2006-06-09 15:43:55

Echi di Pentecoste: il commento di Salvatore Martinez sulla Veglia dei movimenti col Papa


(09 giugno 2006 - RV) “Vi chiedo di essere ancora di più, molto di più, collaboratori nel ministero apostolico universale del Papa, aprendo le porte a Cristo”: con queste parole Benedetto XVI, sabato scorso si è rivolto ai movimenti ecclesiali, durante la Veglia di Pentecoste, invitandoli a rinnovare l’impegno di essere fedeli discepoli di Cristo. Ad una settimana di distanza quali frutti cogliere da questo incontro che ha visto insieme diverse realtà della Chiesa? Tiziana Campisi lo ha chiesto al coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo Salvatore Martinez. RealAudioMP3

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R. – Cresce la consapevolezza che nell’altro, nel dono dell’altro, si riflette anche la realizzazione del dono proprio che lo Spirito ha suscitato. Realmente questa diversità concorre all’unità. Direi, quindi, in primo luogo, che l’incontro dei movimenti ecclesiali ci ha donato la capacità di specchiare nell’altro ciò che manca e che completa al contempo il mio essere Chiesa, il mio vivere la Chiesa con quella pedagogia, con quella modalità che lo Spirito ha suscitato. Altro dono è il crescere e il rafforzarsi di questo richiamo alla Pentecoste, alla scaturigine della Chiesa, all’effusione dello Spirito Santo e di qui l’attualità di una cultura della Pentecoste, che riteniamo sia l’antidoto alla cultura del relativismo, così frequentemente segnalata come la grande sfida del nostro tempo da Benedetto XVI. I movimenti sono portatori di questa cultura della Pentecoste; a loro il compito di assumersi la sfida della nuova evangelizzazione per porla poi, in modo creativo, nelle diverse sensibilità, nei diversi accenti, che però guardano all’uomo, alla salvezza dell’uomo, alla consolazione del cuore dell’uomo. La Chiesa vive la sua esistenza fisiologica nello Spirito Santo. La chiamata a rinnovarsi nello Spirito non è per alcuni, non è per un movimento o per alcune comunità, ma è il destino e al contempo l’attualità della Chiesa.


D. – Che cosa cogliere dalle parole di Benedetto XVI rivolte ai movimenti ecclesiali e da questo incontro per ripartire nella vita di ogni giorno?


R. – La bellezza di essere cristiani si confronta, e talvolta si scontra, con l’attualità della fede nel nostro tempo. Dall’omelia che Benedetto XVI ha offerto ai movimenti e alle nuove comunità mi sembra di poter cogliere proprio dei suggerimenti per far fronte alla realtà di oggi. Il primo, il Santo Padre, ricordandoci che viviamo in un tempo in cui si fa abuso della libertà umana, ci ha invitato ad essere espressione di come si possa, attraverso la fede, fare uso della liberta, della vera libertà, di ciò che lo Spirito ogni giorno ci assegna. Molti fanno della loro vita più che un dono donato, un dono mancato. Il secondo grande aspetto che il Papa ha messo in evidenza è che quando ci si vuole impadronire della vita, la si rende sempre più vuota, sempre più spoglia. Una libertà regolata dal Vangelo è invece espressione della massima libertà. In questo senso il Santo Padre ha chiesto ai movimenti e alle comunità di essere autentiche scuole di libertà. In terza analisi, richiamerei questo accorato appello di Benedetto XVI che ha detto: “Chiedo ai movimenti di essere ancora di più, molto di più, collaboratori nel ministero apostolico del Papa, aprendo le porte a Cristo”.
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