All’indomani del referendum sulla Costituzione in Iraq cresce l’attesa per i primi
risultati. C’è soddisfazione per l’elevata affluenza alle urne e per i limitati episodi
di violenza
(16 ottobre 2005 –RV) In Iraq continua lo spoglio delle schede e cresce l’attesa
per i primi risultati provvisori del referendum sulla nuova Costituzione, che potrebbero
essere resi noti già in serata. Secondo i primi dati forniti ieri dalla Commissione
elettorale, alle 6mila urne aperte si sono recati 10 milioni di iracheni su 15 milioni
e mezzo di aventi diritto. Affluenza intorno al 61%, dunque, con punte del 66% in
sette delle 18 province a maggioranza sunnita. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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essere completato entro due giorni il primo conteggio dei voti, mentre per il risultato
ufficiale bisogna attendere il 24 ottobre. Intanto si moltiplicano le reazioni internazionali.
“Un duro colpo ai terroristi”. È il commento del presidente americano, Bush, che nel
consueto discorso radiofonico, ha definito il voto iracheno “un passo avanti nella
marcia verso la democrazia”. Probabilmente ha vinto il ‘si’, secondo il segretario
di stato americano, Condoleezza Rice. Un esito questo che potrebbe ridurre le operazioni
violente della resistenza nel Paese. Per la Rice, a Londra per una breve visita, un
Iraq democratico contribuirà alla pace in Medio Oriente e a porre fine alla “ideologia
estremista dell’odio”. L’ONU, dal canto suo, definisce ‘incredibilmente pacifica’,
la giornata di ieri e per il capo della missione delle Nazioni Unite in Iraq, Carina
Perelli, “se il trasporto delle schede andrà bene, alcuni risultati potrebbero conoscersi
già in serata”. La bozza di Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale
rinviando al futuro Parlamento il compito di fissare i meccanismi. In base alle norme
elettorali, se due terzi dei votanti avessero votato ‘no’ in almeno tre province su
18, la nuova Costituzione verrebbe automaticamente bocciata, e gli iracheni chiamati
nuovamente alle urne il prossimo 15 dicembre. Questa volta per eleggere un’altra Assemblea
costituente, invece che un Parlamento nella piena interezza dei suoi poteri. **********