PECHINO 29 set. - Nella regione cinese dell’Hebei è in atto una campagna intimidatoria
contro i fedeli che non vogliono iscriversi all’Associazione Patriottica (AP) controllata
dal regime comunista. “Sembrano tornati – a giudizio di alcuni fedeli – i tempi della
rivoluzione culturale, con l’intransigenza e la persecuzione”. Nel mirino soprattutto
vescovi, sacerdoti, suore e religiosi. L’Hebei è la regione in Cina, a ridosso di
Pechino, con la massima densità di cattolici, oltre un milione e mezzo, perloppiù
non aderenti all’AP. La campagna è sostenuta dall’Ufficio affari religiosi e dalla
polizia. Alcuni rappresentanti del regimne hanno detto ai vescovi non “patriottici”
che “d’ora in poi tutto il clero, per distribuire i sacramenti, deve avere una speciale
tessera concessa dal regime”. I vescovi si mantengono prudenti di fronte a tale campagna,
alcuni hanno anche invitato i fedeli a partecipare alle liturgie celebrate nelle comunità
“patriottiche”. Alle pressioni poliziesche nell’Hebei, i vescovi hanno anche risposto
che possono accettare la tessera dal regime, ma è impossibile chiedere loro di unirsi
a forza alla cosiddetta Chiesa ufficiale perché questo implica l’iscrizione all’Associazione
patriottica. L’AP è un’organizzazione a servizio del partito comunista per controllare
i fedeli. Uno dei suoi scopi, fissato nello statuto, è quello di far crescere e fiorire
una chiesa nazionale, staccata dal legame con la Santa Sede. Il rifiuto dei vescovi
a parteciparvi è dunque motivato dalla fede e dalla legge canonica. I vescovi hanno
anche chiesto agli esponenti di regime di lasciarli liberi di trovare loro stessi
i modi e i tempi per costruire l’unità. I rappresentanti hanno risposto che essi vogliono
l’unità adesso e non in futuro e hanno minacciato la prigione per tutti. (Asianews
– MANCINI)