Rapporto sulla popolazione: in condizioni di povertà tre miliardi di persone.
(12 ottobre 2005 - RV) Il Rapporto 2005 sullo stato della popolazione nel mondo si
concentra sulla condizione della donna e dell’infanzia: sono 1,7 miliardi le donne
in età riproduttiva, cioè tra i 15 e i 49 anni, che sul pianeta rivendicano equità
di genere e sanità riproduttiva. Il servizio di Stefano Leszczynski
L’UNFDPA,
organismo specializzato delle Nazioni Unite, traccia un quadro chiaro della strada
che i governi devono ancora percorrere per adempiere agli obiettivi del Millennio
tracciati dalle Nazioni Unite: istruzione e sanità sono ancora le due sfide principali
per garantire uno sviluppo equo dell’umanità. Nel mondo, in tema di mortalità infantile
si è raggiunta una media del 50 per mille di nati vivi, ma il dato che può sembrare
incoraggiante presenta differenze enormi tra Paesi, come il Giappone, per esempio,
dove si tocca il 3 per mille e in casi estremi dove la mortalità sale invece a 145
per mille come in Afghanistan, o a 120 per mille come in Somalia, o a 113 per mille
come in tutta l’area dell’Africa subsahariana. Altri dati che si evincono dal Rapporto
riguardano la speranza di vita delle donne, che è cresciuta nel mondo fino a 68 anni
di media; ma anche qui, nei rapporti tra Paesi, si oscilla tra gli 83 anni del Giappone,
di Shanghai e dell’Italia, fino ai 37 anni dello Swaziland e ai 35 del Botswana, sempre
come speranza di vita. Addirittura, il 92 per cento delle donne in un Paese come il
Burkina Faso risulta analfabeta. Per quanto riguarda la natalità, e quindi la crescita
demografica, i dati relativi alle nascite riguardano 2,8 figli per donna nel mondo,
sempre come media, ma si arriva a punte del 7,1 nell’Uganda o a 7,7 nel Niger, mentre
per quanto riguarda il mondo arabo questa media scende a 4,5 per l’Iraq o al 3,2 per
l’Arabia Saudita. Questi dati, tuttavia, indicano, per l’UNFDPA, come il raggiungimento
di uno degli obiettivi più importanti delle Nazioni Unite, cioè quello dello sradicamento
della povertà, passi necessariamente attraverso un ampio investimento da parte dei
governi e della comunità internazionale, nei settori dell’istruzione e della salute. **********