Il testo delle Proposte finali al Papa del Sinodo dei Vescovi sull'Eucarestia
L’Elenco Finale delle Proposizioni dell’Undecima Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi, il cui testo ufficiale è in latino, oggetto di voto personale
da parte dei Padri Sinodali, è destinato al Sommo Pontefice, al quale sarà debitamente
consegnato. Tale testo per sua natura è riservato e non sarà pubblicato per rispettare
il carattere consultivo dell’assise sinodale. Questo testo infatti ha carattere propositivo.
Per
benevola decisione il Santo Padre Benedetto XVI concede in questa occasione che una
versione in lingua italiana, provvisoria, ufficiosa e non ufficiale, a cura della
Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, venga pubblicata nel Bollettino della
Sala Stampa della Santa Sede.
Al riguardo si precisa ancora che le Proposizioni
sono un momento del lungo processo del Sinodo aperto all’eventuale promulgazione di
un documento pontificio. Esso non esaurisce la ricchezza degli apporti dei Lineamenta,
dell’Instrumentum laboris, della Disceptatio in aula, iniziata con la Relatio ante
Disceptationem e terminata nella Relatio post Disceptationem e nel Messaggio (Nuntius).
Il lavoro dei Circoli Minori ha consentito l’elaborazione del consenso sinodale, in
un clima di intensa comunione episcopale cum Petro e sub Petro attraverso l’ascolto
reciproco, anche nella immediatezza della discussione spontanea.
Versione
non ufficiale in lingua italiana. ELENCO FINALE DELLE PROPOSIZIONI Introduzione
Proposizione
1 Documenti che si presentano al Sommo Pontefice Si
vuole presentare alla considerazione del Sommo Pontefice - oltre ai documenti su Eucaristia,
fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa relativi a questo sinodo,
ovverosia i Lineamenta, l’Instrumentum laboris, le Relazioni ante e post disceptationem
e i testi degli interventi, sia quelli presentati in aula sia quelli in scriptis,
le Relazioni dei Circoli Minori e le loro discussioni - soprattutto alcune proposte
specifiche, che i Padri hanno ritenuto di particolare rilievo.
I Padri Sinodali
chiedono umilmente al Santo Padre che valuti l’opportunità di offrire un documento
sul sublime mistero dell’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa. Proposizione
2 La riforma liturgica del Vaticano II L’Assemblea Sinodale ha ricordato
con gratitudine il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal
Concilio Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa. Essa ha messo in evidenza
la bellezza dell’azione eucaristica che splende nel rito liturgico. Abusi si sono
verificati nel passato, non mancano neppure oggi anche se sono alquanto diminuiti.
Tuttavia simili episodi non possono oscurare la bontà e la validità della riforma,
che contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate; piuttosto urgono ad una maggior
attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui viene pienamente favorita l’actuosa
participatio. Prima parte
Il popolo di Dio
educato alla fede nell’Eucaristia
La fede nell’Eucaristia
Proposizione
3 Il novum del mistero pasquale Istituendo l’Eucaristia Gesù ha
dato vita a una novità radicale: ha compiuto in Se stesso la nuova ed eterna alleanza.
Nel contesto della cena rituale ebraica, che concentra nel memoriale l’evento passato
della liberazione dall’Egitto, la sua rilevanza presente e la promessa futura, Gesù
inserisce il dono totale di Sé. Il vero Agnello immolato si è sacrificato una volta
per tutte nel mistero pasquale ed è in grado di liberare per sempre l’uomo dal peccato
e dalle tenebre della morte. Il Signore stesso ci ha offerto gli elementi essenziali
del “culto nuovo”. La Chiesa, in quanto sposa e guidata dallo Spirito Santo, è chiamata
a celebrare il convito eucaristico giorno dopo giorno “in memoria di Lui”. Inscrive
il sacrificio redentore del suo Sposo nella storia e lo rende presente sacramentalmente
in tutte le culture. Questo “grande mistero” è celebrato nelle forme liturgiche che
la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, sviluppa così nel tempo e nello spazio. Nella
celebrazione dell’Eucaristia Gesù, sostanzialmente presente, ci introduce tramite
il Suo Spirito nella pasqua: passiamo dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla
libertà, dalla tristezza alla gioia. La celebrazione dell’Eucaristia rafforza in noi
questo dinamismo pasquale e consolida la nostra identità. Con Cristo possiamo vincere
l’odio con l’amore, la violenza con la pace, la superbia con l’umiltà, l’egoismo con
la generosità, la discordia con la riconciliazione, la disperazione con la speranza.
Uniti a Gesù Cristo morto e risorto possiamo ogni giorno portare la Sua croce e seguirlo,
in vista della risurrezione della carne, sull’esempio dei martiri antichi e dei nostri
giorni. L’Eucaristia come mistero pasquale è pegno della gloria futura e da Essa
già nasce la trasformazione escatologica del mondo. Celebrando l’Eucaristia anticipiamo
questa gioia nella grande comunione dei santi. Proposizione 4 Il
dono eucaristico L’Eucaristia è un dono che scaturisce dall’amore del Padre,
dall’obbedienza filiale di Gesù spinta fino al sacrificio della croce reso presente
per noi nel sacramento, dalla potenza dello Spirito Santo che, chiamato sui doni dalla
preghiera della Chiesa, li trasforma nel Corpo e nel Sangue di Gesù. In essa si
svela pienamente il mistero dell’amore di Dio per l’umanità e si compie il Suo disegno
di salvezza nel segno di una gratuità assoluta, che risponde soltanto alle Sue promesse,
compiute oltre ogni misura. La Chiesa accoglie, adora, celebra questo dono in trepida
e fedele obbedienza, senza arrogarsi alcun potere di disponibilità, se non quelli
che Gesù le ha affidato perché il rito sacramentale si eserciti nella storia. Sotto
la croce la Vergine Santissima aderisce pienamente al dono sacrificale del Salvatore.
Per la sua immacolata concezione e pienezza di grazia Maria inaugura la partecipazione
della Chiesa al sacrificio del Redentore. I fedeli “hanno il diritto di ricevere
abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto gli
aiuti della Parola di Dio e dei sacramenti” (LG 37; cf. CIC can. 213; CCEO can. 16),
quando il diritto non lo proibisca. A tale diritto corrisponde il dovere dei pastori
di fare ogni sforzo perché l’accesso all’Eucaristia non sia in concreto impedito,
mostrando in proposito intelligente sollecitudine e grande generosità. Il Sinodo apprezza
e ringrazia i sacerdoti che, anche a costo di sacrifici talvolta pesanti e rischiosi,
assicurano alle comunità cristiane questo dono di vita e le educano a celebrarlo in
verità e pienezza. Proposizione 5 Eucaristia e Chiesa La
relazione tra l’Eucaristia e la Chiesa è intesa nella grande tradizione cristiana
come costitutiva dell’essere e dell’agire della Chiesa stessa, al punto che l’antichità
cristiana designava con le stesse parole Corpus Christi il corpo nato dalla Vergine
Maria, il corpo eucaristico e il corpo ecclesiale di Cristo. Questa unità del corpo
si manifesta nelle comunità cristiane e si rinnova nell’atto eucaristico che le unisce
e le differenzia in Chiese particolari, “in quibus et ex quibus una et unica Ecclesia
catholica existit” (LG 23). Il termine “cattolico” esprime l’universalità proveniente
dall’unità che l’Eucaristia, celebrata in ogni Chiesa, favorisce ed edifica. Le
Chiese particolari nella Chiesa universale hanno così, nell’Eucaristia, il compito
di rendere visibile la loro propria unità e la loro diversità. Questo legame di amore
fraterno lascia trasparire la comunione trinitaria. I concili e i sinodi esprimono
nella storia quest’aspetto fraterno della Chiesa. Per questa sua dimensione ecclesiale,
l’Eucaristia stabilisce un forte legame di unità della Chiesa cattolica con le Chiese
ortodosse, che hanno conservato la genuina e integra natura del mistero dell’Eucaristia.
