Il commento di padre Rupnik al Vangelo della Domenica
(24 giugno 2006 - RV) In questa12.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci
presenta il Vangelo che racconta della tempesta che si scatena sul Lago di Tiberiade
mentre i discepoli con Gesù stanno passando da una riva all’altra. Le onde si rovesciano
sulla barca che sembra affondare: il Signore intanto dorme. I discepoli, pieni di
spavento, lo svegliano dicendo: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Gesù allora,
destatosi, sgrida il vento facendolo cessare. Poi dice ai discepoli:
«Perché
siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
********** Colui
a cui obbediscono il vento e il mare è la Parola per mezzo della quale tutto fu creato,
anche il vento e il mare. I discepoli ancora non hanno compreso che sono in compagnia
del Creatore, ma soprattutto non hanno ancora capito che la cosa più importante è
proprio essere con Lui e con Lui rimanere. Qualsiasi cosa succeda importante è l’amicizia
con Cristo. La sua Parola creatrice è anche la Parola che salva. Niente può strapparci
da Lui, neanche il male che, come il mare agitato, si fa sentire in noi con paure,
incertezze e passioni. Niente può resistere alla Parola del nostro Signore e Salvatore,
amico degli uomini. **********