2006-03-18 15:10:27

L'incontro in Vaticano degli Osservatori permanenti della Santa Sede: intervista con mons. Lajolo


(20 marzo 2006 - RV) La Santa Sede, con i suoi rappresentanti, gioca un ruolo “fondamentale” in seno alle Organizzazioni internazionali nel promuovere la pace e la giustizia e nel tutelare la vita e i diritti dell’uomo da ogni forma di arbitrio. Lo ha affermato sabato scorso Benedetto XVI nell’udienza concessa questa mattina ai rappresentanti presso i 14 Organismi internazionali in cui la Santa Sede è oggi accreditata. L’incontro con il Papa ha concluso una riunione di due giorni - il 17 e il 18 marzo - durante la quale gli osservatori vaticani si sono confrontati con i vertici della Segreteria di Stato e di alcuni dicasteri pontifici. In particolare – informa un comunicato - gli argomenti di dibattito hanno riguardato la collaborazione della Santa Sede con le organizzazioni cattoliche o di ispirazione cattolica, che operano all’interno delle organizzazioni internazionali intergovernative, e l’evoluzione del concetto dei diritti umani. La sintesi dell’intervento di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

Sull’incontro in Vaticano degli Osservatori permanenti della Santa Sede Giovanni Peduto ha intervistato l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati:
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D. – Mons. Lajolo, innanzitutto, quanti sono oggi gli Osservatori Permanenti della Santa Sede?


R. - Gli Osservatori Permanenti della Santa Sede, ossia i Rappresentanti Pontifici presso le Organizzazioni internazionali governative, di cui la Santa Sede non è membro, sono oggi 8. Rappresentano la Santa Sede presso 14 enti internazionali. Ad essi bisognerebbe aggiungere il Nunzio Apostolico presso le Comunità Europee, con sede a Bruxelles.


D. – Come sono sorti?


R. - Essi sono sorti dopo la seconda guerra mondiale, su sollecitazione di Stati membri delle stesse Organizzazioni, attenti alla dimensione morale dei problemi internazionali, per i quali la Santa Sede può offrire un contributo specifico. La Santa Sede, per la natura stessa internazionale della Chiesa Cattolica, non poteva e non può disinteressarsi del ruolo crescente che le medesime organizzazioni internazionali sono andate assumendo nel mondo contemporaneo.


D. - Quale contributo danno gli Osservatori Permanenti?


R. - Nel breve ma denso discorso che Benedetto XVI ha rivolto loro al termine dei lavori, il Papa ha accennato al “contributo fondamentale” che essi danno al “rispetto dei diritti umani e del bene comune e pertanto all’autentica libertà e alla giustizia”. Il Papa ha anche rilevato che essi partecipano “con autorevolezza alla responsabilità profetica della Chiesa, che intende continuare a levare la sua voce in difesa dell’uomo, anche quando la politica degli Stati o la maggioranza dell’opinione pubblica si muovono in direzione contraria”.


D. – Più concretamente in cosa consiste la loro attività?


R. - Più in concreto, attraverso i loro contatti e le notizie di cui essi per la loro posizione vengono in possesso, come anche attraverso i documenti che essi hanno l’opportunità di far circolare, o le dichiarazioni che possono emettere in diverse sedi, gli Osservatori Permanenti della Santa Sede ne portano a conoscenza la posizione su diversi problemi in discussione, insieme con le ragioni che la motivano. È un’attività che esige acutezza di analisi, prontezza di intervento e grande tatto.


D. - Qual è stato lo scopo di questo incontro?


R. - Nel Congresso delle Organizzazioni Cattoliche internazionali, che ha avuto luogo a Gerusalemme nel novembre 2005, i rappresentanti delle stesse Organizzazioni hanno manifestato l’esigenza di un loro migliore coordinamento con la Santa Sede ed in particolare il desiderio di diverse ONG cattoliche – cioé organizzazioni non governative cattoliche accreditate presso Organizzazioni internazionali – di entrare in una più attiva collaborazione con gli Osservatori Permanenti della Santa Sede. In risposta a tale richiesta un primo scopo dell’incontro degli Osservatori Permanenti è stato proprio quello di esaminare questo tema: come favorire ed ulteriormente sollecitare la collaborazione delle ONG cattoliche.