Il carattere ecclesiale dell’Eucaristia potrebbe essere anche un punto privilegiato
nel dialogo con le comunità nate con la Riforma. Proposizione 6 L’adorazione
eucaristica
Il Sinodo dei Vescovi, riconoscendo i molteplici frutti dell’adorazione
eucaristica nella vita del popolo di Dio in tante parti del mondo, incoraggia fortemente
che questa forma di preghiera - così frequentemente raccomandata dal venerabile servo
di Dio Papa Giovanni Paolo II - sia mantenuta e promossa, secondo le tradizioni, tanto
della Chiesa latina quanto delle Chiese orientali. Riconosce che questa pratica scaturisce
dall’azione eucaristica - che in se stessa è il più grande atto d’adorazione della
Chiesa, che abilita i fedeli a partecipare pienamente, consapevolmente, attivamente
e fruttuosamente al sacrificio di Cristo secondo il desiderio del Concilio Vaticano
II - e ad essa riconduce. Così vissuta l’adorazione eucaristica sostiene i fedeli
nel loro amore e servizio cristiano verso gli altri e promuove una maggiore santità
personale e delle comunità cristiane. In questo senso il rifiorire dell’adorazione
eucaristica, anche tra i giovani, appare oggi una promettente caratteristica di tante
comunità. Per questa ragione, al fine di favorire la visita al Santissimo Sacramento,
si curi, nei limiti del possibile, che le chiese nelle quali è presente il Santissimo
Sacramento restino aperte. La pastorale accompagni le comunità e i movimenti a
conoscere il giusto posto dell’adorazione eucaristica allo scopo di coltivare l’atteggiamento
di stupore di fronte al grande dono della presenza reale di Cristo. In questo senso
si incoraggia l’adorazione eucaristica anche nell’itinerario di preparazione alla
Prima Comunione. Per promuovere l’adorazione, è conveniente dare un particolare
riconoscimento agli istituti di vita consacrata e alle associazioni di fedeli che
ad essa si dedicano in modo speciale e in varie forme, aiutandole perché la devozione
eucaristica diventi maggiormente biblica, liturgica e missionaria. Eucaristia
e sacramenti
Proposizione 7 Eucaristia
e sacramento della Riconciliazione
L’amore all’Eucaristia porta ad apprezzare
sempre più il sacramento della Riconciliazione, nel quale la bontà misericordiosa
di Dio rende possibile un nuovo inizio della vita cristiana e mostra l’intrinseco
rapporto tra Battesimo, peccato e sacramento della Riconciliazione. La degna ricezione
dell’Eucaristia richiede lo stato di grazia. È compito di grande importanza pastorale
che il Vescovo promuova nella diocesi un deciso recupero della pedagogia della conversione
che nasce dalla Eucaristia e favorisca per questo la confessione individuale frequente.
I sacerdoti, da parte loro, si dedichino generosamente all’amministrazione del sacramento
della Penitenza. Il Sinodo raccomanda vivamente ai Vescovi di non permettere nelle
loro diocesi il ricorso alle assoluzioni collettive, se non nelle situazioni oggettivamente
eccezionali stabilite dal Motu Proprio Misericordia Dei, del 7 aprile 2002, del Papa
Giovanni Paolo II. I Vescovi procurino, inoltre, che in ogni chiesa ci siano luoghi
idonei alle confessioni (cf. CIC 964 § 2). Si raccomanda che il Vescovo nomini il
penitenziere.
In questa prospettiva bisognerebbe anche approfondire le dimensioni
della riconciliazione già presenti nella celebrazione eucaristica (cf. CCC 1436),
in particolare il rito penitenziale, affinché si possano vivere veri momenti di riconciliazione
in essa. Le celebrazioni penitenziali non sacramentali menzionate nel rituale del
sacramento della Penitenza e della Riconciliazione possono risvegliare il senso del
peccato e formare uno spirito di penitenza e di comunione nelle comunità cristiane,
preparando così i cuori alla celebrazione del sacramento. Il rinnovamento della
spiritualità eucaristica può essere l’occasione per approfondire la comprensione e
la pratica delle indulgenze. Questo Sinodo ricorda che i Vescovi e i parroci possono
chiedere alla Penitenzeria Apostolica l’indulgenza plenaria per celebrare diverse
occasioni e anniversari. Il Sinodo incoraggia una catechesi rinnovata sulle indulgenze. Proposizione
8 Eucaristia e Sacramento del Matrimonio
Nell’ Eucaristia si
esprime l’amore di Gesù Cristo che ama la Chiesa come sua sposa, fino a dare la Sua
vita per essa. L’Eucaristia corrobora in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubile
di ogni matrimonio cristiano. Vogliamo far sentire una particolare vicinanza spirituale
a tutti coloro che hanno formato le loro famiglie sul sacramento del matrimonio. Il
Sinodo riconosce la singolare missione della donna nella famiglia e nella società
e incoraggia i coniugi perché, ben integrati nelle loro parrocchie e talvolta inseriti
in piccole comunità, in movimenti e associazioni ecclesiali, percorrano cammini di
spiritualità matrimoniale nutrita dall’Eucaristia. La santificazione della domenica
si attua anche nella vita familiare. Per questo la famiglia, come “Chiesa domestica”,
deve essere considerata un ambito primario da parte della comunità cristiana. È la
famiglia ad iniziare i bambini alla fede ecclesiale e alla liturgia, soprattutto alla
Santa Messa. Proposizione 9 Eucaristia e poligamia La natura
del matrimonio esige che l’uomo sia legato in modo definitivo ad una sola donna e
viceversa. In questo orizzonte i poligami che si aprono alla fede cristiana siano
aiutati ad integrare il loro progetto umano nella novità e nella radicalità del messaggio
di Cristo. In quanto catecumeni, Cristo li raggiunge nella loro specifica situazione
e li chiama alle rinunce e alle rotture necessarie alla comunione, che un giorno potranno
celebrare mediante vari sacramenti, anzitutto mediante l’Eucaristia. La Chiesa
li accompagnerà nel frattempo con una pastorale piena di dolcezza e di fermezza. Proposizione
10 Modalità delle Assemblee Domenicali in attesa di Sacerdote
Nei
paesi in cui la penuria di sacerdoti e le grandi distanze rendono praticamente impossibile
la partecipazione all’Eucaristia dominicale, è importante che le comunità cristiane
si radunino per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato in comunione
con il Vescovo, con tutta la Chiesa particolare e con la Chiesa universale. Di grande
importanza è anche precisare la natura dell’impegno dei fedeli a partecipare a queste
assemblee domenicali. Si vigili perché la liturgia della Parola organizzata sotto
la cura di un diacono o di un responsabile della comunità al quale questo ministero
è stato regolarmente affidato dall’autorità competente, si compia secondo un rituale
specifico approvato a tale scopo. Per non privare i fedeli troppo a lungo della Comunione
eucaristica, i sacerdoti si sforzeranno di visitare frequentemente queste comunità.
