuoco
in caso di attacco. Da parte sua il vice premier israeliano, Shimon Peres, ha affermato
che serve tempo prima di arrivare al cessate-il-fuoco. Tuttavia, se rispettata, la
risoluzione potrebbe consentire la ripresa delle operazioni umanitarie e il ritorno
dei tanti sfollati libanesi. A questa dovrà seguire un’altra risoluzione per un cessate-il-fuoco
duraturo e solo dopo si potrà predisporre l’invio di una forza di pace dell’ONU. Intanto
l’offensiva israeliana prosegue anche su Gaza. A Rafah, nel Sud della Striscia un
bambino palestinese è stato ucciso in nottata durante un’incur-sione aerea. Sempre
in nottata le truppe di Tel Aviv hanno arrestato a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente
del Parlamento palestinese, Abdel Aziz Duaik, un esponente di Hamas. Il premier palestinese,
Ismail Haniyeh, ha definito l’arresto un “gesto spregevole di pirateria” e un atto
contrario al diritto internazionale. Hamas ha avvertito Israele che in nessun caso
i suoi dirigenti e i parlamentari arrestati in Cisgiordania da Israele “potranno essere
usati come carte di scambio” per la liberazione del soldato israeliano, rapito il
25 giugno al confine.