Papst Benedikt XVI. hat die "Propositiones", die Vorschläge der Bischöfe auf der Bischofssynode,
veröffentlichen lassen. Zum ersten Mal seit 20 Jahren werden damit die Beschlüsse
einer Synode gleich nach deren Beendigung öffentlich. Bisher waren diese Texte geheim
geblieben; der Papst hatte aus ihnen das "postsynodale Schreiben" veröffentlicht,
das mit diesen Anliegen angefüllt war. Dass die Propositiones gleich veröffentlicht
wurden, hat der Synodensekretär erst heute Mittag bei einer Pressekonferenz bekannt
gegeben. Wir bringen hier die italienische Version des lateinischen Originals der
Vorschläge:
ELENCO FINALE DELLE PROPOSIZIONI
Introduzione
Proposizione
1
Documenti che si presentano al Sommo Pontefice
Si vuole presentare
alla considerazione del Sommo Pontefice - oltre ai documenti su Eucaristia, fonte
e culmine della vita e della missione della Chiesa relativi a questo sinodo, ovverosia
i Lineamenta, l’Instrumentum laboris, le Relazioni ante e post disceptationem e i
testi degli interventi, sia quelli presentati in aula sia quelli in scriptis, le Relazioni
dei Circoli Minori e le loro discussioni - soprattutto alcune proposte specifiche,
che i Padri hanno ritenuto di particolare rilievo.
I Padri Sinodali chiedono
umilmente al Santo Padre che valuti l’opportunità di offrire un documento sul sublime
mistero dell’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa.
Proposizione
2
La riforma liturgica del Vaticano II
L’Assemblea Sinodale ha ricordato
con gratitudine il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal
Concilio Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa. Essa ha messo in evidenza
la bellezza dell’azione eucaristica che splende nel rito liturgico. Abusi si sono
verificati nel passato, non mancano neppure oggi anche se sono alquanto diminuiti.
Tuttavia simili episodi non possono oscurare la bontà e la validità della riforma,
che contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate; piuttosto urgono ad una maggior
attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui viene pienamente favorita l’actuosa
participatio.
Prima parte
Il popolo di Dio educato alla fede nell’Eucaristia
La
fede nell’Eucaristia
Proposizione 3
Il novum del mistero pasquale
Istituendo
l’Eucaristia Gesù ha dato vita a una novità radicale: ha compiuto in Se stesso la
nuova ed eterna alleanza. Nel contesto della cena rituale ebraica, che concentra nel
memoriale l’evento passato della liberazione dall’Egitto, la sua rilevanza presente
e la promessa futura, Gesù inserisce il dono totale di Sé. Il vero Agnello immolato
si è sacrificato una volta per tutte nel mistero pasquale ed è in grado di liberare
per sempre l’uomo dal peccato e dalle tenebre della morte. Il Signore stesso ci
ha offerto gli elementi essenziali del “culto nuovo”. La Chiesa, in quanto sposa e
guidata dallo Spirito Santo, è chiamata a celebrare il convito eucaristico giorno
dopo giorno “in memoria di Lui”. Inscrive il sacrificio redentore del suo Sposo nella
storia e lo rende presente sacramentalmente in tutte le culture. Questo “grande mistero”
è celebrato nelle forme liturgiche che la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo,
sviluppa così nel tempo e nello spazio. Nella celebrazione dell’Eucaristia Gesù,
sostanzialmente presente, ci introduce tramite il Suo Spirito nella pasqua: passiamo
dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia. La
celebrazione dell’Eucaristia rafforza in noi questo dinamismo pasquale e consolida
la nostra identità. Con Cristo possiamo vincere l’odio con l’amore, la violenza con
la pace, la superbia con l’umiltà, l’egoismo con la generosità, la discordia con la
riconciliazione, la disperazione con la speranza. Uniti a Gesù Cristo morto e risorto
possiamo ogni giorno portare la Sua croce e seguirlo, in vista della risurrezione
della carne, sull’esempio dei martiri antichi e dei nostri giorni. L’Eucaristia
come mistero pasquale è pegno della gloria futura e da Essa già nasce la trasformazione
escatologica del mondo. Celebrando l’Eucaristia anticipiamo questa gioia nella grande
comunione dei santi.
Proposizione 4
Il dono eucaristico
L’Eucaristia
è un dono che scaturisce dall’amore del Padre, dall’obbedienza filiale di Gesù spinta
fino al sacrificio della croce reso presente per noi nel sacramento, dalla potenza
dello Spirito Santo che, chiamato sui doni dalla preghiera della Chiesa, li trasforma
nel Corpo e nel Sangue di Gesù. In essa si svela pienamente il mistero dell’amore
di Dio per l’umanità e si compie il Suo disegno di salvezza nel segno di una gratuità
assoluta, che risponde soltanto alle Sue promesse, compiute oltre ogni misura. La
Chiesa accoglie, adora, celebra questo dono in trepida e fedele obbedienza, senza
arrogarsi alcun potere di disponibilità, se non quelli che Gesù le ha affidato perché
il rito sacramentale si eserciti nella storia. Sotto la croce la Vergine Santissima
aderisce pienamente al dono sacrificale del Salvatore. Per la sua immacolata concezione
e pienezza di grazia Maria inaugura la partecipazione della Chiesa al sacrificio del
Redentore. I fedeli “hanno il diritto di ricevere abbondantemente dai sacri pastori
i beni spirituali della Chiesa, soprattutto gli aiuti della Parola di Dio e dei sacramenti”
(LG 37; cf. CIC can. 213; CCEO can. 16), quando il diritto non lo proibisca. A
tale diritto corrisponde il dovere dei pastori di fare ogni sforzo perché l’accesso
all’Eucaristia non sia in concreto impedito, mostrando in proposito intelligente sollecitudine
e grande generosità. Il Sinodo apprezza e ringrazia i sacerdoti che, anche a costo
di sacrifici talvolta pesanti e rischiosi, assicurano alle comunità cristiane questo
dono di vita e le educano a celebrarlo in verità e pienezza.
Proposizione 5
Eucaristia
e Chiesa
La relazione tra l’Eucaristia e la Chiesa è intesa nella grande tradizione
cristiana come costitutiva dell’essere e dell’agire della Chiesa stessa, al punto
che l’antichità cristiana designava con le stesse parole Corpus Christi il corpo nato
dalla Vergine Maria, il corpo eucaristico e il corpo ecclesiale di Cristo. Questa
unità del corpo si manifesta nelle comunità cristiane e si rinnova nell’atto eucaristico
che le unisce e le differenzia in Chiese particolari, “in quibus et ex quibus una
et unica Ecclesia catholica existit” (LG 23). Il termine “cattolico” esprime l’universalità
proveniente dall’unità che l’Eucaristia, celebrata in ogni Chiesa, favorisce ed edifica. Le
Chiese particolari nella Chiesa universale hanno così, nell’Eucaristia, il compito
di rendere visibile la loro propria unità e la loro diversità. Questo legame di amore
fraterno lascia trasparire la comunione trinitaria. I concili e i sinodi esprimono
nella storia quest’aspetto fraterno della Chiesa. Per questa sua dimensione ecclesiale,
l’Eucaristia stabilisce un forte legame di unità della Chiesa cattolica con le Chiese
ortodosse, che hanno conservato la genuina e integra natura del mistero dell’Eucaristia.
Il carattere ecclesiale dell’Eucaristia potrebbe essere anche un punto privilegiato
nel dialogo con le comunità nate con la Riforma.