Tocca agli Ordinari ed alle Conferenze episcopali regolare la possibilità di distribuire
la Comunione. Si dovrà evitare ogni confusione tra celebrazione della Santa Messa
e assemblea domenicale in attesa di sacerdote. Per questo non si dovrà cessare di
incoraggiare i fedeli a recarsi, per quanto possibile, laddove la Santa Messa viene
celebrata. Le Conferenze episcopali curino appositi sussidi che spieghino il significato
della celebrazione della Parola di Dio con la distribuzione della Comunione, e le
norme che la regolano. Proposizione 11 Scarsità di sacerdoti
La
centralità dell’Eucaristia per la vita della Chiesa fa sentire con acuto dolore il
problema della grave mancanza di clero in alcune parti del mondo. Molti fedeli sono
così privati del Pane di vita. Per venire incontro alla fame eucaristica del popolo
di Dio, che spesso per non brevi periodi deve fare a meno della celebrazione eucaristica,
è necessario fare ricorso ad iniziative pastorali efficaci. In questo contesto
i Padri Sinodali hanno affermato l’importanza del dono inestimabile del celibato ecclesiastico
nella prassi della Chiesa latina. Con riferimento al Magistero, in particolare al
Concilio Vaticano II e degli ultimi Pontefici, i Padri hanno chiesto di illustrare
adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale,
nel pieno rispetto della tradizione delle Chiese orientali. Certuni hanno fatto riferimento
ai “viri probati”, ma quest’ ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere. Inoltre
si deve tenere conto che, per offrire il dono eucaristico a tutti i fedeli, hanno
un peso decisivo la qualità cristiana della comunità e la sua forza di attrazione.
Si tratta in particolare di: - sollecitare i pastori a promuovere le vocazioni
sacerdotali; a scoprirle e a diventarne gli “annunciatori”, già a cominciare dai ragazzi,
e prestando cura ai “ministranti”; - non temere di proporre ai giovani la radicalità
della sequela di Cristo; - sensibilizzare le famiglie, che in alcuni casi sono
indifferenti se non addirittura contrarie; - coltivare la preghiera per le vocazioni
in tutte le comunità e in ogni ambito ecclesiale; - curare, da parte dei Vescovi,
coinvolgendo anche le famiglie religiose, rispettando il carisma loro proprio, una
più equa distribuzione del clero e sollecitare il clero stesso a una grande disponibilità
per servire la Chiesa là dove ve ne è bisogno, anche a costo di sacrificio. Proposizione
12 Pastorale vocazionale
Come risposta al dovere urgente della
Chiesa di offrire il dono dell’Eucaristia in modo abituale a tutti i fedeli, e data
la scarsezza di sacerdoti in vari luoghi, volgiamo gli occhi al Signore e Gli chiediamo
insistentemente di mandare operai per la Sua messe. Da parte nostra proponiamo
di rafforzare la pastorale vocazionale e la dimensione vocazionale di tutta la pastorale,
specialmente di quella giovanile e familiare. Chiediamo perciò di: - costituire
gruppi di chierichetti e procurare loro l’accompagnamento spirituale; - diffondere
l’adorazione eucaristica per le vocazioni, nelle parrocchie, nei collegi e nei movimenti
ecclesiali; - stimolare i parroci e tutti i sacerdoti all’accompagnamento spirituale
e alla formazione dei giovani, invitandoli a seguire Cristo nel sacerdozio con la
loro testimonianza; - organizzare, secondo le possibilità, un centro vocazionale
o un Seminario minore nelle Chiese particolari. Vescovi e sacerdoti vogliamo impegnarci
in prima persona in questo genere di pastorale, dando esempio di entusiasmo e di pietà. Catechesi
e mistagogia
Proposizione 13 La sequenza
dei sacramenti dell’iniziazione cristiana Lo stretto legame tra Battesimo,
Confermazione ed Eucaristia non è sufficientemente percepito. È opportuno dunque spiegare
che siamo battezzati e cresimati in relazione all’Eucaristia. Si favorisca dunque
una migliore integrazione del legame fra i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana
nella celebrazione di ciascuno di questi sacramenti, qualunque sia l’ordine cronologico
o l’età della celebrazione della Confermazione e della Prima Comunione. Un approfondimento
teologico e pastorale della Confermazione in questo senso potrebbe essere di grande
valore. Tutto questo avrebbe inoltre un valore positivo nel dialogo ecumenico. L’età
giusta per la Confermazione potrebbe essere ripensata. Sarebbe anche da considerare
se nella Chiesa latina la sequenza Battesimo, Confermazione, Prima Comunione debba
essere osservata solo per gli adulti o non anche per i bambini. La tradizione latina,
che si differenzia dalla tradizione orientale per la separazione della celebrazione
della Confermazione da quella del Battesimo, ha un proprio diritto e un proprio peso.
D’altra parte le differenze tra le due tradizioni non sono di natura dogmatica. Ambedue
le tradizioni, di fatto, danno una diversa risposta pratica all’identica situazione
del gran numero di battesimi di bambini. Proposizione 14 Eucaristia,
catechesi e formazione
L’Eucaristia, mysterium fidei, iscritto nell’alleanza
di Dio con il Suo popolo, è la fonte d’ispirazione di ogni proposta di formazione
pastorale. Questa deve manifestare l’Eucaristia nella sua relazione intima con tutti
gli altri sacramenti, guidando gli uomini e le donne del nostro tempo verso una vita
nuova in Cristo. A questo scopo si dovranno sviluppare itinerari catecumenali ben
inculturati, nei quali troveranno posto la presentazione del contenuto dottrinale,
l’introduzione alla vita spirituale e morale e all’impegno sociale. Tutto il popolo
di Dio - Vescovi e parroci secondo la loro specifica responsabilità - deve coinvolgersi
in questa formazione permanente promossa in ogni Chiesa particolare, specialmente
i fedeli che operano nelle parrocchie e nelle comunità, come i catechisti e gli evangelizzatori. In
modo particolare sarà data ai seminaristi una solida formazione circa i fondamenti
teologici, liturgici, pastorali di un’autentica spiritualità eucaristica. Essi devono
comprendere al meglio il senso di ogni norma liturgica. Le parrocchie e le piccole
comunità che ne fanno parte devono essere delle scuole di mistagogia eucaristica.
In questo contesto, si cercherà la cooperazione delle comunità di vita consacrata,
dei movimenti e delle aggregazioni che rivalorizzano, secondo i loro propri carismi,
la formazione cristiana. Nel quadro della nuova evangelizzazione riconosciamo il
bisogno di sviluppare nuove forme di catechesi adatti alle diverse situazioni e culture.
In questo contesto, il Catechismo della Chiesa Cattolica ed i recenti insegnamenti
del Magistero dovranno essere dei riferimenti privilegiati. Proposizione 15 Famiglia
e iniziazione sacramentale
Bisogna associare la famiglia cristiana all’iniziazione
sacramentale dei bambini. Non si deve restringere senza ragione l’accesso dei bambini
alla tavola eucaristica. La Prima Comunione, soprattutto, è un passo di grande importanza
per una vita impegnata sulle vie della santità, piena di carità, di gioia e di pace.
Ogni famiglia, sostenuta dalla parrocchia, dai sacerdoti, dalle persone consacrate,
da collaboratori laici e, in modo speciale, dalla scuola cattolica, deve favorire
un processo educativo all’Eucaristia. La Chiesa, famiglia di Dio, cresce e si nutre
alla tavola della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue di Cristo. La celebrazione
dell’Eucaristia deve promuovere sempre di più ad ogni livello la presa di coscienza
e la realizzazione di una “Chiesa famiglia” tramite la solidarietà, le relazioni familiari
e la comunione tra tutti i membri della comunità. Proposizione 16 Catechesi
Mistagogica
La tradizione più antica della Chiesa ricorda che il cammino
cristiano, senza trascurare l’intelligenza sistematica dei contenuti della fede, è
esperienza che nasce dall’annuncio, si approfondisce nella catechesi e trova la sua
fonte e il suo culmine nella celebrazione liturgica. Fede e sacramenti sono due
aspetti complementari dell’attività santificatrice della Chiesa. Suscitata dall’annuncio
della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell’incontro di grazia col Signore
risorto nei sacramenti. La fede si esprime nel rito e il rito rafforza e fortifica
la fede.
