2006-03-25 14:10:04

Mons. Lajolo: contatti non ufficiali tra Pechino e Santa Sede. Intervista con il nuovo cardinale di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun


(26 marzo 2006 - RV) Un gesto di amore per il popolo cinese: questo, secondo l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, il significato profondo della scelta di Benedetto XVI di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun. Una lettura che trova d’accordo lo stesso neoporporato cinese, intervistato da Alessandro Gisotti in occasione di una visita alla nostra emittente, all’indomani del Concistoro: RealAudioMP3

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R. – Certamente non è per nessuna mia qualità speciale, ma il Santo Padre vuol bene ai cattolici in Cina e a tutto il popolo cinese.

D. – La Santa Sede spera di migliorare le relazioni diplomatiche con Pechino. Cosa potrà fare ora il cardinale Zen Ze-kiun per questo obiettivo tanto auspicato dai cristiani cinesi?

R. – E’ un obiettivo desiderato da tutti, ma ciascuno potrà contribuire un poco. Io penso che il Santo Padre voglia servirsi della mia esperienza in Cina e vorrà sentire certe informazioni, forse anche qualche suggerimento, da parte nostra. Ora, non so se potrò fare qualcosa, anche per diretto colloquio con le autorità, a Pechino. Io avrei gran desiderio, perché penso che conoscendo bene la Chiesa dal di dentro posso spiegare ai nostri dirigenti come sia la Chiesa. Ho paura che abbiano molte concezioni sbagliate, infatti, o arretrate. Sarà mio piacere poter spiegare.


D. – Gli osservatori internazionali sono concordi nel definire la Cina la nuova potenza del XXI secolo, una potenza che è soprattutto economica. Cosa può dire, dunque, Cristo alla Cina di oggi?


R. – Potenza, la Cina, non lo è ancora. Anche se l’economia fa grandi progressi, a paragone con altri è ancora abbastanza indietro. Certamente ha la potenzialità. La direzione che prenderà questo sviluppo influirà non solo sulla Cina, ma su tutta l’Asia e su tutto il mondo. C’è, quindi, veramente da sperare che sia una buona direzione. Ora, la buona direzione viene solo da Gesù Cristo, che è la luce del mondo. Anche se non ci aspettiamo che il governo governi secondo il Vangelo, speriamo almeno che metta questo sviluppo sulla direzione giusta.


D. – La porpora che indossate sia sempre espressione della caritas Christi, dell’amore di Cristo, ha detto il Papa al Concistoro. Come mettere in pratica questa esortazione del Santo Padre nel contesto nel quale svolge la sua missione, la sua azione pastorale?


R. – Sì, il Santo Padre ancora oggi dice che come la Madonna, dopo aver ricevuto quel bell’annuncio, si è messa subito a lavorare, a fare del bene ed è andata a servire la sua parente Elisabetta, così anche noi. La sua Enciclica “Dio è carità” ha le due parti. Dopo aver goduto la carità, che è Dio, diventiamo anche noi carità. In Cina c’è un campo enorme per esercitare questa carità, perché, come dicevo, la Cina è ancora abbastanza povera. Ci sono molti poveri in Cina. E la Chiesa si è sempre distinta per opere di generosità verso i più deboli.


D. – Giovanni Paolo II ha definito l’Asia “Il nostro comune compito per il terzo millennio”. Benedetto XVI sembra proprio in sintonia con il suo predecessore. Lo vediamo anche dalla scelta dei tre nuovi porporati asiatici. Una sua riflessione…


R. – L’Asia è una realtà molto complessa, ma certamente, con una popolazione così numerosa, l’Asia nel nuovo secolo avrà un’importanza sempre più crescente e allora spero che veramente tutti ascoltino l’invito del Santo Padre, si interessino per conoscere questa Asia così varia per cultura, per situazioni sociali e poi con la generosità evangelica vengano sempre più in contatto, per un aiuto vicendevole, perché il mondo cresca, ma sempre nella direzione della pace e dell’armonia.
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Ma veniamo alle affermazioni dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati: intervistato da alcuni mezzi di comunicazione di Hong Kong il presule commenta la scelta di Benedetto XVI di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun. Il Servizio di Alessandro Gisotti. RealAudioMP3

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La scelta di elevare alla dignità cardinalizia il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun, è il “segno dello speciale affetto che Benedetto XVI prova per tutta la popolazione cinese”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per il Rapporti con gli Stati in un’intervista alla I-Cable TV di Hong Kong. “Nel creare cardinale il vescovo di Hong Kong – ha aggiunto il presule – il Papa confida che tale gesto verrà compreso correttamente e, in qualche modo, ricambiato”. A proposito dei rapporti tra Pechino e la Santa Sede, mons. Lajolo ha innanzitutto evidenziato che i “cattolici cinesi non si sentono meno cinesi per il fatto di essere cattolici”, anche se ovviamente “non si può essere cattolici se non si è in comunione con il Papa”. Quindi, ha affermato che qualora “potessero essere stabilite relazioni aperte e stabili tra il governo cinese e la Santa Sede, ogni tensione potrebbe essere conseguentemente superata senza ambiguità”.


La Santa Sede, ha detto ancora l’arcivescovo Lajolo, “ha sempre espresso con chiarezza cosa chiede e cosa è pronta a concedere”. Come anche “ciò a cui non può rinunciare” per “rimanere fedele a se stessa”. “Secondo la nostra opinione – ha aggiunto – il tempo è maturo”. Le autorità della Repubblica popolare cinese, non possono “ignorare le aspettative della propria popolazione così come i segni dei tempi”. E sullo stesso argomento, l’arcivescovo Lajolo ha concesso anche un’intervista al giornale South China Morning Post di Hong Kong. Il presule ha rivelato “contatti non ufficiali” con il governo di Pechino che, ha detto, mostrano “una attitudine di apertura piuttosto che di chiusura” da parte cinese. Negoziati “con alti e bassi”, ha riconosciuto, ma “che non sembrano essere stati senza frutto”.


A proposito di un possibile viaggio in Cina di Benedetto XVI, prima dei Giochi Olimpici del 2008, il presule ha dichiarato che il Papa “sarebbe sicuramente molto felice di visitare” il Paese asiatico. E ciò per “mostrare il suo amore paterno nei confronti di vescovi, sacerdoti e fedeli che hanno testimoniato e continuano a testimoniare una profonda e spesso sofferta fedeltà al Successore di Pietro”. Tuttavia, ha proseguito, “dovranno prima esserci le oggettive necessarie condizioni e un invito da parte del governo” cinese.


Tornando sul significato dell’elevazione alla porpora cardinalizia del vescovo di Hong Kong, mons. Lajolo ha ribadito che “la vivacità intellettuale” del nuovo porporato “dovrebbe costituire un esempio per abbattere quei muri di pregiudizio e paura nei confronti della Chiesa cattolica, totalmente ingiustificati, ma ancora presenti in alcuni settori”. Nell’intervista, il presule si è infine soffermato sul tema cruciale della libertà religiosa. “Ci sono – ha constatato – segni contraddittori che arrivano dalla Cina. Abbiamo l’impressione che le massime autorità hanno intenzione di regolarizzare le relazioni, ma a livello intermedio c’è chi rema contro”. La libertà religiosa, ha ribadito, “è un diritto umano fondamentale” e per questo “non può sottostare ad alcuna limitazione” da parte delle autorità politiche.
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