Proposizione 6
L’adorazione
eucaristica
Il Sinodo dei Vescovi, riconoscendo i molteplici frutti dell’adorazione
eucaristica nella vita del popolo di Dio in tante parti del mondo, incoraggia fortemente
che questa forma di preghiera - così frequentemente raccomandata dal venerabile servo
di Dio Papa Giovanni Paolo II - sia mantenuta e promossa, secondo le tradizioni, tanto
della Chiesa latina quanto delle Chiese orientali. Riconosce che questa pratica scaturisce
dall’azione eucaristica - che in se stessa è il più grande atto d’adorazione della
Chiesa, che abilita i fedeli a partecipare pienamente, consapevolmente, attivamente
e fruttuosamente al sacrificio di Cristo secondo il desiderio del Concilio Vaticano
II - e ad essa riconduce. Così vissuta l’adorazione eucaristica sostiene i fedeli
nel loro amore e servizio cristiano verso gli altri e promuove una maggiore santità
personale e delle comunità cristiane. In questo senso il rifiorire dell’adorazione
eucaristica, anche tra i giovani, appare oggi una promettente caratteristica di tante
comunità. Per questa ragione, al fine di favorire la visita al Santissimo Sacramento,
si curi, nei limiti del possibile, che le chiese nelle quali è presente il Santissimo
Sacramento restino aperte. La pastorale accompagni le comunità e i movimenti a
conoscere il giusto posto dell’adorazione eucaristica allo scopo di coltivare l’atteggiamento
di stupore di fronte al grande dono della presenza reale di Cristo. In questo senso
si incoraggia l’adorazione eucaristica anche nell’itinerario di preparazione alla
Prima Comunione. Per promuovere l’adorazione, è conveniente dare un particolare
riconoscimento agli istituti di vita consacrata e alle associazioni di fedeli che
ad essa si dedicano in modo speciale e in varie forme, aiutandole perché la devozione
eucaristica diventi maggiormente biblica, liturgica e missionaria.
Eucaristia
e sacramenti
Proposizione 7
Eucaristia e sacramento della Riconciliazione
L’amore
all’Eucaristia porta ad apprezzare sempre più il sacramento della Riconciliazione,
nel quale la bontà misericordiosa di Dio rende possibile un nuovo inizio della vita
cristiana e mostra l’intrinseco rapporto tra Battesimo, peccato e sacramento della
Riconciliazione. La degna ricezione dell’Eucaristia richiede lo stato di grazia. È
compito di grande importanza pastorale che il Vescovo promuova nella diocesi un deciso
recupero della pedagogia della conversione che nasce dalla Eucaristia e favorisca
per questo la confessione individuale frequente. I sacerdoti, da parte loro, si dedichino
generosamente all’amministrazione del sacramento della Penitenza. Il Sinodo raccomanda
vivamente ai Vescovi di non permettere nelle loro diocesi il ricorso alle assoluzioni
collettive, se non nelle situazioni oggettivamente eccezionali stabilite dal Motu
Proprio Misericordia Dei, del 7 aprile 2002, del Papa Giovanni Paolo II. I Vescovi
procurino, inoltre, che in ogni chiesa ci siano luoghi idonei alle confessioni (cf.
CIC 964 § 2). Si raccomanda che il Vescovo nomini il penitenziere.
In questa
prospettiva bisognerebbe anche approfondire le dimensioni della riconciliazione già
presenti nella celebrazione eucaristica (cf. CCC 1436), in particolare il rito penitenziale,
affinché si possano vivere veri momenti di riconciliazione in essa. Le celebrazioni
penitenziali non sacramentali menzionate nel rituale del sacramento della Penitenza
e della Riconciliazione possono risvegliare il senso del peccato e formare uno spirito
di penitenza e di comunione nelle comunità cristiane, preparando così i cuori alla
celebrazione del sacramento. Il rinnovamento della spiritualità eucaristica può
essere l’occasione per approfondire la comprensione e la pratica delle indulgenze.
Questo Sinodo ricorda che i Vescovi e i parroci possono chiedere alla Penitenzeria
Apostolica l’indulgenza plenaria per celebrare diverse occasioni e anniversari. Il
Sinodo incoraggia una catechesi rinnovata sulle indulgenze.
Proposizione 8
Eucaristia
e Sacramento del Matrimonio
Nell’ Eucaristia si esprime l’amore di Gesù Cristo
che ama la Chiesa come sua sposa, fino a dare la Sua vita per essa. L’Eucaristia corrobora
in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubile di ogni matrimonio cristiano. Vogliamo
far sentire una particolare vicinanza spirituale a tutti coloro che hanno formato
le loro famiglie sul sacramento del matrimonio. Il Sinodo riconosce la singolare missione
della donna nella famiglia e nella società e incoraggia i coniugi perché, ben integrati
nelle loro parrocchie e talvolta inseriti in piccole comunità, in movimenti e associazioni
ecclesiali, percorrano cammini di spiritualità matrimoniale nutrita dall’Eucaristia. La
santificazione della domenica si attua anche nella vita familiare. Per questo la famiglia,
come “Chiesa domestica”, deve essere considerata un ambito primario da parte della
comunità cristiana. È la famiglia ad iniziare i bambini alla fede ecclesiale e alla
liturgia, soprattutto alla Santa Messa.
Proposizione 9
Eucaristia e
poligamia
La natura del matrimonio esige che l’uomo sia legato in modo definitivo
ad una sola donna e viceversa. In questo orizzonte i poligami che si aprono alla fede
cristiana siano aiutati ad integrare il loro progetto umano nella novità e nella radicalità
del messaggio di Cristo. In quanto catecumeni, Cristo li raggiunge nella loro specifica
situazione e li chiama alle rinunce e alle rotture necessarie alla comunione, che
un giorno potranno celebrare mediante vari sacramenti, anzitutto mediante l’Eucaristia. La
Chiesa li accompagnerà nel frattempo con una pastorale piena di dolcezza e di fermezza.
Proposizione
10
Modalità delle Assemblee Domenicali in attesa di Sacerdote
Nei paesi
in cui la penuria di sacerdoti e le grandi distanze rendono praticamente impossibile
la partecipazione all’Eucaristia dominicale, è importante che le comunità cristiane
si radunino per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato in comunione
con il Vescovo, con tutta la Chiesa particolare e con la Chiesa universale. Di grande
importanza è anche precisare la natura dell’impegno dei fedeli a partecipare a queste
assemblee domenicali. Si vigili perché la liturgia della Parola organizzata sotto
la cura di un diacono o di un responsabile della comunità al quale questo ministero
è stato regolarmente affidato dall’autorità competente, si compia secondo un rituale
specifico approvato a tale scopo. Per non privare i fedeli troppo a lungo della Comunione
eucaristica, i sacerdoti si sforzeranno di visitare frequentemente queste comunità.
Tocca agli Ordinari ed alle Conferenze episcopali regolare la possibilità di distribuire
la Comunione. Si dovrà evitare ogni confusione tra celebrazione della Santa Messa
e assemblea domenicale in attesa di sacerdote. Per questo non si dovrà cessare di
incoraggiare i fedeli a recarsi, per quanto possibile, laddove la Santa Messa viene
celebrata. Le Conferenze episcopali curino appositi sussidi che spieghino il significato
della celebrazione della Parola di Dio con la distribuzione della Comunione, e le
norme che la regolano.
