(21 novembre 2005 - RV) Oggi, Memoria liturgica della Presentazione al Tempio della
Beata Vergine Maria, la Chiesa celebra la Giornata pro orantibus, cioè per le comunità
religiose di vita contemplativa. Ieri all’Angelus il Papa a nome di tutta la Chiesa
ha espresso “gratitudine a quanti consacrano la loro vita alla preghiera nella clausura,
offrendo un’eloquente testimonianza del primato di Dio e del suo Regno”. Benedetto
XVI ha esortato i fedeli ad essere loro vicini con il “sostegno spirituale e materiale”. Ma
qual è il ruolo e la missione delle claustrali nel mondo di oggi? Giovanni Peduto
lo ha chiesto a madre Cristina Pirro, abbadessa del monastero benedettino di Sant’Andrea
Apostolo ad Arpìno, in provincia di Frosinone:
************** R. - Le claustrali,
nella radicalità della loro vita consacrata a Cristo, sono l'espressione vivente del
Suo mistero di morte e Risurrezione. A Lui si uniscono, pur con la loro fragilità
umana, nell'impegno quotidiano di conversione del cuore e di preghiera, di lode di
Dio e d'intercessione per le necessità dei fratelli. La clausura, che caratterizza
tale forma di vita, è un segno di totale appartenenza a Dio.
D - Com'è cambiata
la vita delle claustrali rispetto al passato?
R. - Nulla è cambiato se pensiamo
ai valori perenni della vita contemplativa: la pratica dei voti e l'osservanza della
Regola, la preghiera liturgica e personale, ecc. Per quanto riguarda la clausura,
invece, col documento "Verbi Sponsa" la Chiesa ha introdotto qualche modifica, che
non elimina, però, la necessità di una certa separazione dal mondo, per un più intenso
contatto col Signore.
D. - Come si svolge la giornata di una monaca di clausura?
R. - Scandita dal suono di una campana (o campanello elettrico, oggi) la giornata
della monaca trascorre in un intreccio di preghiera, comunitaria e personale, e di
lavoro che le viene affidato dall'obbedienza, che è partecipazione all'opera creatrice
di Dio e una forma di solidarietà con i fratelli, che lavorano per il loro sostentamento
quotidiano.
D. - Alla base della vostra vocazione c'è la fede nella forza
della preghiera: ma la preghiera può cambiare il mondo?
R. - La preghiera
non cambia il mondo, semplicemente perché è Dio che lo cambia con la potenza del Suo
Santo Spirito, ma questa trasformazione non sempre è evidente, perchè ci ha creati
liberi e rispetta la nostra libertà. La preghiera della claustrale, e quella di ogni
credente, preme sul Suo Cuore di Padre, sempre preoccupato del nostro Bene, e l'induce
ad esaudire ogni richiesta conforme alla Sua Volontà; pensiamo ad Abramo che intercede
per Sodoma e Gomorra o a Mosè che prega per il suo popolo o al "Chiedete e vi sarà
dato".
D. - Quali sono le principali difficoltà e necessità dei monasteri
oggi?
R. - Oggi parliamo molto di carestia vocazionale, di problemi economici
legati al deterioramento dei monasteri, spesso molto antichi e vasti per Comunità
ridotte numericamente, e alla loro gestione e manutenzione, ma Cristo ci conforta
col Suo invito: "Cercate prima il Regno di Dio e la Sua giustizia ed il resto vi sarà
dato in sovrappiù" . L'unica vera difficoltà, invece, è nel nostro cuore, se contristiamo
lo Spirito Santo, vanificando il Suo lavoro di purificazione e santificazione.
D.
- Dai Monasteri si eleva a Dio in modo incessante anche la preghiera per l'unità dei
cristiani: ci sono esperienze particolari al riguardo?
R. - Il Signore "che
ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti ..... perché nessuno si
glori dinanzi a Lui" ha voluto utilizzarci per la fondazione del primo monastero
cattolico della Romania e, tuttora, unico Monastero benedettino in terra ortodossa.
Il cammino iniziò nel 1994, con una visita al nostro Monastero "S. Andrea Ap." di
Arpino del Vescovo di Iasi, che ci invitò a presentare il nostro carisma benedettino
alle giovani della sua diocesi, nella speranza che nascesse un giorno una comunità
contemplativa. La Madre dell’Unità, alla quale è stato dedicato il monastero, ha guidato
il progetto, ottenendo la vocazione monastica a delle giovani romene, ormai di voti
solenni, e suscitando molti benefattori, che ci hanno sostenuto per la costruzione.
A giugno del 2003, dopo tanti sacrifici, normali in ogni Fondazione a servizio della
Chiesa, abbiamo inviato li le prime monache. La chiesa e la foresteria del "Mater
Unitatis" sono frequentate anche da fratelli ortodossi. Le visite più gradite sono
quelle dei monaci ortodossi che stimano molto S. Benedetto e mostrano interesse per
la nostra vita, nella quale ritrovano i loro valori. Siamo, però, ben convinte che,
ancora più dell'ospitalità che pure è cara a S. Benedetto, il nostro contributo più
importante, perché le Chiese sorelle raggiungano la piena comunione, è quello della
preghiera e della conversione del cuore. **********