CROAZIA/BOSNIA: IL CARDINALE PULJIC INCONTRA IL PREMIER CROATO SANADER
ZAGABRIA, 18 gen. - “Noi croati della Bosnia-Erzegovina non cerchiamo alcun privilegio,
ma vogliamo pari diritti per le tre nazioni bosniache. Il mio timore è tuttavia che
le modifiche che si vogliono apportare alla Costituzione bosniaca [fissata dagli Accordi
di Dayton del 1995, ndr] possa fare diventare i croati della Federazione cittadini
di serie B. Ci aspettiamo pertanto che la Repubblica di Croazia, come firmataria degli
Accordi di Dayton, faccia sentire la sua voce a tutela dei diritti dei croati di Bosnia”.
E’ quanto si legge in una dichiarazione del cardinale arcivescovo di Sarajevo Vinko
Puljic, al termine di un incontro, lunedì a Zagabria, con il Primo Ministro croato
Ivo Sanader. Al centro dei colloqui appunto gli ultimi sviluppi della situazione in
Bosnia-Erzegovina con riferimento alla comunità croato-bosniaca e in particolare le
attuali proposte di modifica alla Costituzione provvisoria del 1995 in vista di un
eventuale ingresso del Paese nell'Unione Europea e nella Nato. In base agli Accordi
di Dayton che posero fine alla guerra iniziata nel 1992, la Bosnia è attualmente divisa
in due entità - una musulmana-croata, la seconda serba -, con tre presidenti a rotazione
e larghe autonomie, mentre la sua gestione è affidata all'Ufficio dell'Alto rappresentante
della Comunità internazionale con pieni poteri di intervento sulle decisioni delle
istituzioni locali. Le modifiche costituzionali in discussione mirano in sostanza
ad una presidenza unica e a un governo con maggiori poteri. Esse però incontrano non
poche resistenze. Durante l’incontro con il premier croato, il cardinale Puljic ha
fatto presenti le riserve in proposito dei vescovi della Bosnia, preoccupati che le
modifiche possano penalizzare ancora una volta la comunità croato-bosniaca e ha ringraziato
il governo croato per l’aiuto sinora dato ad essa. Alla conferenza stampa seguita
all’incontro, l’arcivescovo di Sarajevo ha ricordato le difficili condizioni in cui
continuano a vivere i cattolici bosniaci, molti dei quali, a dieci anni da Dayton,
non hanno ancora potuto fare rientro nelle proprie case. (Ika – LZ)