"Mi rivolgo a voi, cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e
mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente
difficili della storia del nostro tempo." L'incontro del Papa a Colonia con i Rappresentanti
di alcune Comunità musulmane
Nel pomeriggio di oggi, sabato 20 agosto, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i rappresentanti
di alcune Comunità musulmane, nell’Arcivescovado di Colonia.
Dopo il saluto
del Sig. Ridvan Cakir Presidente dell’Unione Turco-Islamica dell’Istituto per la Religione
(D.I.T.I.B.), il Papa ha pronunciato il seguente discorso:
Cari
amici musulmani,
è motivo di grande gioia per me accogliervi e porgervi il
mio cordiale saluto. Sono qui per incontrare i giovani venuti da ogni parte d’Europa
e del mondo. I giovani sono il futuro dell’umanità e la speranza delle nazioni.
Il
mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, disse un giorno ai giovani musulmani
riuniti nello stadio di Casablanca (Marocco): “I giovani possono costruire un futuro
migliore, se pongono innanzitutto la loro fede in Dio e si impegnano poi a costruire
questo mondo nuovo secondo il disegno di Dio, con saggezza e fiducia” (Insegnamenti,
VIII/2, 1985, p. 500). E’ in questa prospettiva che mi rivolgo a voi, cari amici musulmani,
per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni
in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo.
Sono
certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni,
quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. Continuano
a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che seminano morte e distruzione,
gettando molti nostri fratelli e sorelle nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori
e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti,
servendosi di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di
convivenza pacifica, leale e serena. Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia,
è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza
le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare
dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad
opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo l’ondata di fanatismo crudele
che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace
nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente infatti sa di poter
contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera.
Cari amici, sono profondamente convinto che dobbiamo affermare, senza cedimenti
alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà
e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani.
Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali
valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità
scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo
posto in essere per attuarlo. E’ questo un messaggio scandito in modo inconfondibile
dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. E’ un messaggio che occorre ascoltare
e far ascoltare: se se ne spegnesse l’eco nei cuori, il mondo sarebbe esposto alle
tenebre di una nuova barbarie. Solo sul riconoscimento della centralità della persona
si può trovare una comune base di intesa, superando eventuali contrapposizioni culturali
e neutralizzando la forza dirompente delle ideologie.
Nell’incontro che ho
avuto in aprile con i Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali e con i rappresentanti
di varie Tradizioni religiose dissi: “Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a
costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare
il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme” (in: L’Osservatore
Romano, 25 aprile 2005, p. 4). L’esperienza del passato ci insegna che il rispetto
mutuo e la comprensione non hanno sempre contraddistinto i rapporti tra cristiani
e musulmani. Quante pagine di storia registrano le battaglie e le guerre affrontate
invocando, da una parte e dall’altra, il nome di Dio, quasi che combattere il nemico
e uccidere l’avversario potesse essere cosa a Lui gradita. Il ricordo di questi tristi
eventi dovrebbe riempirci di vergogna, ben sapendo quali atrocità siano state commesse
nel nome della religione. Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere
gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare
a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro. La difesa della libertà religiosa,
in questo senso, è un imperativo costante e il rispetto delle minoranze un segno indiscutibile
di vera civiltà.
A questo proposito, è sempre opportuno richiamare quanto
i Padri del Concilio Vaticano II hanno detto circa i rapporti con i musulmani. “La
Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente,
misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli
uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti,
come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce...
Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e
musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare
sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti
gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione
Nostra Aetate, n. 3).
Voi, stimati amici, rappresentate alcune Comunità musulmane
esistenti in questo Paese nel quale sono nato, ho studiato e ho vissuto una buona
parte della mia vita. Proprio per questo era mio desiderio incontrarvi. Voi guidate
i credenti dell’Islam e li educate nella fede musulmana. L’insegnamento è il veicolo
attraverso cui si comunicano idee e convincimenti. La parola è la strada maestra nell’educazione
della mente. Voi avete, pertanto, una grande responsabilità nella formazione delle
nuove generazioni.
Insieme, cristiani e musulmani, dobbiamo far fronte
alle numerose sfide che il nostro tempo ci propone. Non c’è spazio per l’apatia e
il disimpegno ed ancor meno per la parzialità e il settarismo. Non possiamo cedere
alla paura né al pessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare l’ottimismo e la speranza.
Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi
ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran
parte il nostro futuro. I giovani, provenienti da tante parti del mondo, sono qui
a Colonia come testimoni viventi di solidarietà, di fratellanza e di amore. Vi auguro
con tutto il cuore, cari amici musulmani, che il Dio misericordioso e compassionevole
vi protegga, vi benedica e vi illumini sempre. Il Dio della pace sollevi i nostri
cuori, alimenti la nostra speranza e guidi i nostri passi sulle strade del mondo.