Serve un sussulto di coraggio e fiducia in Dio e nell’uomo per costruire la pace:
così Benedetto XVI alla messa per la 39.ma Giornata Mondiale della Pace
(01 gennaio 2006 - RV) Un sussulto di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per
costruire la pace, nella verità: è la vibrante esortazione di Benedetto XVI nel primo
giorno dell’anno 2006, 39.ma Giornata Mondiale della Pace. Il Papa ha celebrato, stamani
nella Basilica di San Pietro, la messa per la Solennità di Maria Santissima Madre
di Dio. Proprio Maria, ha detto il Papa, ci sostiene nell’impegno a lavorare alacremente
nel “cantiere della pace”. E all’Angelus, riprendendo il tema scelto per la Giornata,
“Nella verità, la pace”, Benedetto XVI ha sottolineato che proprio chi si lascia
illuminare dallo splendore della verità, “diventa coraggioso artefice di pace”. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
Questi il
testo e la registrazione integrale dell'omelia del Papa ************************* Cari
fratelli e sorelle!
Nell’odierna liturgia il nostro sguardo continua ad essere
rivolto al grande mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, mentre, con particolare
risalto, contempliamo la maternità della Vergine Maria. Nel brano paolino che abbiamo
ascoltato (cfr Gal 4,4), l’apostolo accenna in maniera molto discreta a colei per
mezzo della quale il Figlio di Dio entra nel mondo: Maria di Nazaret, la Madre di
Dio, la Theotòkos. All’inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla
sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere
nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano
nel suo amore misericordioso.
La salvezza è dono di Dio; nella prima lettura
essa ci è stata presentata come benedizione: “Ti benedica il Signore e ti protegga…rivolga
su di te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24.26). Si tratta qui della benedizione
che i sacerdoti usavano invocare sul popolo al termine delle grandi feste liturgiche,
particolarmente nella festa dell’anno nuovo. Siamo in presenza di un testo assai pregnante,
scandito dal nome del Signore che viene ripetuto all’inizio di ogni versetto. Un testo
che non si limita ad una semplice enunciazione di principio, ma tende a realizzare
ciò che afferma. Come è noto, infatti, nel pensiero semitico, la benedizione del Signore
produce, per forza propria, benessere e salvezza, così come la maledizione procura
disgrazia e rovina. L’efficacia della benedizione si concretizza poi, più specificamente,
da parte di Dio nel proteggerci (v. 24), nell’esserci propizio (v. 25) e nel donarci
la pace, cioè, in altri termini, nell’offrirci l’abbondanza della felicità.
Facendoci
riascoltare questa antica benedizione, all’inizio di un nuovo anno solare, la liturgia
è come se volesse incoraggiarci ad invocare a nostra volta la benedizione del Signore
sul nuovo anno che muove i primi passi, perché sia per tutti noi un anno di prosperità
e di pace. Ed è proprio questo augurio che vorrei rivolgere agli illustri Ambasciatori
del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i quali prendono parte all’odierna
celebrazione liturgica. Saluto il Cardinale Angelo Sodano, mio Segretario di Stato.
Insieme con lui, saluto il Cardinale Renato Raffaele Martino e tutti i componenti
del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ad essi sono particolarmente
riconoscente per l’impegno profuso nel diffondere l’annuale Messaggio per la Giornata
Mondiale della Pace, diretto ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne di buona
volontà. Un saluto cordiale anche ai numerosi pueri cantores, che con il loro canto
rendono ancor più solenne questa Santa Messa con la quale invochiamo da Dio il dono
della pace per il mondo intero.
Scegliendo per il Messaggio dell’odierna Giornata
Mondiale della Pace il tema: “Nella verità, la pace”, ho voluto esprimere la convinzione
che “dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende
quasi naturalmente il cammino della pace” (n. 3). Come non vedere di ciò un’efficace
ed appropriata realizzazione nel brano evangelico appena proclamato, dove abbiamo
contemplato la scena dei pastori in cammino verso Betlemme per adorare il Bambino?
(cfr Lc 2,16). Non sono forse quei pastori che l’evangelista Luca ci descrive nella
loro povertà e nella loro semplicità obbedienti al comando dell’angelo e docili alla
volontà di Dio, l’immagine più facilmente accessibile a ciascuno di noi, dell’uomo
che si lascia illuminare dalla verità, divenendo così capace di costruire un mondo
di pace?
La pace! Questa grande aspirazione del cuore d’ogni uomo e d’ogni
donna si edifica giorno dopo giorno con l’apporto di tutti, facendo anche tesoro della
mirabile eredità consegnataci dal Concilio Vaticano II con la Costituzione pastorale
Gaudium et spes, dove si afferma, tra l’altro, che l’umanità non riuscirà a “costruire
un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini
non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla verità della pace” (n. 77). Il momento
storico nel quale veniva promulgata la Costituzione Gaudium et spes, il 7 dicembre
del 1965, non era molto diverso dal nostro; allora, come, purtroppo, anche ai nostri
giorni, tensioni di vario genere si profilavano sull’orizzonte mondiale. Di fronte
al permanere di situazioni di ingiustizia e di violenza che continuano ad opprimere
diverse zone della terra, davanti a quelle che si presentano come le nuove e più insidiose
minacce alla pace - il terrorismo, il nichilismo ed il fondamentalismo fanatico -
diventa più che mai necessario operare insieme per la pace!
E’ necessario un
“sussulto” di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di percorrere
il cammino della pace. E questo da parte di tutti: singoli individui e popoli, Organizzazioni
internazionali e potenze mondiali. In particolare, nel Messaggio per l’odierna ricorrenza,
ho voluto richiamare l’Organizzazione delle Nazioni Unite a prendere rinnovata coscienza
delle sue responsabilità nella promozione dei valori della giustizia, della solidarietà
e della pace, in un mondo sempre più segnato dal vasto fenomeno della globalizzazione.
Se la pace è aspirazione di ogni persona di buona volontà, per i discepoli di Cristo
essa è mandato permanente che impegna tutti; è missione esigente che li spinge ad
annunciare e testimoniare “il Vangelo della Pace”, proclamando che il riconoscimento
della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento
della verità della pace. Possa questa consapevolezza crescere sempre più, sì che ogni
comunità cristiana diventi “fermento” di un’umanità rinnovata nell’amore.
“Maria,
da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Il
primo giorno dell’anno è posto sotto il segno di una donna, Maria. L’evangelista Luca
la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della parola eterna, che
vive nella Parola di Dio. Maria serba nel suo cuore le parole che vengono da Dio e,
congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle. Alla sua scuola vogliamo
apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo
aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel “cantiere” della
pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace. Seguendo l’esempio della Vergine
Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri,
oggi e sempre! (cfr Eb 13,8).