Apre l'Anno Saveriano a 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio che con Sant'Ignazio
di Loyola è tra i fondatori dei Gesuiti
(2 dicembre 2005 - RV) Con i Vespri solenni celebrati questo pomeriggio in Spagna,
nella cattedrale di Pamplona, viene aperto il quinto centenario della nascita di San
Francesco Saverio. La Compagnia di Gesù, con un anno giubilare, ricorda anche i 450
anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola e il 500° anniversario della nascita del
beato Pierre Fabre. A presiedere la celebrazione sarà l’arcivescovo di Pamplona, mons.
Fernando Sebastián Aguilar. Saranno presenti anche il Preposito generale della Compagnia
di Gesù, padre Peter Hans Kolvenbach, provinciali di diversi paesi ed autorità civili.
Tiziana Campisi ha chiesto al gesuita padre Bartolomeo Sorge come riscoprire oggi
le personalità dei fondatori della Compagnia di Gesù.
********** R. – Fin
dall’inizio, questi primi gesuiti sono stati gli uomini della strada che portavano
l’ideale, la gloria di Dio, nutriti dagli esercizi, nelle trincee più avanzate.
D.
– In che modo sintetizzare la spiritualità ignaziana e riproporla all’uomo di oggi?
R.
– Ci disse Paolo VI che l’identità del gesuita è trovarsi ad arare i campi più difficili,
quindi dove ci sono difficoltà. Nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali,
dove culturalmente si confrontano le idee, dove l’uomo nasce, vive e muore e pensa:
lì sono i gesuiti per vocazione. Quindi, il nostro ideale – con la maggior gloria
di Dio – è quello di essere, per dirla ancora con una frase di Paolo VI, agli avamposti
dell’evangelizzazione, essere un po’ i marines della Chiesa, i marines di Dio. E questo
spirito ci viene dagli esercizi che ci rende incarnati nelle situazioni storiche,
ci fa condividere socialmente in ogni epoca le situazioni dei più bisognosi o gli
interrogativi anche più profondi che la mente e la coscienza umana si pongono; e al
tempo stesso, portiamo – nonostante la nostra fragilità ed i nostri limiti – la luce
del Vangelo. Quindi il gesuita vive in comunità però, come diceva Sant’Ignazio, “noi
stiamo insieme per disperderci, per andare in ogni luogo dove ci aspetta la gloria
di Dio”. Questo oggi è ancora vero perché è lo spirito del carisma perché, con il
variare degli eventi dei tempi, il carisma non invecchia ma si ravviva di volta in
volta.
D. – Quale realtà missionaria vive, nel Terzo Millennio, la Compagnia
di Gesù e a quali mete guarda?
R. – Siamo ormai 20 mila, sparsi in 113 Paesi
del mondo, con oltre 100 università, facoltà teologiche e filosofiche, cercando di
formare circa 2 milioni di studenti l’anno, e questa è una delle forme nuove, cioè
quello che muove gli uomini sono le idee, e Sant’Ignazio ha sempre posto l’accento
sulla priorità dell’impegno culturale, il che vuol dire oggi presenza nei mass media,
nella comunicazione sociale. Poi, accanto a questo, l’apostolato sociale, un’altra
delle componenti del carisma ignaziana, quindi le missioni estere, iniziate da Francesco
Saverio, si sono sviluppate in modo ormai nuovo, diverso ma con lo stesso fervore;
in genere, con forme nuove di presenza sociale secondo le situazioni locali: l’assistenza
agli immigrati e tutte queste nuove forme che aprono un futuro diverso, di un mondo
ormai unificato, soprattutto, valorizzando la vocazione dei laici all’interno stesso
della Compagnia, nella Chiesa e nella società. Una delle nuove frontiere della Compagnia
di Gesù nel nuovo Millennio è portare il Vangelo nel confronto delle culture, imparando
a vivere uniti nella diversità e cercando, attraverso l’incontro con le religioni,
soprattutto quelle monoteistiche, ma insomma con tutte le religioni del mondo, per
potere realizzare quella umanità di pace e di giustizia. **********