L'impegno della Santa Sede nella Fao per i 60 anni di fondazione. Il saluto del Papa
(18 ottobre 2005 - RV) Un forte appello per la lotta alla fame nel mondo si è levato
ieri dalla sede Fao, a Roma, dove erano presenti capi di stato e di governo di numerosi
paesi per il 60° anniversario della nascita dell’agenzia dell’Onu per l’alimentazione
e l’agricoltura. Presente anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo
Sodano, che ha portato ai presenti il saluto del Papa e ha assicurato il sostegno
della Santa Sede all’impegno della Fao. Il servizio di Debora Donnini:
“La miseria
è un flagello contro il quale l’Umanità deve lottare senza interruzione. Noi siamo
chiamati ad una solidarietà sempre più grande, perché nessuno sia escluso dalla società”.
Così Benedetto XVI, all’Angelus di domenica, ricordando la Giornata mondiale del rifiuto
della miseria celebrata ieri. Un appuntamento nato per iniziativa di padre Joseph
Wresinski, scomparso nel 1988, che fu il fondatore del Movimento ATD Quart Monde in
favore dei senza tetto parigini. La giornata, riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni
Unite nel 1992, quest’anno ha come tema “Raggiungere gli Obiettivi del Millennio:
risollevare i più poveri tra i poveri”. Ma qual è il volto della povertà oggi? Eugenio
Bonanata lo ha chiesto a Claudio Calvaruso, presidente dell’associazione Amici di
ATD Quarto Mondo:
********** R.
- Tendiamo ad ignorare o a rimuovere la povertà perché la consideriamo lontana. Invece,
quello che si chiede in questa Giornata è di avvicinarsi ai problemi che ci toccano
da vicino. Purtroppo, infatti, la povertà è ancora nelle nostre grandi città, nei
nostri quartieri, spesso nei palazzi in cui abitiamo; ed è una povertà che è difficile
da scoprire, perché i poveri la nascondono, hanno paura di essere etichettati, di
venire quindi respinti ed emarginati dalla società. Ed è una povertà di gente comune,
di persone che non riescono a finire il mese, di famiglie numerose, di anziani senza
pensione, di malati che non possono acquistare certe medicine... Ecco, dobbiamo renderci
conto anche di quanto intorno a noi ci sia oggi: tanta povertà che purtroppo non tende
a diminuire.
D. – Secondo lei, cosa manca?
R. – Manca una presa di coscienza
ed una responsabilizzazione di tutta la società civile. Diciamo che la nostra comunità
non è una comunità finché non accogliamo i poveri e finché non abbiamo nei loro riguardi
veramente quel metterci al posto loro per comprenderne e condividerne le difficoltà
e accoglierli nella nostra comunità. Senza i poveri, noi non abbiamo una comunità.
D.
– Qual è la risposta fornita da ATD – Quart Monde?
R. – La chiave dell’intervento
è quella di seguire le famiglie e poi di aiutarle ad essere protagoniste. Quando padre
Joseph dice: “Non facciamo le opere: stiamo vicini a loro”, intende questa vicinanza
costruttiva. Il Movimento ha dei volontari; quando avvicinano quartieri o persone,
li aiutano a prendere coscienza di se stessi, della loro dignità, ed a fare essi stessi
dei passi per una emancipazione, per avere rispettati i propri diritti. Quindi, questo
star vicino, condividere, dare forza, aiutarli, accompagnarli a liberarsi dalla povertà.
D.
– Sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema emarginazione e povertà: qual è
il ruolo dei media in questo percorso?
R. – E’ fondamentale, perché sono solo
i media, in fondo, che possono far conoscere la vita dei poveri. E c’è una cosa che
i media dovrebbero far conoscere: che i poveri, a loro modo, malgrado tutte le difficoltà,
sono delle persone positive, che costruiscono anch’esse una parte di welfare, cioè
che sono in grado di dare solidarietà, di essere vicini. Quindi, migliorano complessivamente
la qualità della vita di tutta la nostra società. Bisogna smetterla di considerare
i poveri soltanto delle persone passive, dei soggetti che ricevono, dei destinatari
degli interventi delle istituzioni, una sorta di peso della società! **********