Bufera sul calcio italiano: indagati dirigenti, arbitri, giocatori e giornalisti.
Mons. Mazza: ci vuole una grande riforma
(12 maggio 2006 - RV) In Italia, continua la bufera che sta colpendo il mondo del
calcio: il presidente dimissionario della Federazione Italiana Gioco Calcio, Franco
Carraro, è indagato dalla Procura di Napoli. Luciano Moggi, direttore generale dimissionario
della Juventus, sarà interrogato lunedì prossimo a Roma. E tra gli indagati, ci sono
anche Antonio Giraudo, amministratore delegato dimissionario della Juventus, i presidenti
di Lazio e Fiorentina Lotto e Della Valle. Nell’inchiesta è coinvolto anche il club
del Milan. E ancora: calciatori, arbitri e giornalisti. I reati contestati vanno dall’associazione
per delinquere alla frode sportiva. Le presunte irregolarità riguarderebbero almeno
19 le partite del campionato di calcio di serie A del 2004-2005. Sull’attuale difficile
momento del calcio italiano, ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, il responsabile
dell’Ufficio per lo sport e tempo libero della CEI, mons. Carlo Mazza:
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R. – Vorrei dire questo: prima di giudicare occorre valutare, occorre sapere bene
ogni cosa, i dettagli. Secondo, da quello che si legge emerge un sottofondo, diciamo,
uno scantinato terribile da un punto di vista dell’etica sportiva, ma anche della
cultura sportiva italiana, e vorrei dire anche di quella che è la trasparenza economica
del nostro calcio, perché, evidentemente, i profili sono molto diversi, ma tutti si
configurano attorno alla grande parola “etica”. Certamente occorre prendere in mano
questo calcio e valutare attentamente tutti i profili, tutte le situazioni e procedere
con grande coraggio verso una riforma e un’autoriforma, perché il calcio è in grado,
ha le risorse per poter riformarsi.
D. – E’ anche vero, però, che da tempo
ormai si parla di un calcio italiano malato. Da dove si può ripartire?
R. –
Anzitutto non bisogna togliere la fiducia e soprattutto quella che è l’adesione al
gioco del calcio, che è una grande avventura, un grande fenomeno culturale, sociale,
sportivo. Dunque i valori ci sono tutti ancora, non è che siamo piombati nel nulla.
Occorre, però, che questi valori siano messi in primo piano, che siano soprattutto
vissuti a tutti i livelli. Occorre anche vedere anche la complessità del calcio. Allora
bisognerebbe mettere in fila un po’ le priorità. Primo, che ci sia la trasparenza
economica e che i bilanci siano veramente a posto. Secondo, che ci siano le autonomie
dei diversi organismi, prima di tutto con gli arbitri, che non ci siano collusioni
tra arbitri e società sportive. Terzo, occorre che cresca il soggetto di vigilanza
e di controllo da parte della Federazione. I ragazzi hanno bisogno di segni concreti.
Laddove c’è stato lo scandalo, ci vuole un segno contrario di chi invece si dedica
con grande trasparenza, con grande passione a loro.