PORTOGALLO / PAKISTAN: UN VESCOVO LOTTA PER LA GIUSTIZIA A FAVORE DI UN GIOVANE UCCISO
PERCHE' CATTOLICO
LISBONA, 6 lug. 06 – Mons. Joseph Coutts, Vescovo di Faisalabad nel Pakistan, continua
una battaglia perché venga resa giustizia alla famiglia di un giovane cattolico, che
è stato ucciso per non essersi voluto convertire all’Islam. Lo ha detto lo stesso
mons. Coutts a Lisbona nel corso di una conferenza organizzata dalla sezione portoghese
dell’opera Aiuto alla Chiesa che Soffre. Il presule ha voluto ricordare che ha amministrato
la cresima al giovane.
Nel 2004, Javed Anjum, di 19 anni, si era
recato in visita presso la famiglia di sua madre, che viveva nella parte orientale
del Pakistan. Un giorno, venne catturato da alcuni individui che lo trascinarono fino
ad una “madrassa” (una scuola islamica di studi superiori) per poi forzarlo a rinunciare
alla sua fede cristiana.
Dopo essersi rifiutato, il giovane venne
quindi barbaramente picchiato per cinque giorni consecutivi finché le sue condizioni
divennero così gravi che i suoi stessi torturatori si videro costretti a portarlo
alla stazione di polizia di Toba Tek Singh, il luogo dove è accaduto il fatto, a circa
80 chilometri da Faisalabad, affermando che Javed Anjum aveva cercato di rubare.
Successivamente,
la polizia lo condusse tempestivamente in ospedale, dove il giovane, alcuni istanti
prima di morire per le gravi ferite e lesioni riportate, registrò in un video l’identità
dei suoi aggressori.
Il caso suscitò da subito le proteste della comunità
cristiana in Pakistan, tanto che la Commissione episcopale di Giustizia e Pace decise
di citare in corte i responsabili e sollevare il problema della pericolosa tendenza
alle conversioni forzate. Oggi, a distanza di due anni dalla mortale aggressione,
il caso rischia di essere archiviato nonostante l’esistenza di prove giudiziarie,
perciò mons. Coutts, nel corso della sua conferenza ha parlato di una “lotta per la
giustizia”. Intanto, dopo un breve processo,il rettore della “madrassa” di Toba
è stato dichiarato colpevole delle violenze contro il giovane. Tuttavia, l’avvocato
difensore del giovane Anjum si è visto obbligato a trasferirsi a Karachi per le costanti
minacce contro di lui e contro la sua famiglia. “Dobbiamo continuare a fare pressione
affinché sia fatta giustizia – ha detto mons. Coutts -. Questi gruppi islamici sono
molto potenti. Sono in grado di far sembrare una morte violenta come se fosse un
incidente. Devono invece ammettere di aver sbagliato. Devono ammettere di aver commesso
un omicidio”. (Acs – MANCINI)