Di qui l’esigenza di un itinerario mistagogico da vivere nella comunità
e con il suo aiuto e che si fonda su tre elementi essenziali: l’interpretazione dei
riti alla luce degli eventi biblici in conformità alla tradizione della Chiesa; la
valorizzazione dei segni sacramentali; il significato dei riti in vista dell’impegno
cristiano nella vita. Sarebbe auspicabile sviluppare il metodo mistagogico soprattutto
con i ragazzi della Prima Comunione e con i cresimandi. Proposizione 17 Compendio
sull’Eucaristia
Gli uffici competenti della Santa Sede e/o le Conferenze
Episcopali dovrebbero considerare la progettazione di un Compendio eucaristico o uno
strumento di aiuto pastorale che raccolga insieme elementi liturgici, dottrinali,
catechistici e devozionali sull’ Eucaristia, per aiutare a sviluppare la fede e la
pietà eucaristica. Tale Compendio potrebbe proporre il meglio dell’insegnamento
patristico, l’esperienza della Chiesa latina e delle Chiese orientali e preghiere
devozionali. Dovrebbe includere una catechesi appropriata sulla natura e sulla struttura
delle Preghiere eucaristiche. Seconda Parte
La
partecipazione del Popolo di Dio alla celebrazione eucaristica
La
struttura della celebrazione eucaristica
Proposizione
18 La Parola di Dio nella Celebrazione Eucaristica
Dalle due
mense della Parola di Dio e del Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli
il Pane di vita, particolarmente nella santa liturgia. La Parola di Dio, come tutto
il mistero eucaristico, non è accessibile se non nella fede. Conviene perciò che le
Letture siano proclamate con cura, se possibile da lettori istituiti. Deve essere
dato il giusto peso alla Liturgia della Parola nella celebrazione eucaristica. Esiste
un legame intrinseco tra la Parola di Dio e l’Eucaristia. Nell’Eucaristia il Verbo
fatto carne si dà a noi come cibo spirituale. Ascoltando la Parola di Dio nasce la
fede (cf. Rm 10,17). Per apprezzare, celebrare e vivere meglio l’Eucaristia, ci
vuole una conoscenza profonda delle Sacre Scritture proclamate. “L’ignoranza della
Scrittura è ignoranza di Cristo” (cf. DV 25). Il fedele deve essere aiutato ad apprezzare
i tesori della Scrittura nel Lezionario, attraverso lo sviluppo dell’apostolato biblico,
l’incoraggiamento di gruppi parrocchiali che preparino la Messa domenicale mediante
lo studio orante delle letture stesse e pratiche liturgiche come il silenzio o eventuali
poche parole d’introduzione che aiutino una miglior comprensione. Inoltre il popolo
di Dio deve essere educato attraverso una catechesi fondata sulla Parola di Dio. Amare,
leggere, studiare, meditare e pregare la Parola di Dio è un frutto prezioso della
pratica della lectio divina, dei gruppi di studio e di preghiera biblici in famiglia
e nelle piccole comunità ecclesiali.
Proprio per l’intrinseco nesso tra la
liturgia della Parola e quella eucaristica la Parola di Dio sia venerata e onorata
(cf. DV 21), in particolare i Vangeli, come segno della presenza del Verbo incarnato
nella assemblea dei fedeli (cf. IL 46). La preghiera dei fedeli trovi una espressione
che meglio la colleghi alla Parola di Dio, ai bisogni dell’assemblea e, più largamente,
a quelli di tutta l’umanità. Proposizione 19 L’omelia
La
migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata. Per questo
si chiede ai ministri ordinati di considerare la celebrazione come loro principale
dovere. In particolare debbono preparare accuratamente l’omelia, basandosi su una
conoscenza adeguata della Sacra Scrittura. Che l’omelia ponga la Parola di Dio
proclamata nella celebrazione in stretta relazione con la celebrazione sacramentale
(cf. SC 52) e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola di Dio sia realmente
sostegno e vita della Chiesa (DV 21) e si trasformi in alimento per la preghiera e
per l’esistenza quotidiana. L’omelia conformata agli insegnamenti dei Padri della
Chiesa, è una vera mistagogia, ossia una vera iniziazione ai misteri celebrati e vissuti. È
stata inoltre suggerita la possibilità di fare ricorso, partendo dal lezionario triennale,
ad omelie ‘tematiche’ che, lungo l’anno liturgico, possano trattare i grandi temi
della fede cristiana: il Credo, il Padre nostro, le parti della Messa, i Dieci Comandamenti
e altri argomenti. Queste omelie tematiche corrisponderanno a ciò che è stato autorevolmente
riproposto dal Magistero della Chiesa nei quattro ‘pilastri’ del Catechismo della
Chiesa Cattolica e nel recente Compendium. Per questo scopo si è anche proposto di
elaborare un sussidio pastorale, basato sul lezionario triennale, che leghi la proclamazione
delle Scritture alle dottrine della fede che scaturiscono da esse.
Proposizione
20 L’offerta del lavoro umano
Il pane e il vino, frutti della
terra e del lavoro dell’uomo, che mettiamo sull’altare come espressione dell’offerta
della vita della famiglia umana, significano che tutta la creazione è assunta da Cristo
Redentore per essere trasformata nel suo amore ricapitolatore, ed essere presentata
al Padre. Si metta sempre più in evidenza come la dignità del lavoro degli uomini
e delle donne di tutto il mondo, attraverso la celebrazione eucaristica è intimamente
unita al sacrificio redentore di Cristo Signore.
Proposizione 21 Acclamazioni
nella Preghiera Eucaristica
Le preghiere eucaristiche potrebbero essere
arricchite da acclamazioni, non solamente dopo la consacrazione, ma anche in altri
momenti, come è previsto nelle preghiere eucaristiche per le celebrazioni con i fanciulli
e come si fa in diversi paesi. Proposizione 22 Epiclesi Poiché
la lex orandi esprime la lex credendi, è essenziale vivere ed approfondire la fede
nell’Eucaristia a partire dalla preghiera con cui la Chiesa da sempre la celebra,
cioè la Preghiera eucaristica. In particolare, la spiritualità eucaristica ne guadagna
riconoscendo l’importanza dello Spirito Santo che trasforma le oblate e fa sì che
la comunità tutta intera diventi sempre più corpo di Cristo. Il Sinodo auspica che
si mostri con maggiore chiarezza il legame dell’epiclesi con il racconto dell’istituzione.
Diventerebbe così più evidente come tutta la vita dei fedeli sia, nello Spirito Santo
e nel sacrificio di Cristo, una offerta spirituale gradita al Padre. In questo
quadro il Sinodo avverte la necessità che sia meglio precisata la natura della diversa
causalità implicata nella formula: “La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la
Chiesa”. Proposizione 23 Il segno della pace
Il
saluto di pace nella Santa Messa è un segno espressivo di grande valore e profondità
(cf. Gv 14,27). Tuttavia, in certi casi, assume un peso che può divenire problematico,
quando si protrae troppo a lungo o addirittura suscita qualche confusione proprio
prima di ricevere la Comunione. Forse sarebbe utile valutare se il segno di pace
non vada collocato in un altro momento della celebrazione, anche tenendo conto di
consuetudini antiche e venerabili. Proposizione 24 Ite missa est
Per
rendere più esplicito il rapporto tra Eucaristia e missione, che appartiene al cuore
di questo Sinodo, si preparino nuove formule di congedo (benedizioni solenni, preghiere
sul popolo od altro) che sottolineino la missione nel mondo dei fedeli che hanno partecipato
all’Eucaristia. Ars celebrandi
Proposizione
25 La dignità della celebrazione
Quanti partecipano all’Eucaristia
sono chiamati a vivere la celebrazione con la certezza di essere il popolo di Dio,
il sacerdozio regale, la nazione santa (cf. 1Pt 2,4-5.9). In essa ciascuno di loro
esprime la propria vocazione cristiana specifica. Quelli che tra di loro hanno ricevuto
un ministero ordinato lo esercitano secondo il loro grado: il Vescovo, i presbiteri
e i diaconi. In particolare il ruolo dei diaconi e il servizio dei lettori e degli
accoliti meritano una maggiore attenzione. Soprattutto i Vescovi, quali moderatori
della vita liturgica, promuovano una degna celebrazione dei sacramenti nella propria
diocesi, correggano gli abusi e propongano il culto della chiesa cattedrale come esempio.
