Il Papa presiede domani la Messa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo
(28 giugno 2006 - RV) La Chiesa si appresta a celebrare, domani, la solennità dei
Santi Pietro e Paolo. Il Papa presiederà una solenne Messa nella Basilica Vaticana,
al termine della quale imporrà il Sacro Pallio a 27 nuovi arcivescovi metropoliti.
Domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI ha sottolineato come “lasciare che “l’io
di Cristo prenda il posto del nostro io” rappresenti “in modo esemplare l’anelito”
di Pietro e Paolo. Ripercorriamo alcune riflessioni dedicate da Benedetto XVI alla
missione dei Principi degli Apostoli con il servizio di Alessandro Gisotti:
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Sul
primo vescovo di Roma e sull’Apostolo delle genti, il Papa ha offerto ai fedeli numerose
e profonde riflessioni, in questo suo primo anno di Pontificato. In particolare, il
Papa ha dedicato la catechesi delle ultime udienze generali al significato della successione
apostolica e del primato petrino. Il 17 maggio, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI
ha tratteggiato il carattere del pescatore di Galilea, uomo simbolo di “una fede in
Dio coraggiosa e umile”:
“Simone appare nei Vangeli con un carattere deciso
e impulsivo; egli è disposto a far valere le proprie ragioni anche con la forza -
si pensi all’uso della spada nell’orto del Getsemani. Al tempo stesso, è a volte anche
ingenuo e pauroso, e tuttavia onesto, fino al pentimento più sincero”.
Il
24 maggio poi ha indicato come la generosità irruente di Pietro non lo abbia salvaguardato
dai “rischi connessi con l’umana debolezza”. Condizione che noi stessi sperimentiamo
nella nostra vita:
“Pietro ha seguito Gesù con slancio, ha superato la prova
della fede, abbandonandosi a Lui. Viene tuttavia il momento in cui anche lui cede
alla paura e cade: tradisce il Maestro (cfr Mc 14,66-72). La scuola della fede non
è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove
e di fedeltà da rinnovare ogni giorno”.
Dagli “iniziali entusiasmi” all’“esperienza
dolorosa del rinnegamento” al “pianto della conversione”, ha constatato il Papa, Pietro
arriva infine ad affidarsi a Gesù, mostrando a noi la via, “nonostante tutta la nostra
debolezza”. Il 7 giugno scorso, il Papa ha pregato affinché il primato di Pietro,
fondamento dell’unità della Chiesa venga riconosciuto nel suo vero significato da
tutti i cristiani. “Pietro – è il richiamo del suo 264.mo successore – per tutti i
tempi, dev’essere il custode della comunione con Cristo”:
“Preghiamo che il
primato di Pietro, confidato a povere persone umane, possa sempre essere esercitato
in questo senso originario, voluto dal Signore, e possa così essere anche sempre più
nel suo vero significato riconosciuto dai fratelli non ancora in piena comunione con
noi”.
Espressioni, queste, usate dal Papa già il 29 giugno dell’anno scorso,
in occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, quando ha messo l’accento
sul binomio “cattolicità e unità”:
“Con l'unità, così come con l’apostolicità,
è collegato il servizio petrino, che riunisce visibilmente la Chiesa di tutte le parti
e di tutti i tempi, difendendo in tal modo ciascuno di noi dallo scivolare in false
autonomie, che troppo facilmente si trasformano in interne particolarizzazioni della
Chiesa e possono compromettere così la sua indipendenza interna”.
All’Apostolo
delle genti, Benedetto XVI ha dedicato, invece, la sua prima uscita ufficiale dal
Vaticano dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro. E’ il 25 aprile del 2005 quando
Benedetto XVI si reca alla Basilica di San Paolo fuori le Mura. Un pellegrinaggio,
lo definisce il Pontefice, “alle radici della missione”, quella missione che Cristo
affidò agli Apostoli e “in modo singolare anche a Paolo, spingendolo ad annunciare
il Vangelo alle genti”:
“La passione per Cristo lo portò a predicare il Vangelo
non solo con la parola, ma con la stessa vita, sempre più conformata al suo Signore.
Alla fine, Paolo annunciò Cristo con il martirio, e il suo sangue, insieme a quello
di Pietro e di tanti altri testimoni del Vangelo, irrigò questa terra e rese feconda
la Chiesa di Roma, che presiede alla comunione universale della carità”.