L’importanza del lavoro per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società:
il Papa parla di San Giuseppe alla Messa e all’Angelus. Un pensiero ai 500 anni dei
Musei Vaticani
(19 marzo 2006 -RV) “Il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo
e per lo sviluppo della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato
e svolto nel pieno rispetto dell’umana dignità e al servizio del bene comune”. Così
Benedetto XVI nell’omelia alla Messa stamane in Vaticano. Messa che ha unito la meditazione
dei testi liturgici della terza domenica di Quaresima al ricordo di San Giuseppe.
All’Angelus il Papa ha ricordato la figura di San Giuseppe spiegando che la solennità
liturgica viene posticipata a domani e pregando perché “protegga i lavoratori di tutto
il mondo”. Il servizio di Fausta Speranza
********** L’attività
lavorativa deve servire al vero bene dell’umanità, permettendo “all’uomo come singolo
o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”
: il Papa sottolinea queste parole della Gaudium et spes, dopo aver spiegato che
il ricordo di San Giuseppe porta il pensiero al lavoro “condizione originaria dell’uomo”.
E a questo proposito afferma:
“La Chiesa ha sempre mostrato, specialmente
nell’ultimo secolo, attenzione e sollecitudine per questo ambito della società, come
testimoniano i numerosi interventi sociali del Magistero e l’azione di molteplici
associazioni di ispirazione cristiana”.
Associazioni che il Papa saluta dicendosi
lieto di sapere che tante sono presenti alla Messa in rappresentanza dell’intero mondo
dei lavoratori. E proprio guardando al mondo del lavoro, Benedetto XVI sottolinea
che sono necessari la qualificazione tecnica e professionale, un ordine sociale giusto
e attento al bene di tutti, ma non solo:
“Occorre vivere una spiritualità
che aiuti i credenti a santificarsi attraverso il proprio lavoro, imitando san Giuseppe,
che ogni giorno ha dovuto provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue
mani e che per questo la Chiesa addita quale patrono dei lavoratori”.
La testimonianza
di San Giuseppe – aggiunge il Papa – “mostra che l’uomo è soggetto e protagonista
del lavoro”.
“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi
nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa
crisi occupazionale”.
“Al tempo stesso, - avverte Benedetto XVI - è indispensabile
che l’uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di
trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”. E ricorda che nella Bibbia
si legge: “sei giorni faticherai e farai ogni lavoro; ma il settimo giorno è il sabato
in onore del Signore, tuo Dio” (Es 20, 8-9). Si tratta di un passo del Libro dell’Esodo
che comprende anche il racconto della consegna a Israele del Decalogo dei comandamenti
da parte di Dio. Pagina letta proprio alla Celebrazione eucaristica. E il Papa nell’omelia
definisce il Decalogo “una conferma della libertà conquistata”. “I comandamenti, -
spiega - a guardarli in profondità, sono il mezzo che il Signore ci dona per difendere
la nostra libertà sia dai condizionamenti interni delle passioni che dai soprusi esterni
dei malintenzionati. I ‘no’ dei comandamenti sono altrettanti ‘sì’ alla crescita di
un’autentica libertà”. c’è da dire che il Papa rivolge un particolare saluto a
mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della Commissione Episcopale Italiana
per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace e dice: “si è fatto interprete
dei comuni sentimenti e mi ha rivolto cortesi espressioni augurali per la mia festa
onomastica. Gliene sono vivamente grato”. Mons Miglio, nel suo intervento prima
dell’Omelia, ricorda che il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II “non solo ci ha lasciato
un ricco insegnamento sul lavoro e sul ruolo centrale della persona umana nel mondo
del lavoro specialmente con le tre Encicliche - Laborem Exercens, Sollicitudo Rei
Socialis, Centesimus Annus – ma si è fatto egli stesso catechista instancabile della
dottrina sociale della Chiesa nei numerosi pellegrinaggi del 19 marzo”, incontrando
i lavoratori dell’industria, della campagna e di vari altri settori, condividendo
con loro problemi e difficoltà, nella preghiera e nella vicinanza fraterna e solidale.
E ringrazia Benedetto XVI per “aver voluto continuare in questo giorno la bella tradizione
seguita dal Suo predecessore”, incontrando rappresentanze del mondo del lavoro. E
mons. Miglio ricorda i vari interventi di Benedetto XVI in cui “ebbe a sottolineare
con forza che la questione del lavoro è oggi al centro di cambiamenti rapidi e complessi,
e che al nuovo e inedito risvolto della questione sociale è connessa la tutela della
vita, nuova frontiera della questione sociale, evidenziando anche il rapporto tra
giustizia e carità che costituiscono due aspetti inseparabili dell’unico impegno
sociale del cristiano”. Mons. Miglio ricorda dunque “le fatiche e le ansie di tanti
lavoratori, specialmente dei giovani, che vedono davanti a sé un futuro incerto, e
di tante famiglie, spesso pesantemente condizionate dalle difficoltà derivanti dalla
mancanza di lavoro o da un lavoro poco rispettoso delle esigenze della famiglia stessa
e della persona”.
E torniamo alla figura di San Giuseppe di cui il
Papa parla anche all’Angelus invitando a “soffermarsi con venerazione” sulla figura
dello sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Ricorda che “riveste nella
storia della salvezza un’importanza fondamentale”. E spiega che dall’esempio di San
Giuseppe viene “un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito
che la Provvidenza ci ha assegnato”. “Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia,
e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa,
- sottolinea - coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo
la grande e non facile missione educativa”.
Nel saluto dopo la preghiera mariana,
il pensiero alla ricorrenza di un’istituzione vaticana che – dice Benedetto XVI –
offre “un importante contributo alla missione della Chiesa”:
“Ricorre quest’anno
il V centenario dei Musei Vaticani, che l’amato mio Predecessore Giovanni Paolo II
ha definito ‘una delle più importanti porte della Santa Sede aperte sul mondo’”.
Tra
i saluti nelle varie lingue, il pensiero ai fedeli provenienti da Ca’ Savio, Rosìa
e Torri, Villa Fastiggi di Pesaro e Foligno. Saluto inoltre i partecipanti al corso
di Dottrina Sociale della Chiesa organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus Pro
Pontifice, come pure i Coristi e Fisarmonicisti del Canton Ticino, il Comitato Ecumenico
per le Comunicazioni Sociali, il Club “Vecchia 500” di Chiari e il Centro Turistico
ACLI di Pordenone. **********
E con la preghiera nel cuore che il Papa
stesso ha ispirato con tutte le sue parole di oggi, rivolgiamo, a nome di tutta la
famiglia della Radio Vaticana, i più affettuosi auguri a Benedetto XVI: ha ricevuto
al battesimo il nome di Joseph, restando così legato alla figura di San Giuseppe di
cui ci ha ricordato tutta l’importanza.