Primo maggio. Il Papa: il lavoro serva al bene della persona e della società, ma l'uomo
non lo idolatri
(1 maggio 2006 - RV) Il Papa durante il Regina Coeli di ieri ha ricordato anche che
oggi, primo maggio, la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore. E dall’inizio del
Pontificato più volte è intervenuto sulle questioni relative al mondo del lavoro. Ce
ne parla Sergio Centofanti.
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eletto Benedetto XVI si pone subito nella schiera dei lavoratori definendosi “un
semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Il 1° maggio 2005, esattamente
un anno fa, si affacciava per la prima volta dalla finestra del suo studio privato
per un Regina Coeli tutto dedicato al mondo del lavoro auspicando che il lavoro “non
manchi specialmente per i giovani e che le condizioni lavorative siano sempre più
rispettose della dignità della persona umana”. Il 27 gennaio scorso, ricevendo
le ACLI, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, nel 60° di fondazione,
ha ricordato l’importanza del riposo domenicale: “esigere … che la domenica non venga
omologata a tutti gli altri giorni della settimana – sottolineava - è una scelta
di civiltà”. Il Papa parla dell’umanizzazione della fatica quotidiana ribadendo che
“è la persona il metro della dignità del lavoro”:
“ Dal primato della valenza
etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso
lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto
alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”.
Incontrando
il 4 marzo scorso i soci dell’UCID, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ha
ricordato la necessità di prestare attenzione “alle situazioni di maggiore difficoltà”
affermando che “il cristiano è chiamato a cercare sempre la giustizia, ma porta in
sé la spinta dell’amore, che va oltre la stessa giustizia”. Quindi ha rivolto parole
di apprezzamento per la “Carta dei valori” dei giovani imprenditori cattolici:
“In
particolare, ho apprezzato il proposito di valorizzare ogni persona per quello che
è e che può dare, secondo i suoi talenti, rifuggendo da ogni forma di sfruttamento;
come pure l'importanza riconosciuta alla famiglia e alla responsabilità personale.
Si tratta di valori che purtroppo, anche a causa delle attuali difficoltà economiche,
rischiano spesso di non essere seguiti dagli imprenditori che sono privi di solida
ispirazione morale”.
Il 19 marzo scorso, Solennità di San Giuseppe, ha
presieduto la Messa per i lavoratori invitando i credenti a “santificarsi attraverso
il proprio lavoro” perché “non basta la pur necessaria qualificazione tecnica e professionale”
per attuare la propria integrale vocazione:
“Il lavoro riveste primaria
importanza per la realizzazione dell'uomo e per lo sviluppo della società, e per questo
occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell'umana dignità
e al servizio del bene comune. Al tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si
lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il
senso ultimo e definitivo della vita”.
Benedetto XVI indica a tutti i lavoratori
lo stile del loro patrono, San Giuseppe: “La sua grandezza risalta ancor
più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa
di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto
questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena.
Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà,
semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato”. ***********