Proposizione 11
Scarsità di sacerdoti
La
centralità dell’Eucaristia per la vita della Chiesa fa sentire con acuto dolore il
problema della grave mancanza di clero in alcune parti del mondo. Molti fedeli sono
così privati del Pane di vita. Per venire incontro alla fame eucaristica del popolo
di Dio, che spesso per non brevi periodi deve fare a meno della celebrazione eucaristica,
è necessario fare ricorso ad iniziative pastorali efficaci. In questo contesto
i Padri Sinodali hanno affermato l’importanza del dono inestimabile del celibato ecclesiastico
nella prassi della Chiesa latina. Con riferimento al Magistero, in particolare al
Concilio Vaticano II e degli ultimi Pontefici, i Padri hanno chiesto di illustrare
adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale,
nel pieno rispetto della tradizione delle Chiese orientali. Certuni hanno fatto riferimento
ai “viri probati”, ma quest’ ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere. Inoltre
si deve tenere conto che, per offrire il dono eucaristico a tutti i fedeli, hanno
un peso decisivo la qualità cristiana della comunità e la sua forza di attrazione.
Si tratta in particolare di: - sollecitare i pastori a promuovere le vocazioni
sacerdotali; a scoprirle e a diventarne gli “annunciatori”, già a cominciare dai ragazzi,
e prestando cura ai “ministranti”; - non temere di proporre ai giovani la radicalità
della sequela di Cristo; - sensibilizzare le famiglie, che in alcuni casi sono
indifferenti se non addirittura contrarie; - coltivare la preghiera per le vocazioni
in tutte le comunità e in ogni ambito ecclesiale; - curare, da parte dei Vescovi,
coinvolgendo anche le famiglie religiose, rispettando il carisma loro proprio, una
più equa distribuzione del clero e sollecitare il clero stesso a una grande disponibilità
per servire la Chiesa là dove ve ne è bisogno, anche a costo di sacrificio.
Proposizione
12
Pastorale vocazionale
Come risposta al dovere urgente della Chiesa
di offrire il dono dell’Eucaristia in modo abituale a tutti i fedeli, e data la scarsezza
di sacerdoti in vari luoghi, volgiamo gli occhi al Signore e Gli chiediamo insistentemente
di mandare operai per la Sua messe. Da parte nostra proponiamo di rafforzare la
pastorale vocazionale e la dimensione vocazionale di tutta la pastorale, specialmente
di quella giovanile e familiare. Chiediamo perciò di: - costituire gruppi di chierichetti
e procurare loro l’accompagnamento spirituale; - diffondere l’adorazione eucaristica
per le vocazioni, nelle parrocchie, nei collegi e nei movimenti ecclesiali; - stimolare
i parroci e tutti i sacerdoti all’accompagnamento spirituale e alla formazione dei
giovani, invitandoli a seguire Cristo nel sacerdozio con la loro testimonianza; -
organizzare, secondo le possibilità, un centro vocazionale o un Seminario minore nelle
Chiese particolari. Vescovi e sacerdoti vogliamo impegnarci in prima persona in
questo genere di pastorale, dando esempio di entusiasmo e di pietà.
Catechesi
e mistagogia
Proposizione 13
La sequenza dei sacramenti dell’iniziazione
cristiana
Lo stretto legame tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia non
è sufficientemente percepito. È opportuno dunque spiegare che siamo battezzati e cresimati
in relazione all’Eucaristia. Si favorisca dunque una migliore integrazione del legame
fra i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana nella celebrazione di ciascuno di
questi sacramenti, qualunque sia l’ordine cronologico o l’età della celebrazione della
Confermazione e della Prima Comunione. Un approfondimento teologico e pastorale della
Confermazione in questo senso potrebbe essere di grande valore. Tutto questo avrebbe
inoltre un valore positivo nel dialogo ecumenico. L’età giusta per la Confermazione
potrebbe essere ripensata. Sarebbe anche da considerare se nella Chiesa latina la
sequenza Battesimo, Confermazione, Prima Comunione debba essere osservata solo per
gli adulti o non anche per i bambini. La tradizione latina, che si differenzia dalla
tradizione orientale per la separazione della celebrazione della Confermazione da
quella del Battesimo, ha un proprio diritto e un proprio peso. D’altra parte le differenze
tra le due tradizioni non sono di natura dogmatica. Ambedue le tradizioni, di fatto,
danno una diversa risposta pratica all’identica situazione del gran numero di battesimi
di bambini. Proposizione 14
Eucaristia, catechesi e formazione
L’Eucaristia,
mysterium fidei, iscritto nell’alleanza di Dio con il Suo popolo, è la fonte d’ispirazione
di ogni proposta di formazione pastorale. Questa deve manifestare l’Eucaristia nella
sua relazione intima con tutti gli altri sacramenti, guidando gli uomini e le donne
del nostro tempo verso una vita nuova in Cristo. A questo scopo si dovranno sviluppare
itinerari catecumenali ben inculturati, nei quali troveranno posto la presentazione
del contenuto dottrinale, l’introduzione alla vita spirituale e morale e all’impegno
sociale. Tutto il popolo di Dio - Vescovi e parroci secondo la loro specifica responsabilità
- deve coinvolgersi in questa formazione permanente promossa in ogni Chiesa particolare,
specialmente i fedeli che operano nelle parrocchie e nelle comunità, come i catechisti
e gli evangelizzatori. In modo particolare sarà data ai seminaristi una solida
formazione circa i fondamenti teologici, liturgici, pastorali di un’autentica spiritualità
eucaristica. Essi devono comprendere al meglio il senso di ogni norma liturgica. Le
parrocchie e le piccole comunità che ne fanno parte devono essere delle scuole di
mistagogia eucaristica. In questo contesto, si cercherà la cooperazione delle comunità
di vita consacrata, dei movimenti e delle aggregazioni che rivalorizzano, secondo
i loro propri carismi, la formazione cristiana. Nel quadro della nuova evangelizzazione
riconosciamo il bisogno di sviluppare nuove forme di catechesi adatti alle diverse
situazioni e culture. In questo contesto, il Catechismo della Chiesa Cattolica ed
i recenti insegnamenti del Magistero dovranno essere dei riferimenti privilegiati.
Proposizione
15
Famiglia e iniziazione sacramentale
Bisogna associare la famiglia
cristiana all’iniziazione sacramentale dei bambini. Non si deve restringere senza
ragione l’accesso dei bambini alla tavola eucaristica. La Prima Comunione, soprattutto,
è un passo di grande importanza per una vita impegnata sulle vie della santità, piena
di carità, di gioia e di pace. Ogni famiglia, sostenuta dalla parrocchia, dai sacerdoti,
dalle persone consacrate, da collaboratori laici e, in modo speciale, dalla scuola
cattolica, deve favorire un processo educativo all’Eucaristia. La Chiesa, famiglia
di Dio, cresce e si nutre alla tavola della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue
di Cristo. La celebrazione dell’Eucaristia deve promuovere sempre di più ad ogni livello
la presa di coscienza e la realizzazione di una “Chiesa famiglia” tramite la solidarietà,
le relazioni familiari e la comunione tra tutti i membri della comunità.
Proposizione
16
Catechesi Mistagogica
La tradizione più antica della Chiesa ricorda
che il cammino cristiano, senza trascurare l’intelligenza sistematica dei contenuti
della fede, è esperienza che nasce dall’annuncio, si approfondisce nella catechesi
e trova la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione liturgica. Fede e sacramenti
sono due aspetti complementari dell’attività santificatrice della Chiesa. Suscitata
dall’annuncio della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell’incontro di grazia
col Signore risorto nei sacramenti. La fede si esprime nel rito e il rito rafforza
e fortifica la fede.
Di qui l’esigenza di un itinerario mistagogico da vivere
nella comunità e con il suo aiuto e che si fonda su tre elementi essenziali: l’interpretazione
dei riti alla luce degli eventi biblici in conformità alla tradizione della Chiesa;
la valorizzazione dei segni sacramentali; il significato dei riti in vista dell’impegno
cristiano nella vita. Sarebbe auspicabile sviluppare il metodo mistagogico soprattutto
con i ragazzi della Prima Comunione e con i cresimandi.
