INDIA: NO DELLA CHIESA A POSSIBILE LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA
MUMBAI, 16 giu ’06 - “Trattare la questione del dolore eliminando fisicamente
chi soffre è una semplice evasione dei doveri morali di ogni uomo, oltre che un gravissimo
errore”. La Chiesa indiana si schiera contro l’ipotesi di una legge che possa attenuare
il divieto dell’eutanasia in India. Del testo legislativo è stata incaricata una speciale
Commissione di esperti. Si tratta di una proposta controversa, anche se l’opinione
pubblica è in attesa di conoscerne i contenuti. Allo studio è in particolare la possibilità
di una legge che difenda i pazienti con malattie terminali che – in caso di rifiuto
dei trattamenti medici - “non possano essere accusati di tentato suicidio”. Una delle
proposte parla inoltre della necessità di “una richiesta diretta di eutanasia da parte
del paziente o dei membri della sua famiglia”, anche se gli stessi esperti temono
“l’abuso che potrebbe essere compiuto dai familiari per fini non umanitari”. “Condannare
la pratica del suicidio assistito e ribadirne con forza l’illegalità – dice all’agenzia
AsiaNews il segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci) mons. Percival
Fernandez – è il primo mezzo che abbiamo per ribadire il valore incondizionato della
vita umana. La società intera – continua – deve capire l’importanza di preservare
la vita il più a lungo possibile. L’impegno della scienza medica e fisica deve essere
mirato a sostenere questo valore ed ogni compromesso con questo impegno porterebbe
solo ad una sfiducia della popolazione nei confronti della professione medica. Un
trattamento medico aggressivo – sottolinea quindi – combinato alla somministrazione
di anti-dolorifici potenzialmente mortali hanno la stessa intenzione dell’eutanasia,
ovvero eliminare il dolore. Partono dal desiderio di dominare la morte e dal rifiuto
di accettare una verità che ci sovrasta. Lasciamo la questione delle mani dell’unico
in grado di dare la vita”. (AsiaNews – ZENGARINI)