Questo Sinodo rinnova il suo apprezzamento per la cura che i presbiteri prestano
nel celebrare la liturgia in un modo degno, “attente ac devote”, a grande beneficio
del popolo di Dio. Essi documentano in tal modo l’importanza della fede, della santità,
dello spirito di sacrificio e della preghiera personale per celebrare l’Eucaristia.
Si eviti l’eccesso di interventi che può condurre ad una manipolazione della Santa
Messa, come per esempio quando si sostituiscono i testi liturgici con testi estranei
o quando si dà alla celebrazione una connotazione non liturgica. Un’autentica azione
liturgica esprime la sacralità del mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire
nelle parole e nelle azioni del sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso
Dio Padre sia con i fedeli sia per loro. Come tutte le espressioni artistiche anche
il canto deve essere intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente
al suo fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l’amore verso
Gesù presente nell’Eucaristia. Il valore, l’importanza e la necessità della osservanza
delle norme liturgiche siano messi in luce. La celebrazione eucaristica rispetti la
sobrietà e la fedeltà al rito voluto dalla Chiesa, con quel senso del sacro che aiuta
a vivere l’incontro con Dio e con quelle forme anche sensibili che lo favoriscono
(armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell’arredo e del luogo sacro). Sarà importante
che i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica facciano conoscere i vigenti
libri liturgici (Messale, Lezionario) e la relativa normativa. Per guidare i fedeli
al mistero celebrato è necessaria una catechesi previa che favorisca la loro attiva
partecipazione impregnata di autentica pietà. I ministri aiutino questa piena partecipazione
con la proclamazione dei testi, e raccomandando tempi di silenzio, gesti e atteggiamenti
appropriati. Proposizione 26 Inculturazione e Celebrazione
Per
una più efficace partecipazione dei fedeli alla Eucarestia, questo Sinodo auspica
la promozione di una maggiore inculturazione nell’ambito della celebrazione eucaristica,
tenendo conto delle possibilità di adattamento offerte dalla Institutio generalis
del Messale romano, dai criteri fissati dalla IV Istruzione della Congregazione per
il culto divino per una giusta applicazione delle costituzione conciliare sulla liturgia
del 1994, e dalle direttive espresse nelle Esortazioni postsinodali Ecclesia in Africa ,
Ecclesia in Asia, Ecclesia in Oceania, Ecclesia in America. A questo scopo le Conferenze
episcopali assumano piena responsabilità nell’incrementare i tentativi di inculturazione
favorendo il giusto equilibrio tra criteri e direttiva già emanate e nuovi adattamenti. Proposizione
27 L’arte a servizio della celebrazione Eucaristica
Nella storia
della celebrazione della Santa Messa e dell’adorazione eucaristica riveste una funzione
di grande importanza l’arte sacra nelle sue varie espressioni a cominciare dall’architettura.
Essa infatti traspone il significato spirituale dei riti della Chiesa in forme comprensibili
e concrete, che illuminano la mente, toccano il cuore e formano la volontà. Inoltre,
lo studio della storia dell’architettura liturgica e più in generale dell’arte sacra,
da parte dei laici, dei seminaristi e soprattutto dei sacerdoti, è in grado di illuminare
la riflessione teologica, arricchire la catechesi e ridestare quel gusto per il linguaggio
simbolico che facilita la mistagogia sacramentale. Infine, una approfondita conoscenza
delle forme che l’arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può aiutare coloro
che sono chiamati a collaborare con gli architetti e gli artisti a pianificare adeguatamente,
a servizio della vita eucaristica delle comunità di oggi, tanto gli spazi celebrativi
quanto la programmazione iconografica. Nel caso di conflitti tra aspetto artistico
e celebrativo si dia priorità alle necessità liturgiche della celebrazione seconda
la riforma approvata dalla Chiesa. Proposizione 28 Il tabernacolo
e la sua collocazione
In conformità con l’Introduzione Generale del Messale
Romano (cf n. 314), il Sinodo ricorda che il tabernacolo per la custodia del Santissimo
Sacramento deve avere nella chiesa una collocazione nobile, di riguardo, ben visibile,
curata sotto il profilo artistico e adatta alla preghiera. Allo scopo si consulti
il Vescovo. Proposizione 29 Eucaristia e mezzi di comunicazione sociale
I
mezzi di comunicazione, incluso Internet, prestano un buon servizio a coloro che non
possono partecipare alla Messa, per esempio per motivi di età o di salute. Possono
inoltre raggiungere battezzati che si sono allontanati e persino non credenti. Quando
si usano i mezzi di comunicazione è importante celebrare l’Eucaristia in luoghi degni,
appropriati e ben preparati. Si ricordi che in condizioni normali per adempiere il
precetto è necessaria la presenza fisica alla celebrazione dell’Eucaristia e che non
basta seguire il rito attraverso i mezzi di comunicazione. Il linguaggio dell’immagine
infatti è rappresentazione e non la realtà in se stessa.
La liturgia deve essere
devota e invitare alla preghiera, poiché celebra il mistero pasquale. Si osservino
sempre le norme liturgiche della Chiesa, si valorizzino i sacri segni, si faccia attenzione
all’espressione artistica dello spazio, degli oggetti e delle vesti liturgiche. Si
faccia in modo che il canto e la musica corrispondano al mistero celebrato e al tempo
liturgico. Actuosa participatio
Proposizione
30 Dies Domini
Come frutto dell’anno dell’Eucaristia, il Sinodo
raccomanda vivamente di fare sforzi significativi per valorizzare e vivere il Dies
Domini per tutta la Chiesa. È necessario riaffermare la centralità della Domenica
e della celebrazione della Eucaristia domenicale nelle diverse comunità della diocesi,
in particolare nelle parrocchie (cf. SC 42). La Domenica è veramente giorno nel quale
si celebra con gli altri il Cristo risuscitato, giorno santificato e consacrato al
Creatore, giorno di riposo e di disponibilità. La celebrazione eucaristica domenicale
è una grazia umanizzante per l’individuo e la famiglia perché nutre l’identità cristiana
al contatto con il Risorto. Per questo il dovere di parteciparvi è triplice: verso
Dio, verso se stessi e verso la comunità. Si propone di aiutare i fedeli a considerare
come paradigmatica l’esperienza della comunità primitiva e quella delle generazioni
dei primi secoli. Ai cristiani sia data l’opportunità, attraverso la catechesi e la
predicazione, di meditare sul dies Christi come giorno della resurrezione del Signore
e, proprio per questo, come festa di liberazione, giorno donato per gustare i beni
del Regno di Dio, giorno della gioia per l’incontro con il Vivente presente tra noi. Noi
ci auguriamo dunque che il Giorno del Signore divenga anche il giorno dei cristiani,
rispettato dalla società intera con il riposo ddl lavoro. Che intorno alla celebrazione
eucaristica della domenica siano organizzate manifestazioni proprie della comunità
cristiana, quali incontri amicali, formazione della fede per bambini, giovani e adulti,
pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera. Anche se il sabato
sera appartiene già alla Domenica (Primi Vespri) ed è permesso di compiere il precetto
domenicale con la Messa prefestiva, è necessario rammentare che è il giorno della
Domenica in se stesso che merita di essere santificato perché non sia “vuoto di Dio”. Proposizione
31 La Parola di Dio nella preghiera cristiana
La celebrazione
eucaristica è la celebrazione centrale della Chiesa ma, per la vita spirituale di
una comunità, sono di grande importanza anche le celebrazioni della Parola di Dio. Tali
celebrazioni offrono alla comunità la possibilità di approfondire la Parola di Dio.
