Le parole di Paolo VI l'8 dicembre 1965, che consegnarono i frutti del Concilio alla
Chiesa
(8 dicembre 2005 - RV) “Un saluto non di congedo che distacca, ma di amicizia che
rimane”: così affermò Paolo VI nell’omelia della solenne Messa di chiusura del Concilio
ecumenico, l’8 dicembre del 1965, in piazza San Pietro. Il momento di un breve bilancio
e dei Messaggi dei Padri conciliari al mondo. “Dopo la nostra voce tacerà” - dirà
il Papa – “il Concilio sarà del tutto terminato; questa immensa e straordinaria riunione
si scioglierà”. Quindi l’auspicio “di un rinnovamento di pensieri, di attività, di
costumi, e di forza morale e di gaudio e di speranza, ch’è stato lo scopo stesso del
Concilio”. Torniamo allora indietro di 40 anni, a quel sacro rito, che ha segnato
la storia della Chiesa e del mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:
Come più volte
ricordato, uno dei testimoni oculari del Concilio Vaticano II fu un allora giovane
teologo di Baviera, Joseph Ratzinger, che in questi 40 anni – e oggi dalla Cattedra
di Pietro – ha potuto constatare personalmente quali frutti abbia portato alla Chiesa.
Lo conferma l’arcivescovo di Chieti-Vasto, e anch’egli un teologo, mons.Bruno Forte: