2005-10-16 16:14:56

All’indomani del referendum sulla Costituzione in Iraq cresce l’attesa per i primi risultati. C’è soddisfazione per l’elevata affluenza alle urne e per i limitati episodi di violenza


(16 ottobre 2005 –RV)
In Iraq continua lo spoglio delle schede e cresce l’attesa per i primi risultati provvisori del referendum sulla nuova Costituzione, che potrebbero essere resi noti già in serata. Secondo i primi dati forniti ieri dalla Commissione elettorale, alle 6mila urne aperte si sono recati 10 milioni di iracheni su 15 milioni e mezzo di aventi diritto. Affluenza intorno al 61%, dunque, con punte del 66% in sette delle 18 province a maggioranza sunnita. Il servizio di Eugenio Bonanata: RealAudioMP3

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Dovrebbe essere completato entro due giorni il primo conteggio dei voti, mentre per il risultato ufficiale bisogna attendere il 24 ottobre. Intanto si moltiplicano le reazioni internazionali. “Un duro colpo ai terroristi”. È il commento del presidente americano, Bush, che nel consueto discorso radiofonico, ha definito il voto iracheno “un passo avanti nella marcia verso la democrazia”. Probabilmente ha vinto il ‘si’, secondo il segretario di stato americano, Condoleezza Rice. Un esito questo che potrebbe ridurre le operazioni violente della resistenza nel Paese. Per la Rice, a Londra per una breve visita, un Iraq democratico contribuirà alla pace in Medio Oriente e a porre fine alla “ideologia estremista dell’odio”. L’ONU, dal canto suo, definisce ‘incredibilmente pacifica’, la giornata di ieri e per il capo della missione delle Nazioni Unite in Iraq, Carina Perelli, “se il trasporto delle schede andrà bene, alcuni risultati potrebbero conoscersi già in serata”. La bozza di Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale rinviando al futuro Parlamento il compito di fissare i meccanismi. In base alle norme elettorali, se due terzi dei votanti avessero votato ‘no’ in almeno tre province su 18, la nuova Costituzione verrebbe automaticamente bocciata, e gli iracheni chiamati nuovamente alle urne il prossimo 15 dicembre. Questa volta per eleggere un’altra Assemblea costituente, invece che un Parlamento nella piena interezza dei suoi poteri.
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