Memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore: Roma ricorda il
miracolo della neve
(5 agosto 2006 - RV) Ricorre oggi la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa
Maria Maggiore, considerata il più antico santuario mariano d’Occidente. Stamattina
alle 10, l’arciprete della Basilica, il cardinale Bernard Francis Law, ha celebrato
la Messa Pontificale. La costruzione di Santa Maria Maggiore è legata alla leggenda
del “miracolo della neve”. Si racconta che nella notte fra il 4 e il 5 agosto del
358, una nevicata abbia ricoperto l’Esquilino indicando il luogo in cui la Madonna
voleva le si dedicasse una chiesa. E stasera, come da anni vuole la tradizione, ancora
una volta sarà simulato il prodigioso evento. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Diego
Coletti, vescovo di Livorno e canonico onorario della Basilica che questo pomeriggio
alle 18 presiederà una celebrazione eucaristica, in che modo coniugare leggenda e
fede:
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– Anche se questa leggenda non ha grandi prove storico-critiche, è ricchissima di
significati per la giusta devozione, anche teologicamente sostenibile, la giusta devozione
cristiana nei confronti della Madre di Dio.
D. – Si ritiene che il miracolo
della neve sia più una leggenda. Tuttavia ha avuto un’enorme diffusione la devozione
alla Madonna con il titolo della Neve. Come mai?
R. – Credo che questa
tradizione popolare nasconda un significato bello che è l’intervento straordinario
della presenza di intercessione di Maria dentro le vicende concrete della vita. La
tradizione popolare indica che c’è stato un intervento soprannaturale, praeter-naturale
di Maria per indicare là dove era importante che si creasse un luogo di culto e di
particolare devozione nei confronti della stessa Madre di Dio. Credo che il significato
nascosto nel simbolo sia questo, cioè che anche la natura è sottoposta a questa libertà
e fantasia da parte di Dio che per i suoi figli, per l’umanità che Egli ama, è disposto
a fare cose straordinarie.
D. – Nella memoria della dedicazione della
Basilica di Santa Maria Maggiore e nel ricordare la madonna della Neve, che cosa scoprire
ancora della figura di Maria?
R. – Credo che in connessione, direi quasi
in contemporanea, con il fatto che il Concilio di Efeso autorizzi a chiamarla Madre
di Dio, e che sembrerebbe quasi allontanarla in una specie di cielo empireo lontano
dall’umanità, Maria si china ad andare a cercarsi un luogo, un orto, un campo, in
cima ad un colle, perché segnala che lì volentieri si lascerà incontrare dal popolo
dei credenti. Non c’è una specie di sovraumana e sovrana indifferenza da parte della
Madre di Dio, ma c’è questa sua inclinazione ad entrare in un dialogo, in un rapporto
vivo, vero, con la storia degli uomini.
D. – Come coniugare l’aspetto folcloristico,
se così si può definire, di questo ricordo della Madonna della Neve con una fede vera
ed autentica?
R. – Io credo che il rapporto corretto è come il rapporto
tra il simbolo e il suo significato. Gli aspetti, anche i più folcloristici, sono
da considerare soltanto come degli involucri, come dei contenitori che, per chi evidentemente
ha una sufficiente preparazione, possono essere visti come una bella tradizione popolare,
come un bel vaso che contiene però l’olio buono dello spirito di Gesù e della fede
in Lui. **********