Intervista di Luca Collodi al prof. Umberto Veronesi, oncologo, Direttore Scientifico
dell'Istituto europeo di Oncologia di Milan, già Ministro della Sanità. L'intervista
è andata in onda sul canale in diretta della Radio Vaticana, OneOFive
D. – Professor
Veronesi, buona giornata!
R. – Buon giorno!
D. – Grazie per essere con
noi sulla Radio Vaticana. In un recente convegno svoltosi a Venezia e promosso da
“Elettra 2000” sul tema “Campi elettromagnetici e salute”, si è parlato di non-nocività
dei campi elettromagnetici sulla salute umana: lei condivide questi risultati scientifici
?
R. – Direi che queste conclusioni confermano quanto già sembrava ormai acquisito
scientificamente. Ricordo che proprio quattro anni fa, da ministro della Salute, avevo
istituito una Commissione che era giunta esattamente alle stesse conclusioni. Naturalmente,
erano ancora dati in qualche maniera provvisori ma a noi sembravano convincenti. Perché,
convincenti? Perché era chiaro che le onde elettromagnetiche non hanno quelle che
noi chiamiamo le “capacità mutagene”, cioè di modificare il DNA; cioè, non sono “genotossiche”.
E questa è una cosa fondamentale, perché se una sostanza o un’azione o un agente fisico
non è “genotossico”, cioè non incide sul DNA, si può già escludere che possano avvenire
od occorrere dei tumori che sono la causa di ansia maggiore. Lei ricorderà che il
pericolo dell’elettrosmog era quello della leucemia dei bambini, ma le leucemie necessitano
di un’alterazione del DNA. Quindi, già allora tutto questo era chiaro. Poi, in questi
ultimi anni, sono arrivate una quantità di incontri, di commissioni, di relazioni,
di studi, di ricerche e, come vede, le conclusioni sono esattamente le stesse.
D.
– Professor Veronesi, la comunità scientifica mondiale conferma la non-nocività dei
campi elettromagnetici ?
R. – C’è ormai una presa di coscienza e anche di necessità
informativa da parte delle grandi organizzazioni internazionali. Quindi, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) ha già deciso e, in un certo senso, ha già mostrato dei
documenti – diciamo conclusivi per quanto riguarda le commissioni organizzate dall’OMS
stessa - che arrivano a questa definizione di non-nocività. Lo stesso hanno fatto
le altre agenzie: europee, americane, quella internazionale sul cancro di Lione, che
sono tutte concordi. Quindi, la valutazione sulle alte frequenze, ma anche sulle basse
frequenze, su tutte queste diversità di azione possibili, sono tutte di senso univoco.
D.
– Se ho capito bene, la comunità scientifica ci dice con ragionevole certezza che
i campi elettromagnetici non sono dannosi per la salute umana. Ma perchè, allora,
la gente scende ancora in strada e protesta …
R. – Ma, vede, la gente, la popolazione
è spesso preda di paure non controllate, come se ci fosse sempre il pericolo di una
grande catastrofe che incombe: E’ una cosa che ci portiamo dietro da millenni. Il
concetto dell’apocalisse, di qualcosa che ci distruggerà, è sempre presente nel nostro
profondo, nel nostro inconscio, e ogni tanto esplode. Adesso, ad esempio, parliamo
anche dei polli. Sono la dimostrazione classica di queste angosce collettive. Bene,
qualche volta, qualcosa di non perfettamente comprensibile da un punto di vista scientifico
da parte della popolazione la paura, come la paura delle antenne per le gigantesche
azioni elettromagnetiche che emanano con le radiazioni. Ma le radiazioni, l’elettromagnetismo,
il magnetismo, fanno parte della condizione stessa dell’universo. Siamo tutti immersi
in campi magnetici, viviamo in campi magnetici, la Terra stessa è un gigantesco elettromagnete,
basti pensare alla forza di attrazione che ha, alla forza di gravità. E quindi, questa
paura della gente è un bisogno psicologico. Non è una realtà facilmente contrastabile,
proprio perché è un’esplosione che si basa non su dati solidi ma su condizioni emotive.
D.
– Professor Veronesi, lei è un oncologo ma è stato anche Ministro della Salute pubblica.
Oggi ci sono istituzioni locali, ultima in ordine di tempo la Regione Lazio, che lavorano
a leggi contro l’inquinamento elettromagnetico. Come guarda ad Istituzioni che rispondono
alla paura della gente con leggi, diciamo, “ad hoc” ?
R. – Ma, vede, le istituzioni
locali, qualche volta accontentano le persone; se la gente ha paura, bè, accontentiamole
eliminando la causa di questa paura. E’ un discorso fin troppo semplicistico ma sostanzialmente
è così. Quindi, molto dipende da come le persone sono informate, anche dai mezzi di
comunicazione!
