Congo: esercito e polizia assolti per il massacro di Beach
(18 agosto 2005 - RV) In Congo si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati
il processo per il massacro di Beach, che vedeva alti gradi dell’esercito e della
polizia accusati di genocidio e crimini contro l’umanità per la scomparsa di centinaia
di rifugiati nel 1999. “Un processo farsa”, hanno commentato i familiari delle vittime
che sottolineano come non si sia riusciti nemmeno a determinare l’identità e il numero
esatto delle vittime. Malgrado l’assoluzione, la Corte di Brazzaville, ha condannato
lo Stato a un risarcimento di 19 milioni di Franchi CFA (15 mila euro) per ogni persona
scomparsa. Il nostro servizio:
********** Gli scomparsi di Beach: una
tragedia che risale al maggio del 1999, quando dopo la firma di un accordo tra il
governo di Brazaville, quello di Kinshasa e l’Alto commissariato per i rifugiati delle
Nazioni Unite, un gruppo di rifugiati congolesi, ottiene piene garanzie sulla sicurezza
e decide di tornare in patria. In arrivo da Kinshasa, vengono arrestati da forze della
sicurezza appena sbarcati nel porto fluviale di Beach a Brazaville. Secondo le testimonianze,
i più giovani vengono separati dal resto del gruppo, accusati di appartenere ai Ninja,
le forze ribelli che combattevano per spodestare il presidente Nguesso. Da allora,
di loro non si è più saputo nulla. Spediti in centri di detenzione, sarebbero stati
torturati e giustiziati. Ma nessun corpo è stato mai ritrovato e in tutto i familiari
delle vittime contano 353 scomparsi. Dopo le dure denunce da parte della società civile
e di diverse associazioni francesi, è lo stesso presidente Nguesso ad accettare l’apertura
di un processo in Congo. Alla sbarra degli imputati, 15 membri dell’esercito e delle
forze di polizia. Un processo, tuttavia, che sin dai primi dibattimenti aveva sollevato
le perplessità dei familiari delle vittime. Per loro la sentenza di oggi è una triste
conferma dei timori sulla scarsa trasparenza ed equità della giustizia congolese.
Tutt’altro il parere di Jean Pierre Verseni, avvocato difensore dei militari, secondo
cui la Corte ha semplicemente preso atto dell’inesistenza di prove contro gli imputati.
“Certo, ha detto Verseni, gli imputati sono colpevoli di gravi negligenze ma ciò non
basta a sostenere l’accusa di crimini contro l’umanità”. **********