Possono essere anche utilizzate quelle forme di accesso alla Parola di Dio che si
sono verificate valide nell’esperienza catechistica e pastorale, come il dialogo,
il silenzio o altri elementi creativi come i gesti e la musica.
Inoltre dovrebbero
essere raccomandate alle comunità le forme confermate dalla tradizione, della Liturgia
delle Ore, soprattutto le Lodi, i Vespri, la Compieta e anche le celebrazioni vigiliari.
Le introduzioni ai Salmi e le letture dell’Ufficio possono condurre ad una approfondita
esperienza dell’avvenimento di Cristo e dell’economia della salvezza, che a sua volta
può arricchire la comprensione del mistero eucaristico. Decisivo sarà che chi guida
tali celebrazioni non abbia soltanto una buona formazione teologica, ma a partire
dalla propria esperienza spirituale possa anche condurre al cuore della Parola di
Dio. Proposizione 32 La celebrazione Eucaristica nei piccoli gruppi
A
proposito delle Sante Messe celebrate per piccoli gruppi, esse devono favorire una
partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa all’Eucaristia. Sono stati proposti
i seguenti criteri: - i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità parrocchiale,
non a frammentarla; - devono rispettare le esigenze delle varie categorie di fedeli,
così da favorire la partecipazione fruttuosa dell’intera assemblea; - devono essere
guidati da direttive chiare e precise; - devono tener presente che, nella misura
del possibile, bisogna preservare l’unità della famiglia. Proposizione 33 Il
presbitero ed i ministeri liturgici
Deve essere fatta maggiore chiarezza
in riferimento ai compiti del sacerdote e di altri ministeri liturgici. Il soggetto
vero che opera nella liturgia è il Cristo risorto e glorificato nello Spirito Santo.
Cristo però include la Chiesa nel suo agire e nella sua dedizione. Il sacerdote è
in modo insostituibile colui che presiede l’intera celebrazione eucaristica, dal saluto
iniziale alla benedizione finale. Poiché, nella celebrazione eucaristica, egli, in
forza della sua ordinazione, rappresenta Gesù Cristo, capo della Chiesa, e nel modo
suo proprio anche la Chiesa stessa. Il diacono, educando i fedeli all’ascolto della
Parola di Dio, alla lode e alla preghiera, può inculcare l’amore per l’Eucaristia. La
collaborazione dei laici al servizio liturgico e, specialmente, nella celebrazione
dell’Eucaristia, c’è sempre stata. Con il Concilio Vaticano II (cf. AA 24) e la conseguente
riforma liturgica è stata ulteriormente sollecitata (cf. IGMR 25.1.2004, nn. 103-107).
In questi ministeri si rispecchia la Chiesa come unità nella pluriformità e si esprime
anche in maniera rappresentativa una forma propria della “actuosa participatio” dei
fedeli. Questi ministeri devono essere introdotti secondo il loro specifico mandato
e secondo le reali esigenze della comunità che celebra. Le persone incaricate di questi
servizi liturgici laicali devono essere scelte accuratamente, ben preparate e accompagnate
con una formazione permanente. La loro nomina deve essere a tempo. Queste persone
devono essere conosciute dalla comunità e devono ricevere da essa anche un grato riconoscimento.
Norme e ordinamenti liturgici servono ad un chiaro orientamento all’economia della
salvezza e alla “communio” e all’unità della Chiesa. Proposizione 34 Riverenza
verso la Santa Eucaristia
Di fronte all’Ostia consacrata si osservi la
pratica della genuflessione o di altri gesti di adorazione secondo le differenti culture.
Si raccomanda l’importanza di inginocchiarsi durante i momenti salienti della Preghiera
eucaristica, in senso di adorazione e di lode al Signore presente nell’Eucaristia.
Si promuova inoltre il ringraziamento dopo alla Comunione, anche con un tempo di silenzio. Proposizione
35 La recezione della Santa Comunione
Nella nostra società pluralistica
e multiculturale conviene che il significato della Santa Comunione sia spiegato anche
a non battezzati o ad altri non appartenenti a Chiese e comunità non cattoliche, che
siano presenti alla Santa Messa in occasione, per esempio, di Battesimi, Confermazioni,
Prime Comunioni, Matrimoni, Funerali. In molte metropoli e città, soprattutto di arte,
visitatori di altre religioni e confessioni, e non credenti sono presenti non di rado
all’Eucaristia. A questi ugualmente deve essere spiegato in maniera delicata ma
chiara che la non ammissione alla Santa Comunione non significa una mancanza di stima
nei loro confronti. Anche fedeli cattolici che, permanentemente od occasionalmente,
non adempiono i necessari requisiti, debbono divenire consapevoli che la celebrazione
della Santa Messa, anche senza la partecipazione personale alla Comunione sacramentale,
rimane valida e significativa. Nessuno deve temere di suscitare un’impressione negativa
con il suo non avvicinarsi alla Comunione. In talune situazioni è raccomandabile una
celebrazione della Parola di Dio al posto della Santa Messa. Ai pastori di anime stia
a cuore di condurre il maggior numero possibile di uomini a Cristo, il quale chiama
tutti a Sé - e non soltanto nella Santa Comunione - affinché essi abbiano la vita
eterna. Proposizione 36 L’uso del latino nelle celebrazioni liturgiche
Nella
celebrazione dell’Eucaristia durante gli incontri internazionali, oggi sempre più
frequenti, per meglio esprimere l’unità e l’universalità della Chiesa, si propone: -
di suggerire che la (con)celebrazione della Santa Messa sia in latino (eccetto le
letture, l’omelia e la preghiera dei fedeli). Così pure siano recitate in latino le
preghiere della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani del canto
gregoriano; - di raccomandare che i sacerdoti, fin dal Seminario, siano preparati
a comprendere e celebrare la Santa Messa in latino, nonché a utilizzare preghiere
latine e a saper valorizzare il canto gregoriano; - di non trascurare la possibilità
che gli stessi fedeli siano educati in questo senso. Proposizione 37 Le
grandi concelebrazioni
I Padri sinodali riconoscono l’alto valore delle
concelebrazioni, specialmente quelle presiedute dal Vescovo con il suo presbiterio,
i diaconi e i fedeli. Si chiede, però, agli organismi competenti che studino meglio
la prassi della concelebrazione quando il numero dei celebranti è molto elevato.
