(15 giugno 2006 - RV) Benedetto XVI, in occasione della festa odierna del Corpus Domini,
presiede questa sera alle 19 la Santa Messa nella Piazza di San Giovanni in Laterano:
subito dopo la solenne processione fino a Santa Maria Maggiore. Benedetto XVI, già
il giorno dopo la sua elezione, aveva detto che l’Eucaristia “non può non costituire
il centro permanente e la fonte del servizio petrino” che gli è stato affidato. Durante
la Messa in Cappella Sistina, il 20 aprile 2005, spiegava che dall’Eucaristia, “cuore
della vita cristiana”, scaturisce “la comunione tra tutti i fedeli, l’impegno di annuncio
e di testimonianza del Vangelo, l’ardore della carità verso tutti, specialmente verso
i poveri e i piccoli”. E invitava tutti i fedeli a “esprimere in modo coraggioso
e chiaro la fede nella presenza reale del Signore” nell’Eucaristia. Tutta la Chiesa
adesso è in attesa della sua Esortazione Apostolica che deve seguire il Sinodo sull’Eucaristia
dell’ottobre scorso. Ma ripercorriamo, in questo servizio di Sergio Centofanti, la
catechesi eucaristica di Benedetto XVI in questi primi 14 mesi del suo pontificato.
******** L’Eucaristia
– spiega Benedetto XVI – ci fa capire che la fede cristiana non è un’idea o una semplice
morale, ma un fatto, un incontro con il Dio vivente. Un “realismo inaudito”. Gesù
dice: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non
avrete in voi la vita”. Anche i suoi discepoli protestano, molti se ne vanno per questo
“linguaggio duro”:
“Gesù avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: ‘Amici,
avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto
di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti’. Ma no,
Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione,
tutto il suo realismo, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli”. (Omelia
del 29 maggio 2005 a Bari per la fine del Congresso eucaristico nazionale)
Ma
cosa significa mangiare questo pane?
“Mangiare questo pane è comunicare, è
entrare nella comunione con la persona del Signore vivo. Questa comunione, questo
atto del ‘mangiare’, è realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare
dalla vita di Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore.
Scopo di questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia trasformazione
e conformazione a Colui che è Amore vivo”. (Omelia del 26 maggio 2005 in San Giovanni
in Laterano per il Corpus Domini)
“Abbiamo bisogno di un Dio vicino, - afferma
il Papa - di un Dio che si dà nelle nostre mani e che ci ama. Nell'Eucaristia Cristo
è realmente presente tra noi … ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé … ci
fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui”. La conseguenza
è chiara:
“Non possiamo comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra
noi. Se vogliamo presentarci a Lui, dobbiamo anche muoverci per andare gli uni incontro
agli altri. Per questo bisogna imparare la grande lezione del perdono: non lasciar
lavorare nell’animo il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità
dell’ascolto dell’altro”. (Omelia 29 maggio 2005)
L’Eucaristia ci fa essere
misteriosamente ma realmente presenti alla morte e risurrezione di Gesù. Cristo –
spiega Benedetto XVI - trasforma la violenza in amore e la morte in vita: “questo
è l’atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare il mondo … tutti
gli altri cambiamenti rimangono superficiali e non salvano”. Per questo bisogna portare
Cristo per le vie del mondo. Ecco il significato della processione:
“Noi portiamo
Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo
queste strade, queste case - la nostra vita quotidiana - alla sua bontà. Le nostre
strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per lui e con lui! La nostra
vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto
i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le
tentazioni, le paure – tutta la nostra vita. La processione vuole essere una grande
e pubblica benedizione per questa nostra città: Cristo è, in persona, la benedizione
divina per il mondo – il raggio della sua benedizione si estenda su tutti noi!” (Omelia
26 maggio 2005)
“In un mondo in cui c’è tanto rumore, tanto smarrimento –afferma
il Papa - c’è bisogno dell’adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”. Ma
cosa significa “adorare”?
“Adorare è dire: ‘Gesù, io sono tuo e ti seguo nella
mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te’. Potrei
anche dire che l'adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, nel quale gli
dico: Io sono tuo e ti prego sii anche tu sempre con me”. (Incontro in San Pietro
con i bambini della Prima Comunione, 15 ottobre 2005) ********