Proposizione 17
Compendio
sull’Eucaristia
Gli uffici competenti della Santa Sede e/o le Conferenze Episcopali
dovrebbero considerare la progettazione di un Compendio eucaristico o uno strumento
di aiuto pastorale che raccolga insieme elementi liturgici, dottrinali, catechistici
e devozionali sull’ Eucaristia, per aiutare a sviluppare la fede e la pietà eucaristica. Tale
Compendio potrebbe proporre il meglio dell’insegnamento patristico, l’esperienza della
Chiesa latina e delle Chiese orientali e preghiere devozionali. Dovrebbe includere
una catechesi appropriata sulla natura e sulla struttura delle Preghiere eucaristiche.
Seconda
Parte
La partecipazione del Popolo di Dio alla celebrazione eucaristica
La
struttura della celebrazione eucaristica
Proposizione 18
La Parola di
Dio nella Celebrazione Eucaristica
Dalle due mense della Parola di Dio e del
Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli il Pane di vita, particolarmente
nella santa liturgia. La Parola di Dio, come tutto il mistero eucaristico, non è accessibile
se non nella fede. Conviene perciò che le Letture siano proclamate con cura, se possibile
da lettori istituiti. Deve essere dato il giusto peso alla Liturgia della Parola
nella celebrazione eucaristica. Esiste un legame intrinseco tra la Parola di Dio e
l’Eucaristia. Nell’Eucaristia il Verbo fatto carne si dà a noi come cibo spirituale.
Ascoltando la Parola di Dio nasce la fede (cf. Rm 10,17). Per apprezzare, celebrare
e vivere meglio l’Eucaristia, ci vuole una conoscenza profonda delle Sacre Scritture
proclamate. “L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo” (cf. DV 25). Il fedele
deve essere aiutato ad apprezzare i tesori della Scrittura nel Lezionario, attraverso
lo sviluppo dell’apostolato biblico, l’incoraggiamento di gruppi parrocchiali che
preparino la Messa domenicale mediante lo studio orante delle letture stesse e pratiche
liturgiche come il silenzio o eventuali poche parole d’introduzione che aiutino una
miglior comprensione. Inoltre il popolo di Dio deve essere educato attraverso una
catechesi fondata sulla Parola di Dio. Amare, leggere, studiare, meditare e pregare
la Parola di Dio è un frutto prezioso della pratica della lectio divina, dei gruppi
di studio e di preghiera biblici in famiglia e nelle piccole comunità ecclesiali.
Proprio
per l’intrinseco nesso tra la liturgia della Parola e quella eucaristica la Parola
di Dio sia venerata e onorata (cf. DV 21), in particolare i Vangeli, come segno della
presenza del Verbo incarnato nella assemblea dei fedeli (cf. IL 46). La preghiera
dei fedeli trovi una espressione che meglio la colleghi alla Parola di Dio, ai bisogni
dell’assemblea e, più largamente, a quelli di tutta l’umanità.
Proposizione
19
L’omelia
La migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia
ben celebrata. Per questo si chiede ai ministri ordinati di considerare la celebrazione
come loro principale dovere. In particolare debbono preparare accuratamente l’omelia,
basandosi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura. Che l’omelia ponga
la Parola di Dio proclamata nella celebrazione in stretta relazione con la celebrazione
sacramentale (cf. SC 52) e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola
di Dio sia realmente sostegno e vita della Chiesa (DV 21) e si trasformi in alimento
per la preghiera e per l’esistenza quotidiana. L’omelia conformata agli insegnamenti
dei Padri della Chiesa, è una vera mistagogia, ossia una vera iniziazione ai misteri
celebrati e vissuti. È stata inoltre suggerita la possibilità di fare ricorso,
partendo dal lezionario triennale, ad omelie ‘tematiche’ che, lungo l’anno liturgico,
possano trattare i grandi temi della fede cristiana: il Credo, il Padre nostro, le
parti della Messa, i Dieci Comandamenti e altri argomenti. Queste omelie tematiche
corrisponderanno a ciò che è stato autorevolmente riproposto dal Magistero della Chiesa
nei quattro ‘pilastri’ del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendium.
Per questo scopo si è anche proposto di elaborare un sussidio pastorale, basato sul
lezionario triennale, che leghi la proclamazione delle Scritture alle dottrine della
fede che scaturiscono da esse.
Proposizione 20
L’offerta del lavoro
umano
Il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, che mettiamo
sull’altare come espressione dell’offerta della vita della famiglia umana, significano
che tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata nel suo
amore ricapitolatore, ed essere presentata al Padre. Si metta sempre più in evidenza
come la dignità del lavoro degli uomini e delle donne di tutto il mondo, attraverso
la celebrazione eucaristica è intimamente unita al sacrificio redentore di Cristo
Signore.
Proposizione 21
Acclamazioni nella Preghiera Eucaristica
Le
preghiere eucaristiche potrebbero essere arricchite da acclamazioni, non solamente
dopo la consacrazione, ma anche in altri momenti, come è previsto nelle preghiere
eucaristiche per le celebrazioni con i fanciulli e come si fa in diversi paesi.
Proposizione
22
Epiclesi
Poiché la lex orandi esprime la lex credendi, è essenziale
vivere ed approfondire la fede nell’Eucaristia a partire dalla preghiera con cui la
Chiesa da sempre la celebra, cioè la Preghiera eucaristica. In particolare, la
spiritualità eucaristica ne guadagna riconoscendo l’importanza dello Spirito Santo
che trasforma le oblate e fa sì che la comunità tutta intera diventi sempre più corpo
di Cristo. Il Sinodo auspica che si mostri con maggiore chiarezza il legame dell’epiclesi
con il racconto dell’istituzione. Diventerebbe così più evidente come tutta la vita
dei fedeli sia, nello Spirito Santo e nel sacrificio di Cristo, una offerta spirituale
gradita al Padre. In questo quadro il Sinodo avverte la necessità che sia meglio
precisata la natura della diversa causalità implicata nella formula: “La Chiesa fa
l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa”.
Proposizione 23
Il segno
della pace
Il saluto di pace nella Santa Messa è un segno espressivo di grande
valore e profondità (cf. Gv 14,27). Tuttavia, in certi casi, assume un peso che può
divenire problematico, quando si protrae troppo a lungo o addirittura suscita qualche
confusione proprio prima di ricevere la Comunione. Forse sarebbe utile valutare
se il segno di pace non vada collocato in un altro momento della celebrazione, anche
tenendo conto di consuetudini antiche e venerabili.
Proposizione 24
Ite
missa est Per rendere più esplicito il rapporto tra Eucaristia e missione, che
appartiene al cuore di questo Sinodo, si preparino nuove formule di congedo (benedizioni
solenni, preghiere sul popolo od altro) che sottolineino la missione nel mondo dei
fedeli che hanno partecipato all’Eucaristia.
Ars celebrandi
Proposizione
25
La dignità della celebrazione
Quanti partecipano all’Eucaristia sono
chiamati a vivere la celebrazione con la certezza di essere il popolo di Dio, il sacerdozio
regale, la nazione santa (cf. 1Pt 2,4-5.9). In essa ciascuno di loro esprime la propria
vocazione cristiana specifica. Quelli che tra di loro hanno ricevuto un ministero
ordinato lo esercitano secondo il loro grado: il Vescovo, i presbiteri e i diaconi.