Parte
terza
La missione del popolo di Dio nutrito dall’Eucaristia
Eucaristia
e comunità cristiana
Proposizione 38 Gratitudine
per i sacerdoti, i diaconi e gli altri ministri e collaboratori liturgici L’Assemblea
Sinodale esprime intensa gratitudine, apprezzamento e incoraggiamento ai sacerdoti,
in particolare ai prebiteri “fidei donum”, ministri dell’Eucaristia, che con competenza
e generosa dedizione edificano la comunità con l’annuncio della Parola di Dio e del
Pane della vita. Si raccomanda vivamente ai sacerdoti la celebrazione quotidiana
della Santa Messa, anche quando non ci fosse partecipazione di fedeli. Ugualmente
il Sinodo ringrazia i diaconi permanenti che collaborano con i presbiteri nell’opera
di evangelizzazione mediante la proclamazione della Parola di Dio e della distribuzione
della santa Comunione. Sarebbe conveniente promuovere questo ministero secondo le
indicazioni conciliari. Allo stesso modo è importante ringraziare i ministri istituiti,
i consacrati e le consacrate, i ministri straordinari della santa Comunione, i catechisti
e altri collaboratori, che aiutano a preparare ed a celebrare l’Eucaristia e la distribuiscono
con dignità, e specialmente gli animatori che comunicano la Parola di Dio e danno
la Comunione nelle celebrazioni comunitarie in attesa del sacerdote. I Padri sinodali
apprezzano molto la testimonianza dei fedeli cristiani che partecipano con frequenza
alla celebrazione Eucarsitica feriale, soprattutto di quelli che affrontano notevoli
difficoltà dovute all’età e alle distanze. Proposizione 39 Spiritualità
eucaristica e vita quotidiana I fedeli cristiani hanno bisogno di una più
profonda comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita quotidiana. La spiritualità
eucaristica non è soltanto partecipazione alla Messa e devozione al Santissimo Sacramento.
Essa abbraccia la vita intera. Incoraggiamo soprattutto i fedeli laici a continuare
nella loro ricerca di un più alto senso dell’Eucaristia nella loro vita e a sentire
fame di Dio. Chiediamo ai teologi laici di esprimere la loro esperienza di vivere
l’esistenza quotidiana in uno spirito eucaristico. Incoraggiamo specialmente le famiglie
ad essere ispirate e trarre vita dall’Eucaristia. In questo modo esse partecipano
alla trasformazione del loro milieu sociale attraverso la testimonianza della loro
vita personale e l’esercizio della loro vocazione battesimale che li destina a portare
la Buona Novella ai loro vicini. In questo quadro risplende la testimonianza profetica
delle consacrate e dei consacrati che trova nella celebrazione Eucaristica e nell’Adorazione
la forza per una sequela radicale di Cristo, obbediente, casto e povero. La vita consacrata
ha qui la sorgente della contemplatizione, la luce per l’azione apostolica e missionaria,
il senso ultimo del proprio impegno con i poveri e gli emarginati e la caparra delle
realtà del Regno. Proposizione 40 I divorziati risposati e l’Eucaristia
In
continuità con i numerosi pronunciamenti del Magistero della Chiesa e condividendo
la sofferta preoccupazione espressa da molti Padri, il Sinodo dei Vescovi ribadisce
l’importanza di un atteggiamento e di un’azione pastorale di attenzione e di accoglienza
verso i fedeli divorziati e risposati. Secondo la Tradizione della Chiesa cattolica,
essi non possono esser ammessi alla Santa Comunione, trovandosi in condizione di oggettivo
contrasto con la Parola del Signore che ha riportato il matrimonio al valore originario
dell’indissolubilità (cf. CCC 1640), testimoniato dal suo dono sponsale sulla croce
e partecipato ai battezzati attraverso la grazia del sacramento. I divorziati risposati
tuttavia appartengono alla Chiesa, che li accoglie e li segue con speciale attenzione
perché coltivino uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla Santa
Messa, pur senza ricevere la Santa Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione
Eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente
con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta,
le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli. Se poi non viene riconosciuta
la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono
la convivenza irreversibile, la Chiesa li incoraggia a impegnarsi a vivere la loro
relazione secondo le esigenze della legge di Dio, trasformandola in un’amicizia leale
e solidale; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste
dalla provata prassi ecclesiale, ma si eviti di benedire queste relazioni perché tra
i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del matrimonio. Nello stesso tempo
il Sinodo auspica che sia fatto ogni possibile sforzo sia per assicurare il carattere
pastorale, la presenza e la corretta e sollecita attività dei tribunali ecclesiastici
per le cause di nullità matrimoniale (cf. Dignitas connubii), sia per approfondire
ulteriormente gli elementi essenziali per la validità del matrimonio, anche tenendo
conto dei problemi emergenti dal contesto di profonda trasformazione antropologica
del nostro tempo, dal quale gli stessi fedeli rischiano di esser condizionati specialmente
in mancanza di una solida formazione cristiana. Il Sinodo ritiene che, in ogni
caso, grande attenzione debba esse assicurata alla formazione dei nubendi e alla previa
verifica della loro effettiva condivisione delle convinzioni e degli impegni irrinunciabili
per la validità del sacramento del matrimonio, e chiede ai Vescovi e ai parroci il
coraggio di un serio discernimento per evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali
conducano i nubendi all’assunzione di una grande responsabilità per se stessi, per
la Chiesa e per la società, che non sapranno poi onorare. Proposizione 41 Ammissione
dei fedeli non cattolici alla Comunione Sulla base della comunione di tutti
i cristiani, che l’unico Battesimo già rende operante, anche se non ancora in maniera
completa, la separazione alla mensa del Signore è sperimentata giustamente come dolorosa.
Sia dentro la Chiesa cattolica come da parte dei nostri fratelli e sorelle non cattolici,
viene avanzata di conseguenza molto spesso la richiesta urgente della possibilità
di Comunione eucaristica tra i cristiani cattolici e gli altri. Si deve chiarire
che l’Eucaristia non designa e opera solo la nostra personale comunione con Gesù Cristo,
ma soprattutto la piena communio della Chiesa. Perciò chiediamo che i cristiani non
cattolici comprendano e rispettino il fatto che per noi, secondo l’intera tradizione
biblicamente fondata, la Comunione eucaristica e la comunione ecclesiale si appartengono
intimamente e quindi la Comunione eucaristica con i cristiani non cattolici non è
generalmente possibile. Ancor più è esclusa una concelebrazione ecumenica. Parimenti
dovrebbe essere chiarito che in vista della salvezza personale l’ammissione di cristiani
non cattolici all’Eucaristia, al sacramento della Penitenza e all’Unzione dei malati,
in determinate situazioni individuali sotto precise condizioni è possibile e perfino
raccomandata (UR 8, 15; Direttorio Ecumenico 129-131; CIC 844 § 3 e 4; CCEO 671 §4;
Lettera enciclica Ut unum sint 46; Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia 46). Il
Sinodo insiste perché le condizioni espresse nel Catechismo della Chiesa Cattolica
(1398-1401) e nel suo Compendio (293), siano osservate. L’Eucaristia per il
mondo
Proposizione 42 Eucaristia e missione I
fedeli sono invitati a prendere coscienza che una Chiesa autenticamente eucaristica
è una Chiesa missionaria. Di fatto, l’Eucaristia è fonte di missione. Nella Eucaristia
diventiamo sempre più discepoli di Cristo, ascoltando la Parola di Dio, la quale ci
porta a un incontro comunitario con il Signore mediante la celebrazione del memoriale
della sua morte e risurrezione e attraverso la comunione sacramentale con Lui. Questo
incontro eucaristico si realizza nello Spirito Santo che ci trasforma e santifica.
Risveglia nel discepolo la volontà decisa di annunciare agli altri, con audacia, quanto
si ha ascoltato e vissuto, per condurre anche loro allo stesso incontro con Cristo.