D. – C’è stato qualche altro obiettivo specifico?


R. - Un secondo scopo è stato quello di esaminare lo sviluppo dei diritti dell’uomo, dei concetti stessi e quindi dei contenuti che ad essi si dà in seno alle Organizzazioni internazionali. Di fatto essi sono oggi soggetti a sviluppi, talvolta promossi con molta spregiudicatezza da parti interessate, che ad avviso della Santa Sede costituiscono piuttosto un’involuzione in materia, con gravi pericoli per l’individuo e la società umana.


D. - Cosa è emerso?


R. - Lo scambio di opinioni ha permesso tra l’altro di rilevare l’apporto che le varie Conferenze Episcopali potrebbero dare alla formazione ed al rafforzamento delle ONG di ispirazione cattolica, perché esse, pur agendo a nome proprio, possano operare in maggiore sintonia con l’azione dei Rappresentanti Pontifici. Le ONG, in quanto riflettono esigenze ed idee della base sociale, sono espressione di una dinamica democratica alla quale le Organizzazioni internazionali sono sensibili, e di cui desiderano quindi tenere conto. Le ONG cattoliche – vorrei sottolineare – sono l’espressione dell’impegno apostolico dei laici come aventi una propria responsabilità nel popolo di Dio in favore dell’animazione cristiana della società. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et spes, dedica un paragrafo espressamente ala partecipazione dei cristiani alle istituzioni internazionali e dichiara: “una forma eccellente d'impegno per i cristiani in campo internazionale è l'opera che si presta, individualmente o associati, all'interno degli istituti già esistenti o da costituirsi, con il fine di promuovere la collaborazione tra le nazioni”.


D. – E per quanto concerne i diritti umani?


R. - Quanto al tema dei diritti umani si sono potute focalizzare alcune problematiche, sia circa le priorità della nostra attenzione, sia circa la maniera migliore per far comprendere il carattere sempre positivo-propositivo delle prese di posizione della Santa Sede.


D. - In questo delicato momento internazionale quali sono le principali sfide dell'attività diplomatica della Santa Sede?


R. - I Rappresentanti Pontifici svolgono la loro attività diplomatica in totale sintonia con il Santo Padre, che appunto “rappresentano”. Nel citato discorso, Benedetto XVI ha parlato di “ingiustizie dai molti volti” e ne ha citato ad esempio due: primo, “il volto del disinteresse o del disordine, che giunge a ledere la struttura di quella cellula originale della società, che è la famiglia”; e secondo, “il volto della prepotenza e dell’arroganza, che può arrivare fino all’arbitrio, mettendo a tacere chi non ha voce o non ha forza per farla udire, come avviene nel caso dell’ingiustizia, che oggi è forse la più grave, ossia quella che sopprime la vita umana nascente”. Ecco due priorità chiaramente delineate: la famiglia e la vita nascente.


D. - Accanto a questi due momenti, vi sono altre sfide?


R. - Vi sono altre sfide non secondarie, come per esempio quelle della fame e della sete nel mondo. L’Osservatore Romano del 19 marzo, che ha riportato il citato discorso del Santo Padre, riportava pure l’ampio contributo della Santa Sede al IV Forum mondiale sull’acqua, in corso a Città del Messico.


D. - Che giudizio dare del “Consiglio ONU” per i diritti umani appena varato?


R. - Il Consiglio dell’ONU per i diritti umani costituisce un naturale sviluppo della Commissione per i Diritti Umani, che ha sede a Ginevra. Di per sé va giudicato come uno sviluppo positivo, perché testimonia l’accresciuta importanza che l’ONU vuol dare al tema, aumentando l’autorevolezza dell’organo competente a trattarne. Ma, tale Consiglio è solo uno strumento: tutto dipenderà dal lavoro e dalle intese che raggiungeranno i 47 stati membri che lo compongono, durante il loro mandato triennale. Ma non pochi di tali paesi danno dei diritti umani interpretazioni riduttive, mentre altri vogliono includere tra i diritti umani fondamentali anche diritti che tali non sono. La Santa Sede auspica che il lavoro del nuovo Consiglio, certamente necessario, possa essere fruttuoso. Naturalmente, esso sarà seguito dagli Osservatori Permanenti con aderente attenzione.
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