In particolare il ruolo dei diaconi e il servizio dei lettori e degli accoliti meritano
una maggiore attenzione. Soprattutto i Vescovi, quali moderatori della vita liturgica,
promuovano una degna celebrazione dei sacramenti nella propria diocesi, correggano
gli abusi e propongano il culto della chiesa cattedrale come esempio. Questo Sinodo
rinnova il suo apprezzamento per la cura che i presbiteri prestano nel celebrare la
liturgia in un modo degno, “attente ac devote”, a grande beneficio del popolo di Dio.
Essi documentano in tal modo l’importanza della fede, della santità, dello spirito
di sacrificio e della preghiera personale per celebrare l’Eucaristia. Si eviti l’eccesso
di interventi che può condurre ad una manipolazione della Santa Messa, come per esempio
quando si sostituiscono i testi liturgici con testi estranei o quando si dà alla celebrazione
una connotazione non liturgica. Un’autentica azione liturgica esprime la sacralità
del mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire nelle parole e nelle azioni del
sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso Dio Padre sia con i fedeli sia
per loro. Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere intimamente
armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo fine, ossia deve esprimere
la fede, la preghiera, lo stupore, l’amore verso Gesù presente nell’Eucaristia. Il
valore, l’importanza e la necessità della osservanza delle norme liturgiche siano
messi in luce. La celebrazione eucaristica rispetti la sobrietà e la fedeltà al rito
voluto dalla Chiesa, con quel senso del sacro che aiuta a vivere l’incontro con Dio
e con quelle forme anche sensibili che lo favoriscono (armonia del rito, delle vesti
liturgiche, dell’arredo e del luogo sacro). Sarà importante che i sacerdoti e i responsabili
della pastorale liturgica facciano conoscere i vigenti libri liturgici (Messale, Lezionario)
e la relativa normativa. Per guidare i fedeli al mistero celebrato è necessaria
una catechesi previa che favorisca la loro attiva partecipazione impregnata di autentica
pietà. I ministri aiutino questa piena partecipazione con la proclamazione dei testi,
e raccomandando tempi di silenzio, gesti e atteggiamenti appropriati.
Proposizione
26
Inculturazione e Celebrazione
Per una più efficace partecipazione
dei fedeli alla Eucarestia, questo Sinodo auspica la promozione di una maggiore inculturazione
nell’ambito della celebrazione eucaristica, tenendo conto delle possibilità di adattamento
offerte dalla Institutio generalis del Messale romano, dai criteri fissati dalla IV
Istruzione della Congregazione per il culto divino per una giusta applicazione delle
costituzione conciliare sulla liturgia del 1994, e dalle direttive espresse nelle
Esortazioni postsinodali Ecclesia in Africa , Ecclesia in Asia, Ecclesia in Oceania,
Ecclesia in America. A questo scopo le Conferenze episcopali assumano piena responsabilità
nell’incrementare i tentativi di inculturazione favorendo il giusto equilibrio tra
criteri e direttiva già emanate e nuovi adattamenti.
Proposizione 27
L’arte
a servizio della celebrazione Eucaristica
Nella storia della celebrazione della
Santa Messa e dell’adorazione eucaristica riveste una funzione di grande importanza
l’arte sacra nelle sue varie espressioni a cominciare dall’architettura. Essa infatti
traspone il significato spirituale dei riti della Chiesa in forme comprensibili e
concrete, che illuminano la mente, toccano il cuore e formano la volontà. Inoltre,
lo studio della storia dell’architettura liturgica e più in generale dell’arte sacra,
da parte dei laici, dei seminaristi e soprattutto dei sacerdoti, è in grado di illuminare
la riflessione teologica, arricchire la catechesi e ridestare quel gusto per il linguaggio
simbolico che facilita la mistagogia sacramentale. Infine, una approfondita conoscenza
delle forme che l’arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può aiutare coloro
che sono chiamati a collaborare con gli architetti e gli artisti a pianificare adeguatamente,
a servizio della vita eucaristica delle comunità di oggi, tanto gli spazi celebrativi
quanto la programmazione iconografica. Nel caso di conflitti tra aspetto artistico
e celebrativo si dia priorità alle necessità liturgiche della celebrazione seconda
la riforma approvata dalla Chiesa.
Proposizione 28
Il tabernacolo e
la sua collocazione
In conformità con l’Introduzione Generale del Messale Romano
(cf n. 314), il Sinodo ricorda che il tabernacolo per la custodia del Santissimo Sacramento
deve avere nella chiesa una collocazione nobile, di riguardo, ben visibile, curata
sotto il profilo artistico e adatta alla preghiera. Allo scopo si consulti il Vescovo.
Proposizione
29
Eucaristia e mezzi di comunicazione sociale
I mezzi di comunicazione,
incluso Internet, prestano un buon servizio a coloro che non possono partecipare alla
Messa, per esempio per motivi di età o di salute. Possono inoltre raggiungere battezzati
che si sono allontanati e persino non credenti. Quando si usano i mezzi di comunicazione
è importante celebrare l’Eucaristia in luoghi degni, appropriati e ben preparati.
Si ricordi che in condizioni normali per adempiere il precetto è necessaria la presenza
fisica alla celebrazione dell’Eucaristia e che non basta seguire il rito attraverso
i mezzi di comunicazione. Il linguaggio dell’immagine infatti è rappresentazione e
non la realtà in se stessa.
La liturgia deve essere devota e invitare alla
preghiera, poiché celebra il mistero pasquale. Si osservino sempre le norme liturgiche
della Chiesa, si valorizzino i sacri segni, si faccia attenzione all’espressione artistica
dello spazio, degli oggetti e delle vesti liturgiche. Si faccia in modo che il canto
e la musica corrispondano al mistero celebrato e al tempo liturgico.
Actuosa
participatio
Proposizione 30
Dies Domini
Come frutto dell’anno
dell’Eucaristia, il Sinodo raccomanda vivamente di fare sforzi significativi per
valorizzare e vivere il Dies Domini per tutta la Chiesa. È necessario riaffermare
la centralità della Domenica e della celebrazione della Eucaristia domenicale nelle
diverse comunità della diocesi, in particolare nelle parrocchie (cf. SC 42). La Domenica
è veramente giorno nel quale si celebra con gli altri il Cristo risuscitato, giorno
santificato e consacrato al Creatore, giorno di riposo e di disponibilità. La celebrazione
eucaristica domenicale è una grazia umanizzante per l’individuo e la famiglia perché
nutre l’identità cristiana al contatto con il Risorto. Per questo il dovere di parteciparvi
è triplice: verso Dio, verso se stessi e verso la comunità. Si propone di aiutare
i fedeli a considerare come paradigmatica l’esperienza della comunità primitiva e
quella delle generazioni dei primi secoli. Ai cristiani sia data l’opportunità, attraverso
la catechesi e la predicazione, di meditare sul dies Christi come giorno della resurrezione
del Signore e, proprio per questo, come festa di liberazione, giorno donato per gustare
i beni del Regno di Dio, giorno della gioia per l’incontro con il Vivente presente
tra noi. Noi ci auguriamo dunque che il Giorno del Signore divenga anche il giorno
dei cristiani, rispettato dalla società intera con il riposo ddl lavoro. Che intorno
alla celebrazione eucaristica della domenica siano organizzate manifestazioni proprie
della comunità cristiana, quali incontri amicali, formazione della fede per bambini,
giovani e adulti, pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera. Anche
se il sabato sera appartiene già alla Domenica (Primi Vespri) ed è permesso di compiere
il precetto domenicale con la Messa prefestiva, è necessario rammentare che è il giorno
della Domenica in se stesso che merita di essere santificato perché non sia “vuoto
di Dio”.
