(14 maggio 2006 - RV) In Somalia, ottavo giorno di combattimenti a Mogadiscio. Dopo
i violentissimi scontri dei giorni scorsi, la situazione della capitale appare più
tranquilla. Ma la tensione resta altissima. E il bilancio è molto pesante: secondo
fonti locali, i morti sono almeno 150, in gran parte civili. Il nostro servizio:
************ Mogadiscio
è una città sconvolta: si contendono la conquista della capitale somala le milizie
dei signori della guerra e i guerriglieri islamici. Mogadiscio questa mattina non
ha fatto registrare nuovi scontri ma resta una città fantasma. Un gruppo di “anziani”,
particolarmente autorevoli, ha chiesto un cessate il fuoco. Le parti non hanno firmato,
al momento, nessuna intesa ma, di fatto, le opposte fazioni stanno rispettando la
tregua. La recrudescenza delle violenze che hanno scosso in questi giorni Mogadiscio,
si inserisce in una guerra di potere iniziata in Somalia dopo l’uscita di scena, nel
1991, del presidente Siad Barre. Ma negli ultimi anni, il conflitto sembra aver generato
nuove contrapposizioni: i miliziani legati alle Corti islamiche, che invocano l’adozione
della legge coranica, sono sospettati infatti di avere legami con Al Qaeda; le formazioni
guidate dai signori della guerra sono finanziate invece, secondo il presidente ad
interim somalo, dall’amministrazione americana. Da questa complessa trama che vede
opporsi estremisti islamici contro guerriglieri mercenari, con sullo sfondo probabilmente
Al Qaeda e Stati Uniti, emerge poi il dramma delle vere vittime: i civili. La popolazione
è allo stremo, costretta alla fuga ma chiusa tra due fuochi. Di fronte a tale drammatica
situazione, si moltiplicano infine le richieste di aiuto e gli appelli alla calma:
il governo somalo, costretto a rimanere lontano dalla capitale, ha invocato l’arrivo
degli aiuti umanitari. ONU e Stati Uniti hanno lanciato, ieri, un accorato appello
per porre fine alle violenze e far tacere le armi. ************