Mons. Lajolo: contatti non ufficiali tra Pechino e Santa Sede. Intervista con il nuovo
cardinale di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun
(26 marzo 2006 - RV) Un gesto di amore per il popolo cinese: questo, secondo l’arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, il significato profondo
della scelta di Benedetto XVI di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Joseph
Zen Ze-kiun. Una lettura che trova d’accordo lo stesso neoporporato cinese, intervistato
da Alessandro Gisotti in occasione di una visita alla nostra emittente, all’indomani
del Concistoro:
**********
R. – Certamente non è per nessuna mia qualità speciale, ma il Santo Padre vuol
bene ai cattolici in Cina e a tutto il popolo cinese.
D. – La Santa Sede spera
di migliorare le relazioni diplomatiche con Pechino. Cosa potrà fare ora il cardinale
Zen Ze-kiun per questo obiettivo tanto auspicato dai cristiani cinesi?
R. –
E’ un obiettivo desiderato da tutti, ma ciascuno potrà contribuire un poco. Io penso
che il Santo Padre voglia servirsi della mia esperienza in Cina e vorrà sentire certe
informazioni, forse anche qualche suggerimento, da parte nostra. Ora, non so se potrò
fare qualcosa, anche per diretto colloquio con le autorità, a Pechino. Io avrei gran
desiderio, perché penso che conoscendo bene la Chiesa dal di dentro posso spiegare
ai nostri dirigenti come sia la Chiesa. Ho paura che abbiano molte concezioni sbagliate,
infatti, o arretrate. Sarà mio piacere poter spiegare.
D. – Gli osservatori
internazionali sono concordi nel definire la Cina la nuova potenza del XXI secolo,
una potenza che è soprattutto economica. Cosa può dire, dunque, Cristo alla Cina di
oggi?
R. – Potenza, la Cina, non lo è ancora. Anche se l’economia fa grandi
progressi, a paragone con altri è ancora abbastanza indietro. Certamente ha la potenzialità.
La direzione che prenderà questo sviluppo influirà non solo sulla Cina, ma su tutta
l’Asia e su tutto il mondo. C’è, quindi, veramente da sperare che sia una buona direzione.
Ora, la buona direzione viene solo da Gesù Cristo, che è la luce del mondo. Anche
se non ci aspettiamo che il governo governi secondo il Vangelo, speriamo almeno che
metta questo sviluppo sulla direzione giusta.
D. – La porpora che indossate
sia sempre espressione della caritas Christi, dell’amore di Cristo, ha detto il Papa
al Concistoro. Come mettere in pratica questa esortazione del Santo Padre nel contesto
nel quale svolge la sua missione, la sua azione pastorale?
R. – Sì,
il Santo Padre ancora oggi dice che come la Madonna, dopo aver ricevuto quel bell’annuncio,
si è messa subito a lavorare, a fare del bene ed è andata a servire la sua parente
Elisabetta, così anche noi. La sua Enciclica “Dio è carità” ha le due parti. Dopo
aver goduto la carità, che è Dio, diventiamo anche noi carità. In Cina c’è un campo
enorme per esercitare questa carità, perché, come dicevo, la Cina è ancora abbastanza
povera. Ci sono molti poveri in Cina. E la Chiesa si è sempre distinta per opere di
generosità verso i più deboli.
D. – Giovanni Paolo II ha definito l’Asia
“Il nostro comune compito per il terzo millennio”. Benedetto XVI sembra proprio in
sintonia con il suo predecessore. Lo vediamo anche dalla scelta dei tre nuovi porporati
asiatici. Una sua riflessione…
R. – L’Asia è una realtà molto complessa,
ma certamente, con una popolazione così numerosa, l’Asia nel nuovo secolo avrà un’importanza
sempre più crescente e allora spero che veramente tutti ascoltino l’invito del Santo
Padre, si interessino per conoscere questa Asia così varia per cultura, per situazioni
sociali e poi con la generosità evangelica vengano sempre più in contatto, per un
aiuto vicendevole, perché il mondo cresca, ma sempre nella direzione della pace e
dell’armonia. **********
Ma veniamo alle affermazioni dell’arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati: intervistato da alcuni
mezzi di comunicazione di Hong Kong il presule commenta la scelta di Benedetto XVI
di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun. Il Servizio di Alessandro
Gisotti.
********** La
scelta di elevare alla dignità cardinalizia il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun,
è il “segno dello speciale affetto che Benedetto XVI prova per tutta la popolazione
cinese”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano
per il Rapporti con gli Stati in un’intervista alla I-Cable TV di Hong Kong. “Nel
creare cardinale il vescovo di Hong Kong – ha aggiunto il presule – il Papa confida
che tale gesto verrà compreso correttamente e, in qualche modo, ricambiato”. A proposito
dei rapporti tra Pechino e la Santa Sede, mons. Lajolo ha innanzitutto evidenziato
che i “cattolici cinesi non si sentono meno cinesi per il fatto di essere cattolici”,
anche se ovviamente “non si può essere cattolici se non si è in comunione con il Papa”.
Quindi, ha affermato che qualora “potessero essere stabilite relazioni aperte e stabili
tra il governo cinese e la Santa Sede, ogni tensione potrebbe essere conseguentemente
superata senza ambiguità”.
La Santa Sede, ha detto ancora l’arcivescovo
Lajolo, “ha sempre espresso con chiarezza cosa chiede e cosa è pronta a concedere”.
Come anche “ciò a cui non può rinunciare” per “rimanere fedele a se stessa”. “Secondo
la nostra opinione – ha aggiunto – il tempo è maturo”. Le autorità della Repubblica
popolare cinese, non possono “ignorare le aspettative della propria popolazione così
come i segni dei tempi”. E sullo stesso argomento, l’arcivescovo Lajolo ha concesso
anche un’intervista al giornale South China Morning Post di Hong Kong. Il presule
ha rivelato “contatti non ufficiali” con il governo di Pechino che, ha detto, mostrano
“una attitudine di apertura piuttosto che di chiusura” da parte cinese. Negoziati
“con alti e bassi”, ha riconosciuto, ma “che non sembrano essere stati senza frutto”.
A
proposito di un possibile viaggio in Cina di Benedetto XVI, prima dei Giochi Olimpici
del 2008, il presule ha dichiarato che il Papa “sarebbe sicuramente molto felice di
visitare” il Paese asiatico. E ciò per “mostrare il suo amore paterno nei confronti
di vescovi, sacerdoti e fedeli che hanno testimoniato e continuano a testimoniare
una profonda e spesso sofferta fedeltà al Successore di Pietro”. Tuttavia, ha proseguito,
“dovranno prima esserci le oggettive necessarie condizioni e un invito da parte del
governo” cinese.
Tornando sul significato dell’elevazione alla porpora
cardinalizia del vescovo di Hong Kong, mons. Lajolo ha ribadito che “la vivacità intellettuale”
del nuovo porporato “dovrebbe costituire un esempio per abbattere quei muri di pregiudizio
e paura nei confronti della Chiesa cattolica, totalmente ingiustificati, ma ancora
presenti in alcuni settori”. Nell’intervista, il presule si è infine soffermato sul
tema cruciale della libertà religiosa. “Ci sono – ha constatato – segni contraddittori
che arrivano dalla Cina. Abbiamo l’impressione che le massime autorità hanno intenzione
di regolarizzare le relazioni, ma a livello intermedio c’è chi rema contro”. La libertà
religiosa, ha ribadito, “è un diritto umano fondamentale” e per questo “non può sottostare
ad alcuna limitazione” da parte delle autorità politiche. **********