Proposizione 31
La Parola di Dio nella preghiera cristiana
La
celebrazione eucaristica è la celebrazione centrale della Chiesa ma, per la vita spirituale
di una comunità, sono di grande importanza anche le celebrazioni della Parola di Dio. Tali
celebrazioni offrono alla comunità la possibilità di approfondire la Parola di Dio.
Possono essere anche utilizzate quelle forme di accesso alla Parola di Dio che si
sono verificate valide nell’esperienza catechistica e pastorale, come il dialogo,
il silenzio o altri elementi creativi come i gesti e la musica.
Inoltre dovrebbero
essere raccomandate alle comunità le forme confermate dalla tradizione, della Liturgia
delle Ore, soprattutto le Lodi, i Vespri, la Compieta e anche le celebrazioni vigiliari.
Le introduzioni ai Salmi e le letture dell’Ufficio possono condurre ad una approfondita
esperienza dell’avvenimento di Cristo e dell’economia della salvezza, che a sua volta
può arricchire la comprensione del mistero eucaristico. Decisivo sarà che chi guida
tali celebrazioni non abbia soltanto una buona formazione teologica, ma a partire
dalla propria esperienza spirituale possa anche condurre al cuore della Parola di
Dio.
Proposizione 32
La celebrazione Eucaristica nei piccoli gruppi
A
proposito delle Sante Messe celebrate per piccoli gruppi, esse devono favorire una
partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa all’Eucaristia. Sono stati proposti
i seguenti criteri: - i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità parrocchiale,
non a frammentarla; - devono rispettare le esigenze delle varie categorie di fedeli,
così da favorire la partecipazione fruttuosa dell’intera assemblea; - devono essere
guidati da direttive chiare e precise; - devono tener presente che, nella misura
del possibile, bisogna preservare l’unità della famiglia.
Proposizione 33
Il
presbitero ed i ministeri liturgici
Deve essere fatta maggiore chiarezza in
riferimento ai compiti del sacerdote e di altri ministeri liturgici. Il soggetto
vero che opera nella liturgia è il Cristo risorto e glorificato nello Spirito Santo.
Cristo però include la Chiesa nel suo agire e nella sua dedizione. Il sacerdote è
in modo insostituibile colui che presiede l’intera celebrazione eucaristica, dal saluto
iniziale alla benedizione finale. Poiché, nella celebrazione eucaristica, egli, in
forza della sua ordinazione, rappresenta Gesù Cristo, capo della Chiesa, e nel modo
suo proprio anche la Chiesa stessa. Il diacono, educando i fedeli all’ascolto della
Parola di Dio, alla lode e alla preghiera, può inculcare l’amore per l’Eucaristia. La
collaborazione dei laici al servizio liturgico e, specialmente, nella celebrazione
dell’Eucaristia, c’è sempre stata. Con il Concilio Vaticano II (cf. AA 24) e la conseguente
riforma liturgica è stata ulteriormente sollecitata (cf. IGMR 25.1.2004, nn. 103-107).
In questi ministeri si rispecchia la Chiesa come unità nella pluriformità e si esprime
anche in maniera rappresentativa una forma propria della “actuosa participatio” dei
fedeli. Questi ministeri devono essere introdotti secondo il loro specifico mandato
e secondo le reali esigenze della comunità che celebra. Le persone incaricate di questi
servizi liturgici laicali devono essere scelte accuratamente, ben preparate e accompagnate
con una formazione permanente. La loro nomina deve essere a tempo. Queste persone
devono essere conosciute dalla comunità e devono ricevere da essa anche un grato riconoscimento.
Norme e ordinamenti liturgici servono ad un chiaro orientamento all’economia della
salvezza e alla “communio” e all’unità della Chiesa.
Proposizione 34
Riverenza
verso la Santa Eucaristia
Di fronte all’Ostia consacrata si osservi la pratica
della genuflessione o di altri gesti di adorazione secondo le differenti culture.
Si raccomanda l’importanza di inginocchiarsi durante i momenti salienti della Preghiera
eucaristica, in senso di adorazione e di lode al Signore presente nell’Eucaristia.
Si promuova inoltre il ringraziamento dopo alla Comunione, anche con un tempo di silenzio.
Proposizione
35
La recezione della Santa Comunione
Nella nostra società pluralistica
e multiculturale conviene che il significato della Santa Comunione sia spiegato anche
a non battezzati o ad altri non appartenenti a Chiese e comunità non cattoliche, che
siano presenti alla Santa Messa in occasione, per esempio, di Battesimi, Confermazioni,
Prime Comunioni, Matrimoni, Funerali. In molte metropoli e città, soprattutto di arte,
visitatori di altre religioni e confessioni, e non credenti sono presenti non di rado
all’Eucaristia. A questi ugualmente deve essere spiegato in maniera delicata ma
chiara che la non ammissione alla Santa Comunione non significa una mancanza di stima
nei loro confronti. Anche fedeli cattolici che, permanentemente od occasionalmente,
non adempiono i necessari requisiti, debbono divenire consapevoli che la celebrazione
della Santa Messa, anche senza la partecipazione personale alla Comunione sacramentale,
rimane valida e significativa. Nessuno deve temere di suscitare un’impressione negativa
con il suo non avvicinarsi alla Comunione. In talune situazioni è raccomandabile una
celebrazione della Parola di Dio al posto della Santa Messa. Ai pastori di anime stia
a cuore di condurre il maggior numero possibile di uomini a Cristo, il quale chiama
tutti a Sé - e non soltanto nella Santa Comunione - affinché essi abbiano la vita
eterna.
Proposizione 36
L’uso del latino nelle celebrazioni liturgiche
Nella
celebrazione dell’Eucaristia durante gli incontri internazionali, oggi sempre più
frequenti, per meglio esprimere l’unità e l’universalità della Chiesa, si propone: -
di suggerire che la (con)celebrazione della Santa Messa sia in latino (eccetto le
letture, l’omelia e la preghiera dei fedeli). Così pure siano recitate in latino le
preghiere della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani del canto
gregoriano; - di raccomandare che i sacerdoti, fin dal Seminario, siano preparati
a comprendere e celebrare la Santa Messa in latino, nonché a utilizzare preghiere
latine e a saper valorizzare il canto gregoriano; - di non trascurare la possibilità
che gli stessi fedeli siano educati in questo senso.
Proposizione 37
Le
grandi concelebrazioni
I Padri sinodali riconoscono l’alto valore delle concelebrazioni,
specialmente quelle presiedute dal Vescovo con il suo presbiterio, i diaconi e i fedeli.
Si chiede, però, agli organismi competenti che studino meglio la prassi della concelebrazione
quando il numero dei celebranti è molto elevato.
Parte terza
La
missione del popolo di Dio nutrito dall’Eucaristia
Eucaristia e comunità cristiana
Proposizione
38
Gratitudine per i sacerdoti, i diaconi e gli altri ministri e collaboratori
liturgici
L’Assemblea Sinodale esprime intensa gratitudine, apprezzamento e
incoraggiamento ai sacerdoti, in particolare ai prebiteri “fidei donum”, ministri
dell’Eucaristia, che con competenza e generosa dedizione edificano la comunità con
l’annuncio della Parola di Dio e del Pane della vita. Si raccomanda vivamente ai
sacerdoti la celebrazione quotidiana della Santa Messa, anche quando non ci fosse
partecipazione di fedeli. Ugualmente il Sinodo ringrazia i diaconi permanenti che
collaborano con i presbiteri nell’opera di evangelizzazione mediante la proclamazione
della Parola di Dio e della distribuzione della santa Comunione. Sarebbe conveniente
promuovere questo ministero secondo le indicazioni conciliari. Allo stesso modo
è importante ringraziare i ministri istituiti, i consacrati e le consacrate, i ministri
straordinari della santa Comunione, i catechisti e altri collaboratori, che aiutano
a preparare ed a celebrare l’Eucaristia e la distribuiscono con dignità, e specialmente
gli animatori che comunicano la Parola di Dio e danno la Comunione nelle celebrazioni
comunitarie in attesa del sacerdote. I Padri sinodali apprezzano molto la testimonianza
dei fedeli cristiani che partecipano con frequenza alla celebrazione Eucarsitica feriale,
soprattutto di quelli che affrontano notevoli difficoltà dovute all’età e alle distanze.
