2006-08-06 16:23:55

Messaggio del Papa all'incontro internazionale dell'Azione Cattolica in Uganda: lasciatevi conquistare dall'amore di Dio!


(6 agosto 2006 - RV) “Credere significa appartenere al Signore, essere conquistati dal suo amore, impegnarsi ad essere, con Lui e per Lui, luce e sale della terra, lievito della società”: così, Benedetto XVI, nel messaggio, a firma del segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, ai partecipanti al III Incontro continentale africano del Foro Internazionale Azione Cattolica (FIAC), in corso a Lugazi, in Uganda, fino al 9 agosto. L’incontro, sul tema “Azione Cattolica in Africa: duc in altum e abbi il coraggio del futuro – L’avvenire del Cristianesimo in Africa e nel mondo”, si colloca nell’iter di preparazione alla II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Roberta Moretti:
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Nel suo messaggio, Benedetto XVI invita a ricordare le figure dei Santi Martiri ugandesi di Namugongo, per “confermare la scelta di camminare sulle orme di questi laici cristiani – giovani e ragazzi – che hanno testimoniato la loro fede fino all’effusione del sangue per il Vangelo”. L’evento culminante dell’Incontro del FIAC è infatti la Celebrazione Eucaristica presso il Santuario di Namugongo, dove trovarono la morte alla fine dell’‘800 Carlo Lwanga e i suoi compagni. “Per essi – spiega il Papa – Gesù Cristo non è stato il simbolo di un vago valore astratto, ma una Persona viva e concreta, una Persona assolutamente singolare, di cui ogni battezzato può dire con l’Apostolo Paolo: ‘Mi ha amato e ha dato se stesso per me’”. “Credere – aggiunge il Santo Padre – significa, infatti, appartenere al Signore, essere conquistati dal Suo amore, impegnarsi ad essere, con Lui e per Lui, luce e sale della terra, lievito della società”. “E’ così – precisa – che i laici cristiani possono recare un loro contributo specifico all’edifi-cazione della civiltà dell’amore”. Il Papa ricorda inoltre il triplice programma indicato, nella sua visita apostolica in Uganda nel 1969, da Paolo VI, di cui proprio oggi ricorre il 28.mo anniversario della morte. Nel Santuario di Namugongo, Papa Montini aveva invitato i credenti ad amare Gesù Cristo, a essere fedeli alla Chiesa e ad essere forti e coraggiosi, nella felicità e nella gioia. Ecco allora l’incoraggiamento di Benedetto XVI ai membri dell’Azione Cattolica, impegnati ad attuare il triplice mandato affidato loro da Giovanni Paolo II in occasione del pellegrinaggio a Loreto del 5 settembre 2004, ovvero, “la contemplazione, la comunione e la missione”. Benedetto XVI li esorta a “mostrare con la vita di fede e di lode a Dio che ‘tutti i cristiani sono chiamati all’unione mistica’ con Cristo”. Li incoraggia inoltre a “coltivare la ‘spiritualità di comunione’ vivendo con umiltà e gratitudine nella Santa Chiesa, in sintonia con i Pastori e con tutto il Popolo di Dio”. Li invita, infine, a “testimoniare la bellezza di una fede ardente, che trasforma la vita di tutti i giorni e si propone in modo attraente a quanti domandano ragione della speranza che è in noi credenti”. A chiudere il messaggio, la speciale Benedizione Apostolica ai partecipanti all’Incontro del FIAC, assicurando la preghiera “affinché l’Azione Cattolica cresca e si diffonda nelle comunità ecclesiastiche dell’Africa”. Ma quali sono le sfide per il futuro del Cristianesimo nel continente africano? Mons. Francesco Lambiasi, vescovo emerito di Anagni-Alatri e assistente ecclesiastico del FIAC:
R. - Mi sembra che la prima sfida sia quella del dialogo interreligioso, perché l’Africa vede crescere certamente il Cristianesimo e il Cattolicesimo, in particolare, ma vede anche una grande fioritura di sette, le più varie, e vede anche, in crescita esponenziale, l’Islamismo. Penso innanzitutto che sia necessaria una chiarezza sulle condizioni del dialogo, che sono quelle che richiamava il beato Papa Giovanni, cioè la sincerità, la lealtà, la franchezza, il rispetto reciproco. Poi penso che richieda ai cristiani e ai cattolici la fedeltà al Vangelo e la disponibilità a dialogare per vedere quali possano essere i punti di contatto con l’Islamismo. Ovviamente l’Islamismo non va confuso con il terrorismo, con le sue frange estremiste e fondamentaliste.
D. – Come annunciare il messaggio di Cristo nel rispetto delle culture e delle tradizioni locali?
R. – Intanto, con quella parresia, cioè con quella franchezza, con quel coraggio di chi si sa mandato da Cristo Signore a portare una bella notizia. Il Vangelo della pace, il Vangelo della gioia, non possono non trovare ascolto nella cultura africana. Tutto questo implica, però, una sintonia profonda con i vari linguaggi di questa cultura e un’attenzione particolare in tutto quell’ambiente culturale che deve essere poi il terreno dove il seme evangelico va a cadere per germogliare e portare frutto.
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