Benedetto XVI alla Conferenza sul microcredito: la povertà si sconfigge con la cultura
della solidarietà
(28 febbraio 2006 - RV) Un “rinnovato impegno per la promozione della cultura della
solidarietà ispirata ai valori evangelici” è l’auspicio e l’incoraggiamento che
Benedetto XVI, tramite un telegramma a firma del Segretario di Stato, cardinale Angelo
Sodano, ha fatto pervenire ai partecipanti alla Conferenza internazionale organizzata
dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e conclusasi oggi su “Microcredito
e lotta alla povertà”.
La giornata conclusiva, dopo la tavola rotonda di ieri
pomeriggio con la presentazione di diverse esperienze sul fronte dei finanziatori,
ha offerto stamani uno spaccato dei risultati raggiunti dal microcredito da parte
di gruppi ecclesiali operanti nel settore, con la partecipazione di personalità africane,
mediorientali, americane, asiatiche ed europee. Ne è scaturita l’affermazione che
l’accesso al credito è oggi una imprescindibile esigenza di giustizia e, come al tempo
in cui sorsero nel Quattrocento ad opera dei francescani le prime istituzioni creditizie
a favore dei più poveri, così anche oggi bisogna inventare nuove possibilità di accesso
al credito per chi ne è normalmente escluso in ambito bancario. Le testimonianze provenienti
da vari Paesi, dall’Etiopia al Rwanda, dal Perù all’India, dalla Cambogia alla Germania
e all’Italia, hanno indicato nel microcredito – pur con limiti e rischi da tenere
presenti – una delle chiavi importanti per sostenere lo sviluppo, dando un reale
contributo al raggiungimento del più ambizioso degli obiettivi del Millennio: la
riduzione della povertà nel mondo.
Illustrando la prospettiva morale del
tema oggetto della Conferenza, la prof.ssa Margareth Pfeill dell’Università statunitense
Notre Dame, nell’ultima relazione del convegno, ha sottolineato l’esigenza che i programmi
di microcredito tendano allo sviluppo integrale di ciascun partecipante, la persona
che è soggetto dell’attività economica. “A questo scopo – ha detto - le iniziative
di microcredito possono al meglio realizzarsi come strumenti di finanza etica coltivando
l’ethos della solidarietà, uno spirito di condivisione dei beni della creazione e
le proprie capacità in risposta di gratitudine agli abbondanti frutti dell’amore di
Dio, facendo sì che l’amore dia forma alle esigenze di giustizia in attuazione del
bene comune”.
Nelle osservazioni conclusive, il presidente del Pontificio
Consiglio, cardinale Renato Martino, definendo la Conferenza “una stimolante esperienza
ricca di sfide e di salutari provocazioni”, ha sottolineato che il microcredito “va
concepito come uno strumento finanziario che deve funzionare in vista di inserire
i poveri dentro processi virtuosi di sviluppo, caratterizzati da una cultura della
partecipazione e dell’esperienza solidale del protagonismo dei poveri stessi nel dare
risposte adeguate ai loro problemi”. Di qui la necessità di una “sinergia degli strumenti
e di una più dinamica operatività tra le iniziative della cooperazione internazionale,
dentro uno cultura caratterizzata dalla solidarietà e dalla sussidiarietà”. Il porporato
ha anche messo in guardia dal “rischio, né lontano né irreale, che il microcredito
venga considerato da alcuni come una ghiotta opportunità di allargare i propri mercati
finanziari, guidati unicamente dall’idea della massimizzazione del profitto”. I cattolici
dovranno pertanto essere in prima linea in quella “fantasia della carità”, sociale,
economico-finanziaria e politica, capace di sostenere ciò che la corrente razionalità
finanziaria considera una specie di contraddizione: la bancabilità dei non bancabili.