Proposizione
39
Spiritualità eucaristica e vita quotidiana
I fedeli cristiani hanno
bisogno di una più profonda comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita
quotidiana. La spiritualità eucaristica non è soltanto partecipazione alla Messa e
devozione al Santissimo Sacramento. Essa abbraccia la vita intera. Incoraggiamo
soprattutto i fedeli laici a continuare nella loro ricerca di un più alto senso dell’Eucaristia
nella loro vita e a sentire fame di Dio. Chiediamo ai teologi laici di esprimere la
loro esperienza di vivere l’esistenza quotidiana in uno spirito eucaristico. Incoraggiamo
specialmente le famiglie ad essere ispirate e trarre vita dall’Eucaristia. In questo
modo esse partecipano alla trasformazione del loro milieu sociale attraverso la testimonianza
della loro vita personale e l’esercizio della loro vocazione battesimale che li destina
a portare la Buona Novella ai loro vicini. In questo quadro risplende la testimonianza
profetica delle consacrate e dei consacrati che trova nella celebrazione Eucaristica
e nell’Adorazione la forza per una sequela radicale di Cristo, obbediente, casto e
povero. La vita consacrata ha qui la sorgente della contemplatizione, la luce per
l’azione apostolica e missionaria, il senso ultimo del proprio impegno con i poveri
e gli emarginati e la caparra delle realtà del Regno.
Proposizione 40
I
divorziati risposati e l’Eucaristia
In continuità con i numerosi pronunciamenti
del Magistero della Chiesa e condividendo la sofferta preoccupazione espressa da molti
Padri, il Sinodo dei Vescovi ribadisce l’importanza di un atteggiamento e di un’azione
pastorale di attenzione e di accoglienza verso i fedeli divorziati e risposati. Secondo
la Tradizione della Chiesa cattolica, essi non possono esser ammessi alla Santa Comunione,
trovandosi in condizione di oggettivo contrasto con la Parola del Signore che ha riportato
il matrimonio al valore originario dell’indissolubilità (cf. CCC 1640), testimoniato
dal suo dono sponsale sulla croce e partecipato ai battezzati attraverso la grazia
del sacramento. I divorziati risposati tuttavia appartengono alla Chiesa, che li accoglie
e li segue con speciale attenzione perché coltivino uno stile cristiano di vita attraverso
la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la Santa Comunione, l’ascolto
della Parola di Dio, l’Adorazione Eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla
vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale,
la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso
i figli. Se poi non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno
condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa li
incoraggia a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge
di Dio, trasformandola in un’amicizia leale e solidale; così potranno riaccostarsi
alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale,
ma si eviti di benedire queste relazioni perché tra i fedeli non sorgano confusioni
circa il valore del matrimonio. Nello stesso tempo il Sinodo auspica che sia fatto
ogni possibile sforzo sia per assicurare il carattere pastorale, la presenza e la
corretta e sollecita attività dei tribunali ecclesiastici per le cause di nullità
matrimoniale (cf. Dignitas connubii), sia per approfondire ulteriormente gli elementi
essenziali per la validità del matrimonio, anche tenendo conto dei problemi emergenti
dal contesto di profonda trasformazione antropologica del nostro tempo, dal quale
gli stessi fedeli rischiano di esser condizionati specialmente in mancanza di una
solida formazione cristiana. Il Sinodo ritiene che, in ogni caso, grande attenzione
debba esse assicurata alla formazione dei nubendi e alla previa verifica della loro
effettiva condivisione delle convinzioni e degli impegni irrinunciabili per la validità
del sacramento del matrimonio, e chiede ai Vescovi e ai parroci il coraggio di un
serio discernimento per evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali conducano
i nubendi all’assunzione di una grande responsabilità per se stessi, per la Chiesa
e per la società, che non sapranno poi onorare.
Proposizione 41
Ammissione
dei fedeli non cattolici alla Comunione
Sulla base della comunione di tutti
i cristiani, che l’unico Battesimo già rende operante, anche se non ancora in maniera
completa, la separazione alla mensa del Signore è sperimentata giustamente come dolorosa.
Sia dentro la Chiesa cattolica come da parte dei nostri fratelli e sorelle non cattolici,
viene avanzata di conseguenza molto spesso la richiesta urgente della possibilità
di Comunione eucaristica tra i cristiani cattolici e gli altri. Si deve chiarire
che l’Eucaristia non designa e opera solo la nostra personale comunione con Gesù Cristo,
ma soprattutto la piena communio della Chiesa. Perciò chiediamo che i cristiani non
cattolici comprendano e rispettino il fatto che per noi, secondo l’intera tradizione
biblicamente fondata, la Comunione eucaristica e la comunione ecclesiale si appartengono
intimamente e quindi la Comunione eucaristica con i cristiani non cattolici non è
generalmente possibile. Ancor più è esclusa una concelebrazione ecumenica. Parimenti
dovrebbe essere chiarito che in vista della salvezza personale l’ammissione di cristiani
non cattolici all’Eucaristia, al sacramento della Penitenza e all’Unzione dei malati,
in determinate situazioni individuali sotto precise condizioni è possibile e perfino
raccomandata (UR 8, 15; Direttorio Ecumenico 129-131; CIC 844 § 3 e 4; CCEO 671 §4;
Lettera enciclica Ut unum sint 46; Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia 46). Il
Sinodo insiste perché le condizioni espresse nel Catechismo della Chiesa Cattolica
(1398-1401) e nel suo Compendio (293), siano osservate.
L’Eucaristia per
il mondo
Proposizione 42
Eucaristia e missione
I fedeli sono
invitati a prendere coscienza che una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa
missionaria. Di fatto, l’Eucaristia è fonte di missione. Nella Eucaristia diventiamo
sempre più discepoli di Cristo, ascoltando la Parola di Dio, la quale ci porta a un
incontro comunitario con il Signore mediante la celebrazione del memoriale della sua
morte e risurrezione e attraverso la comunione sacramentale con Lui. Questo incontro
eucaristico si realizza nello Spirito Santo che ci trasforma e santifica. Risveglia
nel discepolo la volontà decisa di annunciare agli altri, con audacia, quanto si ha
ascoltato e vissuto, per condurre anche loro allo stesso incontro con Cristo. In questo
modo, il discepolo, inviato dalla Chiesa, si apre ad una missione senza frontiere. Mentre
diciamo grazie a tutti i missionari cristiani operanti nel mondo, richiamiamo la necessità
di riconoscere Cristo come l’unico salvatore. Nell’educazione missionaria la centralità
dell’affermazione dell’unicità andrà fatta emergere in tutti i modi. Ciò impedirà
di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera di promozione umana implicata
nell’evangelizzazione. I Padri hanno rilevato le gravi difficoltà che investono
la missione di quelle comunità cristiane che vivono in condizioni di minoranza o addirittura
in contesti privi di libertà religiosa.
