Calciopoli: lo scandalo rischia di allargarsi a macchia d'olio
(13 maggio 2006 - RV) Sempre più nella bufera il mondo del calcio in Italia, dopo
le inchieste sui vertici della Juventus, che hanno evidenziato, attraverso intercettazioni
telefoniche, il tentativo di pilotare i risultati di numerose partite. Ieri il coinvolgimento
del Milan e del presidente della Federcalcio dimissionario, Carraro. Sono quattro
le procure che stanno lavorando su ipotesi di reato varie: falso in bilancio, concorrenza
illecita, associazione per delinquere e scommesse clandestine. Intanto, la giustizia
sportiva potrebbe far scattare altre sanzioni: per le società coinvolte la penalizzazione
in punti, la retrocessione e l’eventuale revoca dello scudetto; squalifiche da sei
mesi a cinque anni per dirigenti e calciatori; radiazione per gli arbitri collusi.
Ma questa vicenda potrebbe portare veramente ad una rifondazione globale del sistema-calcio
italiano? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Massimiliano Castellani, che sta seguendo
lo scandalo per il quotidiano “Avvenire”:
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R. – In questo momento ci troviamo di fronte ad uno scenario tragico, in cui non
sappiamo veramente più di chi fidarci. Occorre fare una rapida pulizia, ma senza processi
sommari naturalmente, perché va dato tempo alla magistratura di arrivare a fondo,
a tutto quello che di marcio c’è in questa vicenda, e poi cercare di ripartire, stilando
una squadra in cui vi siano persone di provata fiducia, che ci possano dare delle
garanzie, affinché questo non accada più.
D. – Castellani, la vicenda per
certi versi diventa sempre più intricata e si rischia di perderne i connotati. Ma
qual è, in breve, il meccanismo di cui viene incolpato il grande accusato, sinora
e fino a prova contraria, che è Luciano Moggi?
R. – Da quello che sta uscendo
fuori, Moggi appare l’accentratore di un sistema fatto di condizionamenti e politiche
sotterranee che coinvolgono il calcio in generale. Quello che va, comunque, sottolineato
è che Moggi non era solo. Se è riuscito ad arrivare a tali livelli, se saranno provati,
lo ha fatto con l’apporto e la connivenza di un sistema intero.
D. – Le
vere vittime di tutto questo, secondo te, sono i tifosi, gli appassionati di questo
sport?
R. – Assolutamente sì e mi sembra che in questa vicenda siano quelli
che abbiano avuto meno voce di tutti. Soltanto ieri, per la prima volta, dopo diversi
giorni di questo grandissimo terremoto, ho sentito spendere una parola in loro supporto
da parte di Moratti, il presidente dell’Inter, il quale, chiaramente, dice che il
primo ad essere danneggiato è il pubblico. In questo caso il pubblico potrebbe chiedere
anche un risarcimento danni. A Napoli, ad esempio, la squadra per due anni non è stata
ripescata in una serie superiore in base al regolamento poco chiaro della Federcalcio.
I tifosi partenopei si sono rivolti ad un avvocato, che è riuscito ad ottenere un
risarcimento danni per 54 di loro di circa 2 mila euro ciascuno. Quindi, provocatoriamente
ogni singolo tifoso italiano – sto parlando di un buon tifoso, e non certamente coloro
che vanno allo stadio per creare violenze – potrebbe chiedere il risarcimento danni
alla Federcalcio.
D. – Perché tra i tanti scandali che ci sono nella società
oggi, questa vicenda ci fa così male, ci colpisce così tanto?
R. – Io credo
che i colpevoli abbiano distrutto innanzitutto quel poco di etica sportiva che rimaneva
e hanno completamente infangato quella cultura sportiva che noi spesso invochiamo
e che non vediamo più, trascinando il calcio in una sorta di tangentopoli, in una
sorta di complesso meccanismo a delinquere. Liberandoci di questo, forse, recupereremo
l’etica e soprattutto potremo avviare un processo nuovo di cultura sportiva in Italia. **********