Il Papa invia in missione nelle zone più scristianizzate del mondo oltre 200 famiglie
del Cammino Neocatecumenale
(12 gennaio 2006 - RV) Benedetto XVI ha inviato questa mattina nell’Aula Paolo VI
duecento famiglie in missione in alcune delle zone più scristianizzate del mondo nel
corso della prima udienza concessa dal Papa al Cammino Neocatecumenale. Questa esperienza
di iniziazione cristiana è presente in più di 900 diocesi del mondo, con oltre 20.000
comunità in 6.000 parrocchie. All’udienza hanno partecipato 5 cardinali e 30 vescovi,
insieme a più di 1100 presbiteri missionari formati nei 63 seminari “Redemptoris Mater”
nati in questi anni, e duemila seminaristi assieme ai loro rettori. Presenti anche
700 catechisti itineranti in tutto il mondo e i rappresentanti delle comunità neocatecumenali
di Roma: in tutto circa 10.000 persone. Il servizio di Roberto Piermarini:
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centrale dell’udienza, l’invio di oltre 200 famiglie nelle zone più povere e scristianizzate
dei cinque continenti che hanno ricevuto dal Papa un crocifisso che li accompagnerà
nella loro missione. Questi nuclei familiari inizieranno una ‘implantatio ecclesiae’
in zone dove grandi masse di persone non hanno più alcun rapporto con la Chiesa.
“E’ un compito questo, ha detto Benedetto XVI, che si colloca nel contesto della nuova
evangelizzazione nella quale gioca un ruolo quanto mai importante proprio la famiglia.
Il crocifisso che avete ricevuto sarà vostro inseparabile compagno di cammino, mentre
proclamerete con la vostra azione missionaria che solo in Gesù Cristo, morto e risorto,
c’è salvezza”.
“Di Lui sarete testimoni miti e gioiosi percorrendo in semplicità
e povertà le strade d’ogni continente, sostenuti da incessante preghiera ed ascolto
della parola di Dio e nutriti dalla partecipazione alla vita liturgica delle Chiese
particolari a cui sarete inviat”.i
“Care famiglie – ha continuato il Papa
– voi potete testimoniare con la vostra storia che il Signore non abbandona quanti
a Lui si affidano. Continuare a diffondere il Vangelo della vita”:
“In un mondo
che cerca certezze umane e terrene sicurezze, mostrate che Cristo è la salda roccia
su cui costruire l’edificio della propria esistenza e che la fiducia in lui riposta
non è mai vana”.
Benedetto XVI ha ricordato le numerose vocazioni al
sacerdozio ed alla vita consacrata nate all’interno del Cammino Neocatecumenale e
ha sottolineato che la centralità del mistero di Cristo celebrato nei riti liturgici
costituisce una via privilegiata e indispensabile per costruire comunità cristiane
vive e perseveranti. “Per questo le norme indicate nel recente documento della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti concernente la Celebrazione eucaristica
– ha detto - se osservate attentamente, possono rendere ancora più efficace l’apostolato
del Cammino Neocatecumenale in piena comunione con il Papa ed i Pastori di ogni Diocesi.
“Così facendo – ha affermato il Papa – il Signore continuerà a benedirvi con abbondanti
frutti pastorali”.
Al termine dell’udienza Benedetto XVI ha inviato anche
sette presbiteri accompagnati ciascuno da tre famiglie in diverse zone della ex-Germania
dell’Est, dell’Olanda e del sud della Francia. L’iniziatore del Cammino Neocatecumenale,
Kiko Argüello, insieme a Carmen Hernandez e Padre Mario Pezzi ha ricordato come queste
famiglie siano il frutto di un cammino di conversione:
“Siamo veramente felici.
Dio ci sostiene nella nostra missione di portare il Vangelo a tutte le genti. Noi
stiamo aprendo un cammino di iniziazione cristiana nelle parrocchie, per riscoprire
la ricchezza del Battesimo, formando comunità cristiane. La Vergine Maria ci ha detto:
‘Fate comunità come la Santa Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità
e lode, dove l’altro è Cristo’. Questo stiamo portando avanti nelle parrocchie: il
Concilio Vaticano II attraverso un cammino di iniziazione cristiana, vissuto in piccole
comunità cristiane che diano al mondo i segni che chiamano l’uomo contemporaneo alla
fede”.
A conclusione dell’udienza abbiamo raccolto la testimonianza di
alcune famiglie che stanno evangelizzando in varie parti del mondo:
R.
– La mia esperienza di missione, fatta fino ad oggi, è che Dio ha sempre provveduto.
Ci siamo sentiti accolti ed ha sempre dato, anche ai nostri figli, una parola in
risposta alla sofferenza, alla sofferenza della Croce. I bambini sono stati bravissimi
perché sono entrati in queste piccole sofferenze guardando a Cristo che li aiutava
e li sosteneva.
D. – Che cosa vi spinge a lasciare tutto e ad andare in
missione?
R. – L’aver sperimentato nella nostra vita la misericordia di
Dio, il perdono gratuito sulle nostre debolezze e sui nostri peccati. Questo ci rende
sensibili alle sofferenze di tanti fratelli che aspettano l’annuncio di una buona
notizia.
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D. – La vostra esperienza di missione -
famiglia in Israele?
R. – Quello che ci ha riempito di gioia è l’evangelizzazione
che si fa presso gli arabo-cristiani della Galilea.
D. – L’esperienza di
aver lasciato l’Italia e di essere andati in una terra completamente nuova come Israele?
R. – Sono arrivata con tanto entusiasmo, poi ho visto invece che Dio da
me voleva la fede e ho scoperto che di fede non ne avevo poi molta perché mi ribellavo
di fronte alle difficoltà, alle fatiche, a tante cose che mi succedevano. Allora ho
scoperto che il dono di essere in missione è proprio fare un incontro vero, autentico
con Dio. Le difficoltà ti mettono in crisi però ti vengono anche a dire: e adesso
che cosa fai ? L’uomo non ti aiuta, nessuno di aiuta… rimane Dio. Dio ti aiuta? Bene
allora esiste.
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D. – Un docente universitario che lascia
tutta, va in Australia, lascia l’Italia. Che cosa lo spinge a fare questo?
R.
– Soprattutto la gratitudine per il Signore che ha fatto tantissimo per me, per la
mia famiglia. Ho visto come il Signore ha cambiato tutta la mia storia, il mio matrimonio.
Io avevo un matrimonio distrutto, il Signore l’ha ricostruito. C’è voluto tempo perché
ho capito dopo molto tempo quanto il Signore aveva fatto per me, ma questo mi ha fatto
capire che quello che conta soprattutto è seguire Lui, non tanto il lavoro o altre
cose. Poi ho ritrovato anche il lavoro all’Università. Ma questo è stato una conferma
che il Signore voleva che andassimo là con tutta la famiglia.
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D. – L’esperienza della Finlandia?
R. – Noi siamo in Finlandia
da un anno e mezzo. I bambini si stanno integrando andando a scuola, con le difficoltà
che ci sono. E’ una bella esperienza. Stiamo vedendo Dio.
D. – A livello
ecumenico qual è il rapporto che avete con le altre confessioni cristiane?
R.
– Ci stiamo aprendo molto con i luterani e con gli ortodossi, con i quali il Cammino
Neocatecumenale, attraverso alcuni fratelli, ha iniziato delle catechesi e delle liturgie
della Parola insieme ai luterani e agli ortodossi nella città di Oulu. **********