D. – Quindi, rischiamo leggi strumentali?
R. – Molte
leggi sono strumentali. In fondo, è compito del legislatore anche di avere una popolazione
soddisfatta, tranquilla, serena e quindi è anche comprensibile, sotto una certa ottica.
Naturalmente, bisogna vedere se questa tranquillità che si offre alla popolazione
non costa poi alla popolazione stessa, perché c’è un costo collettivo che va sostenuto
se si cambiano certe regole. I costi, tecnologicamente parlando, diventano giganteschi!
Quindi, qualcuno deve pur sopportarli, che poi alla fine è sempre la popolazione con
le tasse che deve pagare! Quindi, si va bene da una parte ma si rischia di far del
danno dall’altra. Come dicevo, bisognerebbe che la popolazione fosse informata intelligentemente,
adeguatamente, ma qui la stampa e le televisioni non ci vengono in aiuto perché per
definizione i giornali e i mezzi di comunicazione sono alla ricerca di sensazione,
di sensazionalismo, e tutto viene amplificato, tutto viene ingigantito … Poi, il giornalista
non guarda tanto se una data affermazione viene da una Commissione di 50 membri di
grande prestigio oppure viene da una semplice affermazione di un isolato personaggio
che in quel momento ha avuto questa uscita! Quindi, è molto difficile!
D. –
Quindi, ad esempio, conta di più un Comitato di cittadini contro l’elettrosmog che
non una ricerca scientifica che confermi la non correlazione tra salute pubblica e
campi elettromagnetici?
R. – Dal punto di vista giornalistico, sì! Persone
che scendono in piazza e fanno grande baccano sono riportate su otto colonne, il risultato
di un comitato scientifico … mah, forse neanche su tre righe! E quindi c’è un divario
e la popolazione percepisce di più gli aspetti – diciamo – emotivi e reattivi del
problema. E’ un circolo vizioso che in qualche maniera, prima o dopo, andrà comunque
risolto e interrotto!
D. – Sempre per rassicurare la gente, vale la pena mantenere
il principio di ‘precauzione’?
R. – Ma … il principio di ‘precauzione’ non
è un principio in senso scientifico; i principi scientifici sono quantitativi e ben
definiti. Il principio di ‘precauzione’ – il cosiddetto principio di ‘precauzione’
– non è altro che un atteggiamento, un atteggiamento di prudenza della popolazione.
Ma se applicato in maniera stretta, uno non dovrebbe neanche uscire per la strada,
non dovrebbe attraversare la strada, certamente non dovrebbe andare un automobile,
non dovrebbe prendere l’aereo … Quindi, se vogliamo mettere il rischio a livello zero
è impossibile, perché vivere è già un rischio per sua natura. A meno di vivere, ecco,
sotto ad una campana di vetro… Quindi è un principio molto vago, molto poco definito,
in termini quantitativi. Noi, invece, scientificamente, valutiamo i rischi e benefici.
Ad esempio, quanto andare in aereo è di beneficio per il mondo e quanto è il rischio:
se il rischio è basso rispetto all’enorme beneficio, credo che una volta che le persone
sono consapevoli, sia ragionevole affrontarlo.
D. – Professor Veronesi, quanto
è difficile uscire da questo tipo di allarmismo – da quanto dice – infondato: lei
ci sta confermando che la scienza si orienta con ragionevole certezza per la non-nocività
dei campi elettromagnetici in rapporto alla salute. Allora come uscirne? Cosa dire
alla gente per ripristinare la verità scientifica e la tranquillità sociale…
R.
– Bisogna insistere su quello che stiamo facendo in questo momento proprio lei ed
io; bisogna insistere fino al raggiungimento del risultato. Devo dire che molti passi
in avanti sono stati fatti: oggi il livello di tensione è molto inferiore a qualche
anno fa; oggi, tutti usano il telefonino; qualche anno fa il terrore di usarlo sembrava
prevalere: oggi abbiamo 50 milioni di telefonini in Italia, circa uno a persona. La
gente si è adattata ad accettare l’idea che non ci sia un rischio nell’uso dei telefonini,
che non c’è rischio nell’uso degli apparecchi elettrodomestici. Quindi, io credo che
tra poco tempo la popolazione si convincerà anche che non c’è rischio sulle antenne
e sull’elettrosmog.
D. – Secondo lei, la politica ha interesse ad alimentare
le preoccupazioni della gente?
R. – No, non credo. No, no. Non ha interesse
diretto. Qualche volta può essere influenzata in maniera tale da potere ‘concedere’
qualche cosa, ma non c’è nessun interesse ad andare in direzione anti-scientifica.
Anzi, questo Paese deve sollevarsi da questa sua condizione di scarsa fiducia nella
scienza, se veramente vogliamo di nuovo riemergere e non andare incontro ad una fase
regressiva, che potrebbe essere anche grave.
D. – Quindi, sull’elettrosmog
l’unica soluzione resta una massiccia campagna d’informazione ?