Il cardinale Ruini invoca un confronto libero e sereno tra cattolici e laici
(02 dicembre 2005 - RV) Sì “al libero confronto delle idee” tra i sostenitori e gli
oppositori del relativismo nel campo dell’etica pubblica: è la proposta avanzata dal
cardinale vicario Camillo Ruini, al VII Forum del Progetto culturale su “Cattolicesimo
italiano e futuro del Paese", apertosi oggi a Roma proprio con la prolusione del presidente
della CEI. Il porporato si è anche soffermato sui rapporti Chiesa-Stato e sul dialogo
tra fede e scienza. Ce ne parla Alessandro Gisotti:
**************** “Affidarsi
al libero confronto delle idee, rispettandone gli esiti democratici pure quando non
possiamo condividerli”: è quanto esorta il cardinale Camillo Ruini, quale via per
“superare, a livello pratico, lo stallo generato dalla contrapposizione tra i sostenitori
e gli avversari dell’approccio relativistico in materia di etica pubblica, senza obbligare
né gli uni né gli altri a recedere dall’agire secondo i propri convincimenti”. E ciò,
ha aggiunto, “per stemperare il clima di un confronto che prevedibilmente si protrarrà
assai a lungo, arricchendosi di sempre nuovi argomenti”. Da una parte, ha constatato,
“i fautori del relativismo continueranno a pensare che in certi casi siano stati violati
i “diritti di libertà”, mentre i sostenitori di un approccio collegato all’essere
dell’uomo continueranno a ritenere che in altri casi siano stati violati diritti fondati
sulla natura, e perciò antecedenti ad ogni umana decisione”. Ma, è stato il suo richiamo
“non vi sarà motivo di accusarsi reciprocamente di oltranzismo antidemocratico”.
Il
cardinale Ruini ha sottolineato che il 2005 è stato “un anno particolarmente intenso"
per la Chiesa in cui “l’Italia ha fortemente percepito la sua anima e il suo
fondo cattolici”. Momenti più significativi di questo anno “la malattia e la
morte di Giovanni Paolo II” e la “rapida elezione di Benedetto XVI”. Il presidente
della CEI si è quindi soffermato sul referendum sulla legge sulla procreazione assistita.
“Esso – ha rilevato - ha rappresentato un forte motivo di impegno e di unità per i
cattolici italiani e al contempo di incontro e convergenza con significativi rappresentanti
della cultura laica”. D’altro canto, ha riconosciuto il porporato, il referendum ha
contribuito anche a “far emergere una nuova e certamente non desiderabile fase di
tensione nei rapporti con altri laici, soprattutto sul piano politico e mediatico,
mentre nella realtà concreta del Paese una simile difficoltà sembra di gran lunga
meno presente”. Ha poi evidenziato come dato particolarmente incoraggiante il fatto
che le grandi domande sull’uomo e sulla vita interessino e coinvolgano “con forza
crescente proprio coloro che più sono impegnati nella ricerca scientifica”.
Oggi,
ha detto ancora il cardinale Ruini, nei rapporti Stato-Chiesa “i veri motivi di contrasto”
fanno “riferimento all’area della soggettività personale e delle norme pubbliche entro
le quali occorre in qualche modo inquadrarla”. In particolare, ha avvertito, recentemente
si è “diffusa e tende ad affermarsi come unica valida nello spazio pubblico, la posizione
secondo la quale la libertà individuale e i diritti di libertà costituiscono
il valore fondamentale che misura tutti gli altri, con la conseguente esclusione di
ogni vera o presunta discriminazione ai danni di qualcuno”. Ma se questo è “l’unico
criterio regolatore dell’etica pubblica”, ha osservato, ne deriva che “non potrebbe
essere ammesso, a livello pubblico, alcun riferimento a ciò che è bene o male in se
stesso”.
“Si comprende quindi facilmente – è stata la riflessione del cardinale
Ruini – come questa libertà individuale che non discrimina, per la quale in ultima
analisi tutto è relativo al soggetto, tenda ad escludere o sottomettere ogni altra
posizione, che può essere lecita, sempre a livello pubblico, soltanto finché rimane
subordinata e non in contraddizione rispetto a un tale criterio relativistico”. È
questo, ha evidenziato, “il vero motivo di contrasto non solo con ogni pretesa di
valenza pubblica di un’etica di ispirazione cristiana, o di altra matrice religiosa,
ma anche con un’etica che si richiami a un proprio oggettivo fondamento umanistico”.
Rivolgendo poi l’attenzione al rapporto tra scienza e fede, si è soffermato
sul dibattito relativo alla teoria dell’evoluzione. L'evoluzionismo non è più una
semplice ipotesi ma una vera teoria, ha ricordato il cardinale Ruini, ma occorre tenere
aperto lo spazio per una intelligenza creatrice. Non deve esserci perciò una “proiezione
filosofica e ateistica dell'evoluzionismo”.
Nella sua prolusione, il porporato
ha quindi richiamato l’esortazione di Benedetto XVI ad “allargare gli spazi della
razionalità”. Quella scientifica, ha detto il cardinale Ruini, ha certo una sua “legittimità”
ma “se dimentica il proprio carattere di scelta metodologica e pretende di costituire
l’unica forma di conoscenza della realtà contraddice quel canone e quel limite che
essa stessa si è giustamente imposta”. Per questo, “abbiamo bisogno di un ethos più
autenticamente umano” ispirato “all'amore concreto del prossimo”. Un grande compito,
ha esortato, “nel quale i cristiani laici hanno un ruolo essenziale e determinante”.
Ancora, ha detto il presidente della CEI, abbiamo bisogno di “un’etica della pace,
dell’andare oltre il proprio interesse particolare”, finalmente, di “un’etica dell’amore
concreto del prossimo”.
Intervenendo all’incontro, il filosofo Luigi Alici,
presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, ha sottolineo che per “superare
la crisi attuale della cultura che non parla più oggi di persona umana ma soltanto
individui” va rimessa “al centro della questione antropologica il tema dell'unità,
integralità e dignità della persona umana, come orizzonte capace di ispirare un'idea
di umanità aperta e inclusiva". Quindi, parlando delle “coppie di fatto”, ha detto
che queste sono una sorta di “organismi sociali geneticamente modificati”, che "con
disinvoltura si cerca di trapiantare nel vissuto collettivo prefigurando una loro
sostanziale omologazione giuridica rispetto allo statuto di società naturale, che
la nostra Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio”.
Dal
canto suo, il direttore del quotidiano della CEI, “Avvenire”, Dino Boffo ha messo
l’accento sul rischio dell’omologazione nei mezzi di comunicazione di oggi. D’altra
parte, ha espresso l’auspicio che nel dibattito culturale del Paese “non continui
ad affiorare esclusivamente l’autorevole esercizio di discernimento condotto dal presidente
dei vescovi italiani, che nelle sue prolusioni dà voce al formarsi di un giudizio
collegiale. Servono invece – ha aggiunto – tante e tante mini-prolusioni. Non importa
se scritte: importa che segnalino processi di pensiero”.
Da ultimo, mons. Gianni
Ambrosio, consulente del Servizio nazionale CEI per il progetto culturale ha affermato
che dinanzi alla “novità” e alla “drammaticità” della nuova questione antropologica
è necessario che le democrazie occidentali ripensino il loro “modo di rapportarsi
alle tradizioni religiose e all'etica pubblica”. Ripensamento, ha aggiunto, che riguarda
anche “le stesse tradizioni religiose e dunque anche il cattolicesimo italiano”.