2006-06-15 15:52:51

La gratitudine dei palestinesi per l'appello del Papa in favore della Terra Santa


(15 giugno 2006 - RV) In Medio Oriente, un civile israeliano è rimasto ferito in seguito a nuovi lanci di razzi Qassam palestinesi contro Israele. L’azione segue l’ultimo raid aereo condotto martedì scorso dall’aviazione israeliana nella Striscia di Gaza e costato la vita ad 11 persone. Ieri, il Papa ha espresso la propria vicinanza alle vittime innocenti delle ultime stragi in Terra Santa e lanciato un appello alla comunità internazionale perché aiuti la popolazione palestinese. Ascoltiamo, al microfono di Emer McCarthy, il parroco della Chiesa Santa Famiglia a Gaza, padre Manuel Mussallam: RealAudioMP3


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R. – WE FEEL FIRST THANKFUL …
Innanzitutto siamo grati al Santo Padre per aver parlato a nostro nome, a nome del popolo palestinese lanciando un appello alla pace. Siamo fermamente convinti che la Santa Sede ed il mondo cristiano non lasceranno il popolo palestinese senza un aiuto spirituale e senza speranza. Essi, più del pane, possono darci la speranza. In questo momento a Gaza ci sono continue sparatorie, raid aerei sulle nostre teste, bombardamenti. Ogni giorno ci sono scene di dolore, persone che rimangono uccise. Tutta la popolazione – uomini, donne bambini – vive in ansia. Noi a Gaza preghiamo, ma abbiamo anche paura. Tutti i giorni sono molti i palestinesi che partecipano alla Messa e noi cerchiamo di aiutarli, di confortarli, di dar loro un po’ di speranza. Le famiglie non hanno nulla da mangiare. Ci troviamo di fronte a moltissimi casi ai quali non possiamo prestare concreto aiuto. Dobbiamo ritrovare il senso della nostra umanità, abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dignità, di sentirci liberi, di sentirci esseri umani, di essere trattati come tutti gli altri. Abbiamo bisogno di trovare amici, di trovare chi ci aiuti, chi ci ascolti, chi parli con noi. Viviamo oggi il tempo del silenzio. Nessuno parla dei palestinesi, nessuno li contatta, li ascolta, li conforta. La gente grida: abbiamo fame, abbiamo sete, ma nessuno viene in nostro aiuto.
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