Benedetto XVI festeggia oggi i 55 anni di sacerdozio
(29 giugno 2006 - RV) Benedetto XVI festeggia oggi il 55° anniversario di sacerdozio.
Era il 29 giugno del 1951: il 24enne Joseph Ratzinger riceveva, insieme al fratello
Georg, l’ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Frisinga. Ce ne parla Sergio
Centofanti.
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una splendida giornata d’estate, che resta indimenticabile, come il momento più importante
della mia vita”. Così Benedetto XVI racconta nella sua autobiografia il giorno dell’ordinazione.
Il 6 aprile scorso incontrando i giovani in Piazza San Pietro in preparazione alla
Giornata Mondiale della Gioventù racconta come è arrivato a quella decisione in un
tempo in cui in Germania imperava il regime nazista:
“Ci dicevano a voce
alta: ‘Nella nuova Germania non ci saranno più sacerdoti, non ci sarà più vita consacrata,
non abbiamo più bisogno di questa gente; cercatevi un’altra professione’. Ma proprio
sentendo queste voci ‘forti’, nel confronto con la brutalità di quel sistema dal volto
disumano, ho capito che c’era invece molto bisogno di sacerdoti. Questo contrasto,
il vedere quella cultura antiumana, mi ha confermato nella convinzione che il Signore,
il Vangelo, la fede ci mostravano la strada giusta e noi dovevamo impegnarci perché
sopravvivesse questa strada”.
Il Papa ricorda che in lui “la vocazione
al sacerdozio è cresciuta quasi naturalmente” anche se “non sono mancate le difficoltà”:
“
Mi domandavo se avevo realmente la capacità di vivere per tutta la vita il celibato.
Essendo un uomo di formazione teorica e non pratica, sapevo anche che non basta amare
la Teologia per essere un buon sacerdote, ma vi è la necessità di essere disponibile
sempre verso i giovani, gli anziani, gli ammalati, i poveri; la necessità di essere
semplice con i semplici. La Teologia è bella, ma anche la semplicità della parola
e della vita cristiana è necessaria. E così mi domandavo: sarò in grado di vivere
tutto questo e di non essere unilaterale, solo un teologo ecc.? Ma il Signore mi ha
aiutato e, soprattutto, la compagnia degli amici, di buoni sacerdoti e di maestri,
mi ha aiutato”.
Benedetto XVI parla ai giovani della vocazione: per riconoscerla
è “importante essere attenti ai gesti del Signore” che ci parla attraverso gli avvenimenti,
le persone, gli incontri. Ma soprattutto occorre “entrare realmente in amicizia con
Gesù, in una relazione personale con Lui” per capire quanto ci chiede. Ma – afferma
– resta pur sempre l’interrogativo: “cosa vuole il Signore da me? “:
“Certo,
ciò rimane sempre una grande avventura, ma la vita può riuscire solo se abbiamo il
coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore non mi lascerà mai solo, che il
Signore mi accompagnerà, mi aiuterà”. **********