Il cardinale Sodano al Sinodo: nella ricerca della piena comunione con i fratelli
separati non va minata l'unità della Chiesa. Gli interventi delle delegazioni fraterne.
(11 ottobre 2005 - RV) Eucaristia vincolo di unità tra le Chiese. Eucaristia radice
della pace mondiale. Eucaristia ispiratrice di equità sociale. Sono alcuni degli argomenti
affrontati questa mattina durante la tredicesima sessione plenaria del Sinodo sull’Eucaristia,
giunto a metà del suo percorso. I 22 interventi, svolti alla presenza di Benedetto
XVI - oltre a tratteggiare, come di consueto, la situazione ecclesiale nelle diverse
realtà geografiche e culturali - si sono soffermati su vari argomenti liturgico-dogmatici
a partire dalla delicata questione sulla comunione ai non cattolici, introdotta dal
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. La cronaca della mattinata nel servizio
di uno dei nostri inviati al Sinodo, Alessandro De Carolis.
Numerosi
e complessi i temi affrontati dai padri sinodali nella sessione pomeridiana dei lavori.
Tra questi, in particolare, sono state dibattute le questioni della partecipazione
dei fedeli alla celebrazione eucaristica e il problema della scarsità del clero che
impedisce a tante comunità cristiane di avere l’Eucarestia. Ma tra le priorità sottolineate
dai partecipanti al Sinodo anche quella della formazione dei sacerdoti. Il servizio
di Giovanni Peduto.
Partecipa
per la prima volta al Sinodo come uditore anche il fondatore della comunità cattolica
Shalom, Moyses De Azevedo Filho. Nata in Brasile oltre 20 anni fa, lo scopo principale
di questa comunità è l’evangelizzazione proprio attraverso l’Eucaristia. Ascoltiamo
la testimonianza dello stesso Moyses De Azevedo intervistato da Giovanni Peduto:
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– L’Eucaristia per noi, come per la Chiesa, rappresenta il centro di tutto. Abbiamo
una celebrazione dell’Eucaristia molto viva ed è adorazione perpetua che rappresenta
un elemento molto importante, perché ci pone davanti a Gesù nell’Eucaristia; è la
presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, è la fonte della pace per noi. Il nostro nome
è Shalom, dobbiamo cercare e ricevere la pace del cuore di Gesù, che è l’Eucaristia;
vivere questa pace nella nostra comunione fraterna e portare questa pace nell’evangelizzazione.
Voglio ricordare quanto successo durante il Carnevale di quest’anno, in Brasile: abbiamo
organizzato un momento di evangelizzazione cui hanno partecipato 100 mila giovani.
E’ stato un evento di musica, di arte e di evangelizzazione. Nel corso di questo incontro,
abbiamo fatto un momento di adorazione del Santissimo Sacramento ed era bellissimo
vedere 100 mila giovani, in silenzio e in adorazione. Questo è un segno per il mondo
di oggi: dobbiamo portare con audacia Gesù nell’Eucaristia, perché gli uomini e le
donne di oggi hanno fame di questo.
D. – Parliamo della comunità da lei fondata,
la Comunità Shalom?
R. – La comunità cattolica Shalom è stata fondata 23 anni
fa. Tutto è cominciato quando Giovanni Paolo II ha visitato il Brasile, Fortaleza,
la nostra città, per il Congresso Eucaristico Nazionale. Il cardinale Aloisio Lorscheider
mi ha chiesto di dare, a nome di tutti i giovani, un regalo al Santo Padre Giovanni
Paolo II. E allora gli ho domandato: “Cosa gli devo dare?”. E lui mi ha risposto:
“Non lo so, sei tu che devi decidere cosa dare”. Allora mi sono messo in preghiera
e ho deciso di dare la mia vita per portare Gesù e il Mistero dell’Eucaristia a tutti
coloro che sono lontani dalla Chiesa. Avevo 20 anni. Ho cominciato così una nuova
esperienza, quella di una pizzeria, per annunciare ai giovani il Vangelo: davanti
c’era la pizzeria e nel retro c’era la cappella con il Santissimo Sacramento. Quando
i giovani arrivavano per mangiare una pizza, noi davamo loro la nostra testimonianza
dell’esperienza di Gesù e li invitavamo a conoscere Gesù nell’Eucaristia. E’ stata
un’esperienza bellissima. **********