Cipro Nord: proseguono saccheggio e distruzione di chiese e monasteri
(14 marzo 2006 - RV) Nella parte Nord dell’isola di Cipro, quella sotto occupazione
turca da oltre trent’anni, chiese e monasteri continuano ad essere saccheggiati e
distrutti, mentre procede inesorabile il processo di islamizzazione. Questa realtà,
così poco conosciuta, viene denunciata in un reportage realizzato dall’inviato speciale
del quotidiano Avvenire, Luigi Geninazzi. Il giornalista racconta questo “triste pellegrinaggio”
che “ad ogni tappa aumenta sdegno e incredulità, una via dolorosa che ripercorre i
luoghi della memoria cristiana a rischio di sparizione”. Un’esperienza che Luigi Geninazzi
ripercorre al microfono di Alessandro Gisotti: ********** R.
– Quello che più mi ha colpito è che questa situazione, delle chiese cristiane distrutte,
saccheggiate, trasformate in ristoranti o in moschee non è semplicemente una cosa
che risale a 30 anni fa quando, come sappiamo, c’è stata una guerra, c’è stato l’intervento
militare turco nell’isola di Cipro nel 1974; è qualcosa che continua tuttora, e quindi
è qualcosa di estremamente preoccupante. Io ho visto delle chiese che adesso si stanno
trasformando in hotel o in moschee: quindi è una situazione che va avanti. D. –
Come viene valutata anche negli incontri che hai avuto con le autorità turche presenti
nella parte Nord di Cipro, questa situazione? R. – Diciamo che, formalmente, si
tratta di una Repubblica indipendente che però è riconosciuta solo dalla Turchia,
la Repubblica – appunto, cosiddetta – turca del Nord di Cipro. Parlando con i rappresentanti
del governo di questa Repubblica, emerge un certo disagio e soprattutto loro dicono
che c’è una difficile situazione economica e che non è possibile riparare, ristrutturare
queste chiese. Solo tre o quattro chiese sono state ristrutturate in condizioni abbastanza
dignitose, ma ce ne sono circa 500 che sono invece in queste condizioni disastrate.
Su questo non c’è stata alcuna pressione, è un argomento che non viene posto in agenda,
nei complicati negoziati che si sono aperti tra l’Unione Europea e il governo di Ankara. D.
– Come vive la comunità cristiana questa realtà, questa islamizzazione che non è il
retaggio del conflitto di 30 anni fa, ma che continua tuttora? R. – Da parte della
Chiesa ortodossa si insiste molto su questo aspetto. Questo problema delle chiese
è ormai dentro una situazione di contrasto che è sempre più duro. Sembra incredibile,
ma dopo 32 anni di separazione non si vedono ancora spiragli per una possibile unificazione.
Un’unificazione che sembrava vicina due anni fa con un referendum, sul piano di Kofi
Annan, che però in effetti penalizzava molto la comunità greco-cipriota. Non dimentichiamo
che la Turchia non riconosce la Repubblica di Cipro: già questa è una grande contraddizione,
perché allo stesso tempo chiede di entrare in un ‘club’, quello dell’Unione Europea,
dove è già entrata e dove c’è un membro che si chiama Cipro. Quindi, anche questa
è una cosa abbastanza paradossale: che uno chieda di entrare in un club ma non voglia
riconoscere uno dei membri già presenti in questo club. Per noi credenti, è un elemento
di grande tristezza, perché si vede come c’è una situazione, direi, proprio di barbarie
contro i luoghi di culto cristiani che io pensavo non esistesse più, che si fosse
fermata quattro-cinque secoli fa. **********