In questa Solennità di Pasqua la Liturgia ci propone il brano del Vangelo secondo
Giovanni in cui Maria di Màgdala, nel giorno dopo il sabato, si reca al sepolcro
di buon mattino e vede che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corre allora
da Simon Pietro e da Giovanni e dice loro:
“‘Hanno portato via il Signore
dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto’!… Non avevano infatti ancora compreso
la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”.
Su questo brano
evangelico ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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tutto il Vangelo di Giovanni corre una discussione riguardo all’origine di Cristo,
e più lui insiste che viene dal Padre, più è radicale l’incomprensione, soprattutto
dei potenti e delle autorità religiose. Così, Cristo sposta l’attenzione alla sua
meta: dove va. E’ disceso dal Cielo e al Cielo è stato innalzato, come un’offerta
gradita al Padre. Maria di Magdala va alla tomba del suo Signore, giacché punto di
arrivo di ogni essere vivente sulla Terra è la terra, la polvere, la tomba. Ma la
tomba di Cristo è vuota, perché il Padre ha glorificato suo Figlio e il suo amore
lo strappa alla putrefazione. Cristo è stato appeso sulla Croce con quella carne nostra
che Lui ha assunto; lì è morta, e con essa anche la sua mentalità, mentalità che ragiona
nell’ottica della tomba. Con lo stesso Corpo, Cristo però è risorto, e lì è la nostra
umanità nuova, con una mentalità che ragiona in comunione con il Padre, dunque non
soggetta alla corruzione del peccato. **********