2006-08-02 16:00:48

Assisi celebra la Festa del Perdono


(2 agosto 2006 - RV) Assisi al centro di numerose iniziative e celebrazioni per l’odierna solennità del Perdono, nella festa della Dedicazione della Porziuncola. Ricordiamo che oggi è possibile ottenere l’indulgenza plenaria: occorre la Confessione sacramentale – che può essere fatta anche negli otto giorni seguenti alla festa –, la partecipazione alla Messa e la Comunione eucaristica in una chiesa francescana o in una qualunque parrocchia, la recita del Padre Nostro, del Credo e di una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Stamani, alla Porziuncola, una Messa solenne è stata presieduta dal Legato Pontificio della Basilica Patriarcale, il cardinale Attilio Nicora, al termine la Supplica alla Madonna degli Angeli e il Canto dei Pellegrini. Nel pomeriggio, l’arrivo a Santa Maria degli Angeli dei partecipanti alla XXVI Marcia francescana, sul tema: “Illumina le tenebre del mio cuore”. Sarà, infine, la recita dei Secondi Vespri della solennità a chiudere le celebrazioni del 2006, primo anno di un percorso quadriennale con cui l’ordine dei Frati Minori si prepara a celebrare, nel 2009, l’VIII centenario di fondazione, con l’approvazione della “Protoregola”. Ma qual è il senso di questa solennità del Perdono di Assisi? Antonella Palermo lo ha chiesto allo stesso cardinale Attilio Nicora: RealAudioMP3

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R. – E’ la celebrazione di un aspetto fondamentale del messaggio cristiano: il perdono di Dio che ci è dato in Gesù crocifisso, fondamentale nel messaggio cristiano perché da una parte sottolinea la consapevolezza che noi siamo sotto la presa del mistero del male se Dio non interviene; e dall’altra parte, perché annuncia con gioia che Dio è intervenuto, che ci riscatta dalla schiavitù del peccato e da un destino di morte senza ritorno, che ci apre alla possibilità di essere nuovi. Tutto questo lo fa non domandandoci dei riti esteriori o degli adempimenti formali, ma domandandoci di aprire il cuore e di lasciarlo pervadere dalla grazia dell’amore crocifisso del suo Figlio e quindi un perdono che diventa cambiamento del cuore, in vista del cambiamento della vita.


D. – Cosa non è il perdono cristiano?


R. – Una semplice copertura formale o nel senso del far finta di niente o nel senso di far dipendere il perdono stesso dal pagamento di un prezzo, dall’adempimento di una qualche cosa. Così non può essere certamente inteso il perdono in senso cristiano. Il perdono deve essere inteso anzitutto come cosa seria e drammatica, perché fa riferimento alla realtà del peccato che c’è nella nostra vita, almeno all’origine, poi il Battesimo che è la prima grande forma del perdono ce ne libera, ma possiamo ricaderci; dall’altra parte perché mette in gioco un cambiamento interiore, non è esteriore, non è un’imputazione esterna di una giustizia formale, ma è l’accoglienza di una grazia di Dio che ci riscatta dal profondo del cuore e ci fa figli e quindi ci abilita a vivere da figli in Gesù.


D. – Perché è così difficile perdonare?


R. – Perché il nostro orgoglio ci rende difficile comprendere che se Dio si comportasse con noi come noi pretendiamo di comportarci con gli altri, noi per primi saremmo irrimediabilmente condannati. Non abbiamo l’umiltà di riconoscerci che noi per primi abbiamo ricevuto grazia, siamo stati graziati. Pensiamo di poterci mettere in qualche modo al posto di Dio, considerandoci giusti, pretendendo quindi dagli altri delle riparazioni o dei riconoscimenti che premiano il nostro orgoglio ferito. Tutto questo è radicalmente fuori dalla logica di Dio, il quale mette la sua gioia non nell’inchiodare l’altro al male compiuto, ma nel vederlo finalmente liberato e capace di camminare di nuovo in avanti nella speranza.
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