2005-09-18 14:04:03

In Afghanistan episodi di violenza turbano le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Per il momento bassa l’affluenza alle urne


( domenica 18 settembre -RV) Afghanistan. Secondo un funzionario a Kabul è bassa l'affluenza alle urne per le prime elezioni parlamentari dal 1969. I cittadini aventi diritto al voto sono 12 milioni e mezzo. “Dopo 30 anni di conflitti, invasioni e miseria, oggi

il Paese fa dei passi avanti”, ha commentato il presidente Hamid Karzai nel seggio in cui ha votato. Sul terreno, intanto, episodi isolati di violenza hanno turbato le consultazioni: un soldato francese è stato ucciso dall'esplosione di un ordigno e, nella capitale, un magazzino delle Nazioni Unite è stato raggiunto da due razzi. Un clima teso, dunque, di cui si è parlato anche in un incontro a Roma promosso dall’Associazione re-Oriente attiva nel Paese mediorientale con un progetto culturale. Attenzione puntata, in particolare, sulla condizione femminile che, dopo 30 anni di guerra civile ed a 4 dalla caduta del regime talebano, appare sempre molto grave. Ce ne parla il vice presidente dell’organizzazione, Riccardo Troisi: RealAudioMP3

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R. – I dati ci danno un quadro di una situazione ancora molto precaria in cui le donne hanno un tasso di alfabetizzazione del 14 per cento, sono costrette a subire enormi violenze e nella incapacità di inserirsi realmente in un processo di decisione democratica. Non riescono ad accedere all’informazione perché il sistema familiare è molto chiuso e non permette loro di arrivare ad un’istruzione primaria. Come è possibile dunque, che le donne riescano ad arrivare a farsi eleggere o comunque ad attivare un circuito virtuoso di democratizzazione all’interno delle loro strutture familiari!

D. – Quindi, al di là dei meccanismi tecnici della politica, la resistenza più grande sembra essere quella culturale?

R. – Assolutamente sì. Ci troviamo ancora di fronte ad un regime culturale che non permette alle donne una reale emancipazione, però crediamo che una emancipazione avverrà e avverrà progressivamente non attraverso l’importazione di una democrazia occidentale, con i suoi canoni e le sue modalità. Questo dovrà avvenire attraverso un percorso, un percorso di emancipazione e di libertà all’interno della loro cultura.

D. – Eppur qualcosa si muove…

R.- Assolutamente sì. Il progetto che abbiamo incominciato a mettere in piedi mira ad aumentare l’alfabetizzazione delle classi più povere, delle donne soprattutto e dei giovani. Questo come? Basta una semplice biblioteca. Sembra veramente poco, una piccola esperienza che però, per quei 4 mila bambini, per quelle 8 mila donne che sono coinvolte in questo tipo di progetto rappresenta – pensiamo – un segnale. Starà poi a loro trovare la strada.
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