La Santa Sede all'ONU: nel mondo è in pericolo la libertà religiosa e il diritto alla
vita
(20 giugno 2006 - RV) La Santa Sede si batte per la tutela dei Diritti umani. Lo ha
affermato monsignor Giovanni Lajolo, segretario dei Rapporti con gli Stati, in occasione
della prima sessione del Consiglio della Nazioni Unite dei diritti dell'Uomo, a Ginevra.
Per monsignor Lajolo, sono in pericolo la libertà religiosa e il diritto alla vita.
Sentiamo Mario Martelli
Tra i
promotori del nuovo Consiglio per i Diritti Umani c’è il presidente dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, che nei giorni scorsi è stato ricevuto
in udienza da Benedetto XVI. Al microfono di Olle Brandt, del programma scandinavo
della nostra emittente, Eliasson sottolinea che la nascita del Consiglio per i diritti
umani è un primo passo della riforma dell’ONU. Ascoltiamo: Sulle aspettative
per questo nuovo strumento dell’ONU in difesa dei diritti fondamentali, Alessandro
Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente
della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra:
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R. – La speranza è che questo nuovo Consiglio dei Diritti umani, uno dei tre pilastri
portanti della struttura delle Nazioni Unite, assieme allo Sviluppo e alla Sicurezza,
possa davvero rispondere alle aspettative che la comunità internazionale ha posto
in questa riforma, e cioè che ci sia meno politicizzazione nel cercare di affrontare
le crisi dove i diritti umani vengono conculcati. Il nuovo Consiglio, alla cui inaugurazione
verrà anche mons. Giovanni Lajolo in rappresentanza della Santa Sede, può allargare
la coscienza dei diritti delle persone a tutti i settori dell’attività. Bisognerà
comunque rimanere molto attenti, affinché il fondamento dei diritti umani di ciascuno
sia proprio il rispetto e la consapevolezza che siamo tutti figli di Dio.
D.
– La nascita di questo nuovo organismo può incoraggiare una riforma del sistema delle
Nazioni Unite per renderla più efficace?
R. – Certo, se il nuovo Consiglio
dei Diritti umani partirà bene e si affermerà con efficacia, il segnale chiaro sarà
che è possibile affrontare anche altri segmenti della struttura delle Nazioni Unite,
con buona volontà e con il consenso dei membri. Ci vuole soprattutto la volontà politica.
L’obiettivo è di trovare una formula che veramente sia partecipativa, dove cioè tutti
gli Stati possano esprimere la loro opinione e contribuire con la loro cultura e la
loro esperienza. Certo, è un cammino lungo. Si sta dibattendo proprio in questi giorni
su come cambiare la struttura amministrativa delle Nazioni Unite, cioè come rendere
più snella la sua burocrazia, rendere più efficace l’utilizzazione del suo budget.
Se il Consiglio dei Diritti umani funzionerà bene si potrà prendere il via da questa
esperienza e si potrà cominciare anche per il Consiglio di Sicurezza a trattare seriamente. **********
Tra i promotori del nuovo organismo dell’ONU per i diritti umani c’è il presidente
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, che nei giorni scorsi è
stato ricevuto in udienza da Benedetto XVI. Al microfono di Olle Brandt, del programma
scandinavo della nostra emittente, Eliasson, che è anche ministro degli Esteri svedese,
afferma che la nascita del Consiglio per i diritti umani è un primo passo della riforma
dell’ONU: