Messaggio del Papa all'incontro internazionale dell'Azione Cattolica in Uganda: lasciatevi
conquistare dall'amore di Dio!
(6 agosto 2006 - RV) “Credere significa appartenere al Signore, essere conquistati
dal suo amore, impegnarsi ad essere, con Lui e per Lui, luce e sale della terra, lievito
della società”: così, Benedetto XVI, nel messaggio, a firma del segretario di Stato,
il cardinale Angelo Sodano, ai partecipanti al III Incontro continentale africano
del Foro Internazionale Azione Cattolica (FIAC), in corso a Lugazi, in Uganda, fino
al 9 agosto. L’incontro, sul tema “Azione Cattolica in Africa: duc in altum e abbi
il coraggio del futuro – L’avvenire del Cristianesimo in Africa e nel mondo”, si colloca
nell’iter di preparazione alla II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
Il servizio di Roberta Moretti: ********** Nel suo messaggio, Benedetto XVI
invita a ricordare le figure dei Santi Martiri ugandesi di Namugongo, per “confermare
la scelta di camminare sulle orme di questi laici cristiani – giovani e ragazzi –
che hanno testimoniato la loro fede fino all’effusione del sangue per il Vangelo”.
L’evento culminante dell’Incontro del FIAC è infatti la Celebrazione Eucaristica presso
il Santuario di Namugongo, dove trovarono la morte alla fine dell’‘800 Carlo Lwanga
e i suoi compagni. “Per essi – spiega il Papa – Gesù Cristo non è stato il simbolo
di un vago valore astratto, ma una Persona viva e concreta, una Persona assolutamente
singolare, di cui ogni battezzato può dire con l’Apostolo Paolo: ‘Mi ha amato e ha
dato se stesso per me’”. “Credere – aggiunge il Santo Padre – significa, infatti,
appartenere al Signore, essere conquistati dal Suo amore, impegnarsi ad essere, con
Lui e per Lui, luce e sale della terra, lievito della società”. “E’ così – precisa
– che i laici cristiani possono recare un loro contributo specifico all’edifi-cazione
della civiltà dell’amore”. Il Papa ricorda inoltre il triplice programma indicato,
nella sua visita apostolica in Uganda nel 1969, da Paolo VI, di cui proprio oggi ricorre
il 28.mo anniversario della morte. Nel Santuario di Namugongo, Papa Montini aveva
invitato i credenti ad amare Gesù Cristo, a essere fedeli alla Chiesa e ad essere
forti e coraggiosi, nella felicità e nella gioia. Ecco allora l’incoraggiamento di
Benedetto XVI ai membri dell’Azione Cattolica, impegnati ad attuare il triplice mandato
affidato loro da Giovanni Paolo II in occasione del pellegrinaggio a Loreto del 5
settembre 2004, ovvero, “la contemplazione, la comunione e la missione”. Benedetto
XVI li esorta a “mostrare con la vita di fede e di lode a Dio che ‘tutti i cristiani
sono chiamati all’unione mistica’ con Cristo”. Li incoraggia inoltre a “coltivare
la ‘spiritualità di comunione’ vivendo con umiltà e gratitudine nella Santa Chiesa,
in sintonia con i Pastori e con tutto il Popolo di Dio”. Li invita, infine, a “testimoniare
la bellezza di una fede ardente, che trasforma la vita di tutti i giorni e si propone
in modo attraente a quanti domandano ragione della speranza che è in noi credenti”.
A chiudere il messaggio, la speciale Benedizione Apostolica ai partecipanti all’Incontro
del FIAC, assicurando la preghiera “affinché l’Azione Cattolica cresca e si diffonda
nelle comunità ecclesiastiche dell’Africa”. Ma quali sono le sfide per il futuro del
Cristianesimo nel continente africano? Mons. Francesco Lambiasi, vescovo emerito di
Anagni-Alatri e assistente ecclesiastico del FIAC: R. - Mi sembra che la prima
sfida sia quella del dialogo interreligioso, perché l’Africa vede crescere certamente
il Cristianesimo e il Cattolicesimo, in particolare, ma vede anche una grande fioritura
di sette, le più varie, e vede anche, in crescita esponenziale, l’Islamismo. Penso
innanzitutto che sia necessaria una chiarezza sulle condizioni del dialogo, che sono
quelle che richiamava il beato Papa Giovanni, cioè la sincerità, la lealtà, la franchezza,
il rispetto reciproco. Poi penso che richieda ai cristiani e ai cattolici la fedeltà
al Vangelo e la disponibilità a dialogare per vedere quali possano essere i punti
di contatto con l’Islamismo. Ovviamente l’Islamismo non va confuso con il terrorismo,
con le sue frange estremiste e fondamentaliste. D. – Come annunciare il messaggio
di Cristo nel rispetto delle culture e delle tradizioni locali? R. – Intanto, con
quella parresia, cioè con quella franchezza, con quel coraggio di chi si sa mandato
da Cristo Signore a portare una bella notizia. Il Vangelo della pace, il Vangelo della
gioia, non possono non trovare ascolto nella cultura africana. Tutto questo implica,
però, una sintonia profonda con i vari linguaggi di questa cultura e un’attenzione
particolare in tutto quell’ambiente culturale che deve essere poi il terreno dove
il seme evangelico va a cadere per germogliare e portare frutto. **********