2006-03-06 14:26:24

“Una svolta per il Congo”: così i vescovi del Paese africano guardano alle elezioni di giugno dopo i recenti sviluppi politici. La dichiarazione del Comitato permanente dei presuli


(6 marzo 2006 - RV) “Alziamoci e costruiamo!”: è questo il significativo titolo della Dichiarazione del Comitato permanente dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo, pubblicato nei giorni scorsi, in un periodo particolarmente importante per la vita politica e sociale del Paese africano. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

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“Una svolta decisiva per il Congo; un appuntamento decisivo con la storia”: sono tra le espressioni usate dai vescovi che manifestano tutta la speranza che si possa arrivare ad un “Congo nuovo”. Cruciale il prossimo voto previsto a giugno. Fa seguito al recente referendum costituzionale da considerarsi – dicono – “tappa importante per dotare il Paese di nuove strutture”, ma anche come una circostanza per la quale felicitarsi con il popolo, vista la mobilitazione. Una mobilitazione che rivela che “la cultura democratica si sta costruendo”. E i presuli ricordano altri momenti importanti della vita politica recente: la promulgazione da parte del Capo dello Stato della Costituzione della Terza Repubblica e l’approvazione della legge elettorale in Parlamento. Ora è la prospettiva dell’appuntamento con le urne per elezioni presidenziali e legislative a dare al Paese, secondo i vescovi, “nuovo slancio”.


Se tutto ciò è motivo di speranza, non si può tacere però sulle “difficoltà con le quali devono fare i conti giornalmente i congolesi, il profondo malessere che permane e un’impazienza evidente”. “L’insicurezza – affermano – continua a costituire una minaccia per il processo di pace”. E qui si fanno forti e coraggiose le denunce: “Noi deploriamo – scrivono i vescovi – il considerevole ritardo nella formazione di un esercito unificato e repubblicano”. Per poi parlare di “un esercito mal pagato e mal equipaggiato che, invece di contribuire alla pace e alla sicurezza, abusa della sua forza e diventa una minaccia per i cittadini che dovrebbe proteggere”. “Questo – riconoscono i presuli – non è presagio di un buon svolgimento delle elezioni”. Sul piano politico, un motivo di rincrescimento: l’insufficiente sensibilizzazione della popolazione al progetto della Costituzione, la mancanza di un dibattito di fondo; l’assenza quasi totale dei partiti politici e di loro testimoni negli uffici di voto all’epoca del referendum costituzionale. E non è tutto, a preoccupare è “l’esasperazione di frantumazioni etniche con la rinascita di partiti politici che si definiscono oriundi o non oriundi”; ad essere stigmatizzata è la violenza verbale nei discorsi di leader politici.


C’è poi anche un suggerimento di carattere molto concreto: la Commissione elettorale indipendente prevedi di cominciare il processo elettorale dalle elezioni legislative e presidenziali per concludere in seguito con il voto locale. I vescovi del Congo vorrebbero che il processo fosse inverso perché – spiegano – si tratta di fondare una democrazia nascente.


Sul piano sociale, senza mezzi termini, i presuli parlano di una delle più gravi crisi umanitarie dopo la seconda guerra mondiale e affermano che alla “classe politica del Congo si deve imputare la parte maggiore delle grandi responsabilità per la cattiva gestione della realtà sociale”. La storia è poi storia di dittature e guerre a ripetizione, che hanno significato mancanza di rispetto per la persona e per la sua dignità. Da qui, l’impoverimento del Paese e del popolo e il disastroso divario tra l’opulenza di pochi e la situazione degli altri che vivono di vane promesse. Tra le piaghe sociali, l’AIDS.


Tra le sfide perché davvero il futuro porti ad una svolta, c’è l’impegno alla scolarizzazione di tutta la gioventù. E a questo proposito una precisazione significativa: i vescovi ribadiscono la decisione di sopprimere la pratica secondo la quale i genitori assolvono l’incarico di insegnanti. E poi chiedono allo Stato di cogliere il momento di contatti e dialogo per procedere effettivamente alla restituzione alla Chiesa cattolica dell’Università di Kinshasa, ex Università Lovanium che è stata statalizzata nel 1971. Ai candidati alle elezioni, la raccomandazione “dell’astenersi dall’attizzare odio e divisione tra la popolazione per interessi egoistici”.

In definitiva l’auspicio che “lo Stato congolese assuma pienamente le sue responsabilità davanti alla storia”, nella consapevolezza della “ricchezza del Paese, non solo in termini di potenzialità naturali ma anche e soprattutto in risorse umane”.
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