Abbiamo bisogno di sacerdoti che agiscono in nome di Cristo e in piena comunione con
i vescovi: così il Papa ai vescovi italiani
(17 novembre 2005 - RV) L’eredità del Concilio Vaticano II è “viva e feconda”, “anche
se non è stato possibile arrestare i processi di secolarizzazione e purtroppo di scristianizzazione”:
è quanto affermano i vescovi italiani, riuniti in Assemblea generale ad Assisi, nel
messaggio consegnato ieri, nel duomo di San Rufino, ai giovani, in occasione dei 40
anni dalla chiusura dell’assise conciliare, avvenuta l’8 dicembre 1965. Ce ne parla,
nel servizio, Roberta Moretti:
I cattolici
italiani sono chiamati a “testimoniare con fermezza e con ragionevolezza che solo
l'amore crea spazi di comune vivibilità”, anche se non sempre vengono compresi “nelle
intenzioni ed apprezzati nelle loro posizioni”. È quanto ha detto ieri il nunzio apostolico
in Italia mons. Paolo Romeo nella Basilica di Santa Maria degli Angeli durante la
Messa nel terzo giorno dell'assemblea generale della CEI, in corso ad Assisi. Il
presule ha parlato di un impegno per “la vita, la famiglia, la giustizia sociale,
la pace, l'attenzione ai poveri, agli stranieri, alle situazioni di emarginazione
e di disagio sociale”.
Momento di profonda riflessione ha costituito in questi
giorni il messaggio del Papa ai vescovi italiani: Benedetto XVI ha sottolineato la
necessità per la Chiesa di oggi di sacerdoti “pienamente consapevoli del dono di grazia
che ricevono con l’ordinazione presbiterale” e che sappiano agire “in nome di Cristo”
e “in piena comunione con i loro vescovi” in questo “tempo di rapidi e profondi cambiamenti”.
Ma quale specifica missione è oggi affidata ai sacerdoti? Tiziana Campisi lo ha chiesto
al direttore del Centro Nazionale Vocazioni mons. Luca Bonari: ************