In questo modo, il discepolo, inviato dalla Chiesa, si apre ad una missione senza
frontiere. Mentre diciamo grazie a tutti i missionari cristiani operanti nel mondo,
richiamiamo la necessità di riconoscere Cristo come l’unico salvatore. Nell’educazione
missionaria la centralità dell’affermazione dell’unicità andrà fatta emergere in tutti
i modi. Ciò impedirà di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera
di promozione umana implicata nell’evangelizzazione. I Padri hanno rilevato le
gravi difficoltà che investono la missione di quelle comunità cristiane che vivono
in condizioni di minoranza o addirittura in contesti privi di libertà religiosa. Proposizione
43 Spiritualità eucaristica e santificazione del mondo
L’Eucaristia
è all’origine di ogni forma di santità. Per sviluppare una spiritualità eucaristica
profonda è necessario che il popolo cristiano, che rende grazie per mezzo dell’Eucaristia,
abbia coscienza di farlo in nome dell’intera creazione aspirando alla santificazione
del mondo e lavorando per essa. La vita cristiana trova nella celebrazione eucaristica
la propria via: l’offerta di sé, la comunione e la solidarietà sono aspetti della
“logiké latreia” (cf. Rm 12,1). La promozione della partecipazione quotidiana alla
celebrazione della Santa Messa si dimostra, nei riti latini, un mezzo efficace di
sviluppo di questa spiritualità al cuore della vita familiare, professionale, sociale
e politica. L’offerta quotidiana (insegnata per esempio dall’Apostolato della Preghiera
praticato da milioni di cattolici nel mondo intero) può aiutare ciascuno a diventare
una “figura eucaristica” sull’esempio di Maria, unendo la propria vita a quella di
Cristo che si offre per l’umanità. Proposizione 44 Eucaristia e infermi
Consideriamo
di primaria importanza favorire la celebrazione eucaristica per gli infermi, mediante
una catechesi adeguata sulla attiva partecipazione alla passione, morte e risurrezione
di Cristo. Uno speciale significato della Eucaristia, in quanto apice della vita cristiana,
è legato alla Sua ricezione come Santo Viatico. Siccome schiude all’infermo la pienezza
pasquale si raccomanda di intesificarne la pratica. In particolare si chiede che
si assicuri la comunione eucaristica ai disabili mentali, battezzati e cresimati:
essi ricevono la comunione nella fede della famiglia o della comunità che li accompagna.
L’impossibilità di conoscere quale è la sensibilità effettiva propria di certa tipologia
di infermi non è una ragione sufficiente per non dare loro tutti i sostegni sacramentali
di cui la Chiesa dispone. È importante che coloro che soffrono per disabilità possano
essere riconosciuti come membri della Chiesa a tutti gli effetti e abbiamo in essa
il loro giusto posto. È auspicabile inoltre che la funzionalità architettonica delle
chiese agevoli la loro partecipazione alle celebrazioni. Proposizione 45 Eucaristia
e Migranti
Il Sinodo, ringraziando quanti sono impegnati in questo campo,
invita tutti i Vescovi a esercitare la loro cura pastorale verso i migranti. Questi
fedeli devono essere accolti come membri dello stesso Corpo di Cristo, a prescindere
dalla loro razza, status o condizione, specialmente nelle celebrazione eucaristica.
La carità di Cristo urge a che le altre Chiese locali e gli istituti di vita consacrata
aiutino generosamente le diocesi che accolgono un grande numero di migranti. Inoltre,
sia concesso ai migranti di rito orientale, per quanto possibile, di essere assistiti
dai loro sacerdoti. Affinché le liturgie orientali siano meglio conosciute si stabilisca
nei seminari il “Dies orientalis”. Proposizione 46 Coerenza eucaristica
di politici e legislatori cattolici
I politici e legislatori cattolici
devono sentirsi particolarmente interpellati nella loro coscienza, rettamente formata,
sulla grave responsabilità sociale di presentare e sostenere leggi inique. Non c’è
coerenza eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale
dell’uomo, contro la giustizia e il diritto naturale. Non si può separare l’opzione
privata e quella pubblica, mettendosi in contrasto con la legge di Dio e l’insegnamento
della Chiesa, e questo deve essere considerato anche di fronte alla realtà eucaristica
(cf. 1Cor 11, 27-29). Nell’applicare questo orientamento i Vescovi esercitino
le virtù della fortezza e della prudenza tenendo conto delle situazioni locali concrete. Proposizione
47 Eucaristia ed ecologia
I cristiani, rafforzati dal sacramento
dell’Eucaristia, si impegnino più decisamente a testimoniare la presenza di Dio nel
mondo. La Chiesa promuova un cambiamento di mentalità e di cuore, che faciliti un
rapporto armonico e responsabile dell’essere umano con il creato. La contemplazione
e la gratitudine per il dono dell’amore di Dio costituito dalla creazione possono
rappresentare un mezzo di evangelizzazione per la gente di oggi, le cui preoccupazioni
ecologiche possono ricevere un nuovo significato religioso mediante il riconoscimento
della chiamata di Dio all’umanità ad esercitare un servizio responsabile verso la
Sua opera di Creatore, conformemente alla speranza cristiana. Questa riflessione
può inoltre aiutare i cristiani a collegare la dottrina sulla creazione a quella sulla
‘nuova creazione’, inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo, che ha dato
alla Chiesa il compito di preparare la trasformazione del creato nei ‘nuovi cieli
e nuova terra’. Proposizione 48 Dimensione sociale dell’Eucaristia
Il
sacrificio di Cristo è mistero di liberazione che ci interpella. È nell’impegno a
trasformare le strutture ingiuste per ristabilire la dignità dell’uomo, creato a immagine
e somiglianza di Dio, che l’Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella
celebrazione. Questo movimento dinamico si apre alle dimensioni del mondo: mette in
questione il processo di globalizzazione che non di rado fa crescere lo scarto tra
paesi ricchi e paesi poveri; denuncia quelle potenze politiche ed economiche che dilapidano
le ricchezze della terra; richiama le gravi esigenze della giustizia distributiva
davanti alle disuguaglianze che gridano verso il cielo; incoraggia i cristiani a impegnarsi
e a operare nella vita politica e nell’azione sociale. Ambiti di particolare preoccupazione
sono la pandemia del HIV/AIDS, la droga e l’alcolismo.
Una singolare cura
pastorale meritano i carcerati perché possano partecipare all’Eucaristia e ricevere
la Santa Comunione. Chi partecipa all’Eucaristia deve impegnarsi a costruire la
pace nel nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare,
dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale. Condizioni
per costruire una vera pace sono la restaurazione della giustizia, la riconciliazione
e il perdono. Per educarsi alla carità e alla giustizia, i fedeli si giovino del
Magistero sociale, recentemente riproposto nel Compendio della dottrina sociale della
Chiesa.
Proposizione 49 Eucaristia e riconciliazione di popoli
in conflitto
L’Eucaristia è sacramento di comunione tra i fratelli che
accettano di riconciliarsi in Cristo, il quale ha fatto di ebrei e greci un popolo
solo, abbattendo il muro di odio che li separava (cf. Ef 2,14). Nel corso di questo
Sinodo varie testimonianze hanno riferito che, grazie alle celebrazioni eucaristiche,
popoli in conflitto hanno potuto radunarsi attorno alla Parola di Dio, ascoltare il
suo annuncio profetico della riconciliazione tramite il perdono gratuito, ricevere
la grazia della conversione che permette la comunione allo stesso pane ed allo stesso
calice. Gesù Cristo che si offre nell’Eucaristia rafforza la comunione tra i fratelli
e, in particolare, urge coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione
attraverso il dialogo e la giustizia. Ciò consente di comunicare degnamente al Corpo
e al Sangue di Cristo (cf. Mt 5,23-24). Conclusione
Proposizione
50 Verum Corpus natum de Maria Virgine
La Chiesa vede in Maria,
“Donna Eucaristica”, soprattutto ai piedi della croce, la propria figura e la contempla
come modello insostituibile di vita eucaristica; sull’altare, alla presenza del “verum
Corpus natum de Maria Virgine”, la Chiesa venera con speciale gratitudine per bocca
del sacerdote la Santissima Vergine. I cristiani raccomandano a Maria, Madre della
Chiesa; la loro esistenza ed il loro lavoro. Sforzandosi di avere gli stessi sentimenti
di Maria, aiutano tutta la communità a vivere in offerta viva, gradita al Padre.