2005-08-18 16:11:48

Congo: esercito e polizia assolti per il massacro di Beach


(18 agosto 2005 - RV) In Congo si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo per il massacro di Beach, che vedeva alti gradi dell’esercito e della polizia accusati di genocidio e crimini contro l’umanità per la scomparsa di centinaia di rifugiati nel 1999. “Un processo farsa”, hanno commentato i familiari delle vittime che sottolineano come non si sia riusciti nemmeno a determinare l’identità e il numero esatto delle vittime. Malgrado l’assoluzione, la Corte di Brazzaville, ha condannato lo Stato a un risarcimento di 19 milioni di Franchi CFA (15 mila euro) per ogni persona scomparsa. Il nostro servizio:


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Gli scomparsi di Beach: una tragedia che risale al maggio del 1999, quando dopo la firma di un accordo tra il governo di Brazaville, quello di Kinshasa e l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, un gruppo di rifugiati congolesi, ottiene piene garanzie sulla sicurezza e decide di tornare in patria. In arrivo da Kinshasa, vengono arrestati da forze della sicurezza appena sbarcati nel porto fluviale di Beach a Brazaville. Secondo le testimonianze, i più giovani vengono separati dal resto del gruppo, accusati di appartenere ai Ninja, le forze ribelli che combattevano per spodestare il presidente Nguesso. Da allora, di loro non si è più saputo nulla. Spediti in centri di detenzione, sarebbero stati torturati e giustiziati. Ma nessun corpo è stato mai ritrovato e in tutto i familiari delle vittime contano 353 scomparsi. Dopo le dure denunce da parte della società civile e di diverse associazioni francesi, è lo stesso presidente Nguesso ad accettare l’apertura di un processo in Congo. Alla sbarra degli imputati, 15 membri dell’esercito e delle forze di polizia. Un processo, tuttavia, che sin dai primi dibattimenti aveva sollevato le perplessità dei familiari delle vittime. Per loro la sentenza di oggi è una triste conferma dei timori sulla scarsa trasparenza ed equità della giustizia congolese. Tutt’altro il parere di Jean Pierre Verseni, avvocato difensore dei militari, secondo cui la Corte ha semplicemente preso atto dell’inesistenza di prove contro gli imputati. “Certo, ha detto Verseni, gli imputati sono colpevoli di gravi negligenze ma ciò non basta a sostenere l’accusa di crimini contro l’umanità”.
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