Proposizione 43
Spiritualità
eucaristica e santificazione del mondo
L’Eucaristia è all’origine di ogni forma
di santità. Per sviluppare una spiritualità eucaristica profonda è necessario che
il popolo cristiano, che rende grazie per mezzo dell’Eucaristia, abbia coscienza di
farlo in nome dell’intera creazione aspirando alla santificazione del mondo e lavorando
per essa. La vita cristiana trova nella celebrazione eucaristica la propria via:
l’offerta di sé, la comunione e la solidarietà sono aspetti della “logiké latreia”
(cf. Rm 12,1). La promozione della partecipazione quotidiana alla celebrazione
della Santa Messa si dimostra, nei riti latini, un mezzo efficace di sviluppo di questa
spiritualità al cuore della vita familiare, professionale, sociale e politica. L’offerta
quotidiana (insegnata per esempio dall’Apostolato della Preghiera praticato da milioni
di cattolici nel mondo intero) può aiutare ciascuno a diventare una “figura eucaristica”
sull’esempio di Maria, unendo la propria vita a quella di Cristo che si offre per
l’umanità.
Proposizione 44
Eucaristia e infermi
Consideriamo
di primaria importanza favorire la celebrazione eucaristica per gli infermi, mediante
una catechesi adeguata sulla attiva partecipazione alla passione, morte e risurrezione
di Cristo. Uno speciale significato della Eucaristia, in quanto apice della vita cristiana,
è legato alla Sua ricezione come Santo Viatico. Siccome schiude all’infermo la pienezza
pasquale si raccomanda di intesificarne la pratica. In particolare si chiede che
si assicuri la comunione eucaristica ai disabili mentali, battezzati e cresimati:
essi ricevono la comunione nella fede della famiglia o della comunità che li accompagna.
L’impossibilità di conoscere quale è la sensibilità effettiva propria di certa tipologia
di infermi non è una ragione sufficiente per non dare loro tutti i sostegni sacramentali
di cui la Chiesa dispone. È importante che coloro che soffrono per disabilità possano
essere riconosciuti come membri della Chiesa a tutti gli effetti e abbiamo in essa
il loro giusto posto. È auspicabile inoltre che la funzionalità architettonica delle
chiese agevoli la loro partecipazione alle celebrazioni.
Proposizione 45
Eucaristia
e Migranti
Il Sinodo, ringraziando quanti sono impegnati in questo campo, invita
tutti i Vescovi a esercitare la loro cura pastorale verso i migranti. Questi fedeli
devono essere accolti come membri dello stesso Corpo di Cristo, a prescindere dalla
loro razza, status o condizione, specialmente nelle celebrazione eucaristica. La carità
di Cristo urge a che le altre Chiese locali e gli istituti di vita consacrata aiutino
generosamente le diocesi che accolgono un grande numero di migranti. Inoltre, sia
concesso ai migranti di rito orientale, per quanto possibile, di essere assistiti
dai loro sacerdoti. Affinché le liturgie orientali siano meglio conosciute si stabilisca
nei seminari il “Dies orientalis”.
Proposizione 46
Coerenza eucaristica
di politici e legislatori cattolici
I politici e legislatori cattolici devono
sentirsi particolarmente interpellati nella loro coscienza, rettamente formata, sulla
grave responsabilità sociale di presentare e sostenere leggi inique. Non c’è coerenza
eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale dell’uomo,
contro la giustizia e il diritto naturale. Non si può separare l’opzione privata e
quella pubblica, mettendosi in contrasto con la legge di Dio e l’insegnamento della
Chiesa, e questo deve essere considerato anche di fronte alla realtà eucaristica (cf.
1Cor 11, 27-29). Nell’applicare questo orientamento i Vescovi esercitino le virtù
della fortezza e della prudenza tenendo conto delle situazioni locali concrete.
Proposizione
47
Eucaristia ed ecologia
I cristiani, rafforzati dal sacramento dell’Eucaristia,
si impegnino più decisamente a testimoniare la presenza di Dio nel mondo. La Chiesa
promuova un cambiamento di mentalità e di cuore, che faciliti un rapporto armonico
e responsabile dell’essere umano con il creato. La contemplazione e la gratitudine
per il dono dell’amore di Dio costituito dalla creazione possono rappresentare un
mezzo di evangelizzazione per la gente di oggi, le cui preoccupazioni ecologiche possono
ricevere un nuovo significato religioso mediante il riconoscimento della chiamata
di Dio all’umanità ad esercitare un servizio responsabile verso la Sua opera di Creatore,
conformemente alla speranza cristiana. Questa riflessione può inoltre aiutare i
cristiani a collegare la dottrina sulla creazione a quella sulla ‘nuova creazione’,
inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo, che ha dato alla Chiesa il compito
di preparare la trasformazione del creato nei ‘nuovi cieli e nuova terra’.
Proposizione
48
Dimensione sociale dell’Eucaristia
Il sacrificio di Cristo è mistero
di liberazione che ci interpella. È nell’impegno a trasformare le strutture ingiuste
per ristabilire la dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, che
l’Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella celebrazione. Questo
movimento dinamico si apre alle dimensioni del mondo: mette in questione il processo
di globalizzazione che non di rado fa crescere lo scarto tra paesi ricchi e paesi
poveri; denuncia quelle potenze politiche ed economiche che dilapidano le ricchezze
della terra; richiama le gravi esigenze della giustizia distributiva davanti alle
disuguaglianze che gridano verso il cielo; incoraggia i cristiani a impegnarsi e a
operare nella vita politica e nell’azione sociale. Ambiti di particolare preoccupazione
sono la pandemia del HIV/AIDS, la droga e l’alcolismo.
Una singolare cura
pastorale meritano i carcerati perché possano partecipare all’Eucaristia e ricevere
la Santa Comunione. Chi partecipa all’Eucaristia deve impegnarsi a costruire la
pace nel nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare,
dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale. Condizioni
per costruire una vera pace sono la restaurazione della giustizia, la riconciliazione
e il perdono. Per educarsi alla carità e alla giustizia, i fedeli si giovino del
Magistero sociale, recentemente riproposto nel Compendio della dottrina sociale della
Chiesa.
Proposizione 49
Eucaristia e riconciliazione di popoli in
conflitto
L’Eucaristia è sacramento di comunione tra i fratelli che accettano
di riconciliarsi in Cristo, il quale ha fatto di ebrei e greci un popolo solo, abbattendo
il muro di odio che li separava (cf. Ef 2,14). Nel corso di questo Sinodo varie testimonianze
hanno riferito che, grazie alle celebrazioni eucaristiche, popoli in conflitto hanno
potuto radunarsi attorno alla Parola di Dio, ascoltare il suo annuncio profetico della
riconciliazione tramite il perdono gratuito, ricevere la grazia della conversione
che permette la comunione allo stesso pane ed allo stesso calice. Gesù Cristo che
si offre nell’Eucaristia rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, urge
coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione attraverso il dialogo
e la giustizia. Ciò consente di comunicare degnamente al Corpo e al Sangue di Cristo
(cf. Mt 5,23-24).
Conclusione
Proposizione 50
Verum Corpus natum
de Maria Virgine
La Chiesa vede in Maria, “Donna Eucaristica”, soprattutto
ai piedi della croce, la propria figura e la contempla come modello insostituibile
di vita eucaristica; sull’altare, alla presenza del “verum Corpus natum de Maria Virgine”,
la Chiesa venera con speciale gratitudine per bocca del sacerdote la Santissima Vergine. I
cristiani raccomandano a Maria, Madre della Chiesa; la loro esistenza ed il loro lavoro.
Sforzandosi di avere gli stessi sentimenti di Maria, aiutano tutta la communità a
vivere in offerta viva, gradita al Padre.